Nuova legge elettorale promulgata da Mattarella tra le polemiche

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Biancofiore: «il presidente della Repubblica non vede vulnus Trentino. Contraddetto il “Mattarellum” e il pronunciamento Cedu sulla rappresentatività elettorale delle minoranze» 

urna elettorale elezione schedeAlla fine, nonostante la raccolta di centinaia di migliaia di firme contro il “Rosatellum” e la protesta di un vasto panorama di forze politiche, la nuova legge elettorale che porta il nome del capogruppo Dem alla Camera, il friulano Ettore Rosato, è stata promulgata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ora attende solo la pubblicazione in gazzetta ufficiale per diventare pienamente efficace. E per essere sottoposta nuovamente al vaglio dei giudici della Corte Costituzionale a seguito dei numerosi ricorsi annunciati.

Intanto, la polemica viene rilanciata dal fronte del Trentino Alto Adige, dove la nuova legge fa strame della rappresentatività delle forze politiche esterne all’asse del centro sinistra autonomista PD-SVP-Patt. Per la deputata azzurra e coordinatrice regionale Michaela Biancofiore, «spiace che il presidente della Repubblica Matterella, o meglio i suoi uffici, non abbiano voluto rilevare l’enorme vulnus democratico e costituzionale che esiste nel “Rosatellum” in relazione alle norme speciali per il solo Trentino Alto Adige, adottate con la scusa delle minoranze». 

Secondo Biancofiore «nel “Rosatellum” non solo si sconfessa il “Mattarellum”, ideato proprio dall’attuale capo dello Stato, che prevedeva lo scorporo proprio per consentire equilibrio tra maggioranze e minoranze politiche, ma anche perché sulla materiale elettorale in merito alla minoranze linguistiche esiste chiaro inoppugnabile pronunciamento della ormai famigerata Corte Europea dei diritti dell’uomo». Biancofiore cita il caso “Silvius Magnago e Südtiroler Volkspartei c. Italia» del 1996, ricorso n. 25035/94, decisione del 15 aprile 1996: «tale ricorso era stato rigettato in quanto nell’interpretazione della Commissione – non è possibile rinvenire nell’art. 3, Prot. 1, CEDU alcun vincolo per gli Stati contraenti rispetto all’opzione per un sistema elettorale in luogo di un altro, fermo il carattere libero e democratico delle elezioni, dal quale rimane esclusa qualunque obbligatorietà di previsione di forme di c.d. discriminazione positiva a favore delle minoranze. In altri termini, tra gli scopi della Convenzione non è possibile individuare alcuna forma di tutela elettorale per le minoranze nazionali, i caratteri del diritto a elezioni libere e democratiche riferendosi alla sola dimensione nazionale».  Per la deputata azzurra altoatesina «come noto, gli Stati membri hanno l’obbligo di conformarsi alle decisioni CEDU e la Corte Costituzionale nei nuovi ricorsi già annunciati non potrà non tenerne conto». E se anche il “Rosatellum” dovesse finire sotto le foche caudine della Corte Costituzionale, sarebbe lampante l’incapacità dell’attuale classe politica di costruire leggi in grado di camminare sulle proprie gambe, tali da reggere il controllo di legittimità e di sopravvivere negli anni. E sarebbe un doppio sberleffo alla classe politica uscente se la decisione dovesse della Consulta dovesse arrivare, come i più sperano, prima delle elezioni della prossima primavera.