Unione Europea, la crescita rimane solida, con calo a sorpresa dell’inflazione a ottobre.

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Analisi e prospettive secondo l’Ufficio studi Euro di Intesa Sanpaolo

grafico indice crescita economiaIl PIL dell’Eurozona è cresciuto di 0,6% t/t nei mesi estivi, ancora ben al di sopra del potenziale, ma leggermente meno che nei mesi primaverili (0,7% t/t). Il dato è circa in linea con le attese. Sull’anno, la crescita del PIL è accelerata al 2,5% a/a dal 2,3% a/a. La stima dell’Ufficio studi area Euro di banca Intesa Sanpaolo per l’intero anno 2017 sale al 2,3% dal 2,2% dal momento che i dati per i primi due trimestri dell’anno sono stati rivisti al rialzo.

La stima flash rilasciata 30 giorni dopo la fine del trimestre di riferimento non include alcuna informazione sul contributo delle diverse componenti alla crescita del PIL. «Pensiamo –scrive la responsabile Anna Grimaldi – che la domanda interna sia cresciuta di 0,6% t/t da 0,9% t/t per effetto di un rallentamento della spesa per consumi a fronte di una crescita degli investimenti sui ritmi del trimestre precedente. Le esportazioni nette dovrebbero aver offerto un contributo marginalmente negativo, controbilanciato da un modesto accumulo di scorte. Una seconda stima sarà pubblicata il 17 novembre». 

Per i mesi finali di quest’anno, le indagini di fiducia hanno segnalato un proseguimento della fase di espansione e finanche una possibile accelerazione rispetto ai mesi estivi. «Tuttavia, in assenza di dati su produzione, ordini e consumi, rimaniamo cauti e manteniamo una stima di 0,5% t/t per i mesi finali dell’anno – commenta Grimaldi -. Inutile dire che se il 4° trimestre dovesse risultare più forte delle nostre stime anche la crescita 2018 sarebbe soggetta a rischi verso l’alto rispetto all’attuale previsione di 1,8%». 

I dati sul PIL nei mesi estivi confermano che, finora, l’apprezzamento dell’euro ha avuto un impatto limitato sulla fiducia e l’attività produttiva. La marcata correzione dei prezzi di vendita nel manifatturiero, segnalata l’indagine della Commissione europea, è unica indicazione che la valuta più forte possa star impattando l’attività e che possa aver indotto le imprese a rivedere i prezzi di vendita per evitare un calo della domanda estera. 

Eurostat ha anche pubblicato la prima stima per l’inflazione di ottobre. Sul mese, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,1% m/m per un contributo positivo di energia e alimentari, ma i prezzi interni sono diminuiti dello 0,1% m/m. Di conseguenza, l’inflazione è scesa inaspettatamente in ottobre da 0,1% a 1,4% a/a. Il calo sembra essere dovuto ad una flessione dei prezzi interni. L’inflazione, esclusa l’energia e alimentari freschi, si è assestata all’1,1% a/a dall’1,3% a/a. L’inflazione al netto di alcool, alimentari e tabacchi è frenata a 0,9% a/a da 1,1% a/a, sui minimi della serie e stesso livello di fine 2016 / inizio 2017. Sospettiamo che il calo dell’inflazione core sia dovuto alla correzione dei prezzi dei pacchetti vacanze in Germania e pertanto dovrebbe essere temporaneo. L’inflazione nei servizi si è, difatti, ridotta di 0,3 all’1,2% a/a, mentre l’inflazione nei beni industriali non energetici è decelerata dello 0,1% a 0,4% a/a. 

L’inflazione potrebbe scendere all’1% o al di sotto dell’1,0% a inizio 2018, trascinata da effetti statistici negativi dall’energia. Si noti che l’inflazione nel capitolo energia è già frenata al 3,0% a ottobre da 3,9% in precedenza. Ci aspettiamo che l’inflazione area euro risalga più stabilmente verso il 2% solo nel 2019. L’inerzia dell’inflazione “core” e la mancanza di segnali convincenti di aumento delle pressioni verso l’alto sui prezzi interni, a fronte di una crescita del PIL solida e più forte delle attese conferma che la gradualità della BCE nell’uscire dalle politiche non convenzionale è giustificato.