La subentrata Bper dovrà risarcire i titoli perduti, salvo probabile ricorso in appello. Fabbri: «sentenza storica che smonta il “bail-in”»
Il tribunale di Ferrara, con una sentenza destinata a fare da apripista a ricorsi anche da azionisti ed obbligazionisti di altre banche finite in liquidazione coatta, ha condannato la Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, l’ente ponte creato per la cessione della vecchia Carife alla Banca Popolare dell’Emilia-Romagna, al risarcimento dei danni subiti da un risparmiatore che aveva comprato azioni, pari alla somma versata (circa 19.000 euro) oltre rivalutazione monetaria, interessi e spese.
La ragione della condanna sta nella violazione da parte della vecchia Carife di alcune norme del Testo unico finanziario e del regolamento Consob attuativo della direttiva Mifid, cioè la direttiva europea che ridisegna le tutele del cliente/investitore. Il tribunale ha respinto l’eccezione di difetto di legittimazione passiva sollevata dalla difesa della Nuova Cassa di Risparmio osservando che questa risponde di tutti i debiti della vecchia, compresi quelli derivanti alla vendita di azioni od obbligazioni, purché conseguenti nullità o inadempimento. Visto che la Nuova Carife è stata assorbita dal gruppo Bper e tra pochi giorni cesserà di vivere per passare anche con il nome nella banca popolare, sarà il gruppo modenese a questo punto, secondo il tribunale, a dover risarcire le azioni.
Per gli avvocati Giovanni Franchi, Stefano Di Brindisi e Lucia Caccavo, che hanno seguito l’investitore, è una tappa fondamentale «per la tutela degli azionisti di tutte le quattro banche: Carife, Carichieti, Banca Marche e Banca Etruria finite in amministrazione straordinaria». I quali «hanno ora la possibilità di recuperare i denari perduti», così come – aggiungono – gli obbligazionisti subordinati che non hanno ricevuto per qualche motivo il rimborso. Secondo i legali «non è vero che non vi è altra strada che la costituzione di parte civile nei processi penali avviati contro amministratori e sindaci di quelle società», e l’ordinanza del tribunale dimostra che «la via maestra è quella del giudizio civile, da avviare dopo aver dato corso alla mediazione obbligatoria. Occorre esaminare caso per caso e individuare i punti favorevoli per ciascun risparmiatore. Ogni caso è singolo e la sentenza apre speranze e possibilità per altri azionisti».
Per Alan Fabbri, capogruppo della Lega Nord in Consiglio della regione Emilia Romagna, «ora è in discussione tutto l’impianto normativo del “Salvabanche” e torna d’attualità il tema della sua possibile incostituzionalità. Abbiamo già ottenuto molti risarcimenti per gli obbligazionisti subordinati – aggiunge l’esponente del Carroccio – questa sentenza ci dà un’ulteriore spinta, perché smonta l’applicazione del “bail in”. L’obiettivo è ora ottenere giustizia anche per gli azionisti e alla luce di questa sentenza, chiediamo l’istituzione di un fondo regionale che sostenga chi intraprende l’azione legale». Una richiesta, conclude la nota, che Fabbri ribadirà nell’incontro del 13 novembre che vedrà al tavolo anche il presidente della Regione Bonaccini e le associazioni dei risparmiatori.