Zaia: «si apre una nuova stagione per la devoluzione». Bertolussi: “è destabilizzante il Veneto che chiede la propria autonomia e i 9/10 delle sue risorse, o il Trentino Alto Adige che già gode da decenni del medesimo sistema?»
«Si apre una stagione nuova, di devoluzione. Einaudi ha detto che ad ogni territorio sarebbe stata data la giusta autonomia e questo noi vogliamo fare» ha detto il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ascoltato in commissione bicamerale per il federalismo per illustrare il progetto di autonomia del Veneto. «L’Italia deve fare una scelta di campo – ha aggiunto Zaia – in senso federalista».
Zaia ha annunciato che «il ddl che il Consiglio regionale del Veneto ha messo a punto sarà composto di 54 articoli e tratterà di 20 competenze più 3 a legislazione esclusiva. Il provvedimento verrà approvato la prossima settimana. Il testo diventerà la base per la trattativa con il governo. Ho spiegato a Bressa che non parteciperò al tavolo al Ministero per rispetto istituzionale verso la mia regione, che sta ascoltando gli stakeholders istituzionali per il progetto autonomia – ha sottolineato Zaia -. Rilevo con sconcerto che il referendum ha dato vita a tante leggende metropolitane, come quella secondo cui io dopo aver promosso il referendum non sarei andato alla trattativa, ma non è così».
Per il governatore veneto «il problema non è il tavolo che si apre insieme a Lombardia ed Emilia Romagna, la nostra procedura è diversa perché abbiamo uno statuto diverso e una legge. Più in là poi ci saranno fasi in cui avremo una interlocuzione insieme alle altre regioni e il governo. Noi – ha sottolineato Zaia – non cerchiamo la rissa, operiamo con spirito collaborativo, ma bisogna ricordare che il 52% dei Veneti si è espresso e il 98% di essi si è pronunciato per il “Sì”. Insomma – ha concluso – il referendum ha aperto un percorso nuovo, stiamo entrando in una stanza buia e pian piano accenderemo la luce. Spero vivamente che tutte le forze politiche diano il mandato a trattare. Il referendum è passato e sono contento – ha aggiunto – perché hanno vinto tutti i nostri cittadini».
Dopo Zaia, hanno preso la parola i tecnici scelti dalla Regione per supportare la richiesta di maggiore autonomia. Il costituzionalista Mario Bertolissi ha fatto un parallelo tra il Veneto e il Trentino Alto Adige: si afferma che se il Veneto chiedesse i 9/10 delle risorse fiscali, cioè di estendere il regime del Trentino Alto Adige, destabilizzerebbe il sistema. O non è forse il sistema del Trentino Alto Adige che non è conforme alla Costituzione? La domanda è questa: chi è che destabilizza?». Il prof. Bertolissi fa anche qualche esempio concreto: «lo stipendio di un insegnante è di 2.480 euro in Trentino, contro i 1.697 del Veneto, inoltre il Trentino può concedere ad un impresa in avvio contributi a fondo perduto fino al 40% della spesa. Si dice però – ha proseguito il costituzionalista – che se il nuovo motto autonomistico di veneti e lombardi, “Siamo tutti altoatesini”, fosse alla fine esaudito, il rischio di vedere polverizzarsi in un colpo solo solidarietà nazionale e sostenibilità dei conti pubblici sarebbe più che probabile». Per Bertolissi è questo il problema «che attiene alla perequazione vera, perché bisogna andare a spiegare, prima che all’ente Regione, ai cittadini che stanno da una parte e dall’altra, perché uno è figlio di un Dio minore e l’altro di un Dio maggiore». C’è in sostanza, ha concluso, «un problema di allocazione territoriale delle risorse, e di razionale e ragionevole utilizzo delle medesime in funzione della produzione della ricchezza nazionale».
Dopo Bertolissi è toccato all’altro costituzionalista, Luca Antonini, sostenere le ragioni dell’autonomia per il Veneto: «autonomia significa assunzione di responsabilità. Da questo punto di vista credo che con i referendum di Veneto e Lombardia abbiano rimesso in moto un processo che non può che fare bene al nostro Paese. I due referendum – ha aggiunto – hanno riaperto la partita, e segnano la storia, permettendo l’attuazione di quella che, a mio avviso, è stata la disposizione più intelligente della riforma del titolo V del 2001: il regionalismo differenziato». In questo modo, ha sostenuto Antonini, si può riaprire «un processo di modernizzazione dell’assetto istituzionale». Una stagione, ha concluso lo studioso, «che ruota attorno ad un principio: quello di responsabilità, largamente disatteso in questi ultimi anni, soprattutto dentro i gangli della legislazione anti-crisi. Credo che questo processo possa andare a vantaggio di tutta l’Italia».