De Felice: «Pil 2017 verso il +1,6% annuo». Bene la produzione industriale
«Il prodotto interno lordo per quest’anno potrebbe registrare un incremento dell’1,6% annuo». Lo ha affermato il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, parlando nel corso di un convegno a Milano in occasione della presentazione del Rapporto di Analisi dei settori industriali.
Nel dettaglio, per Intesa Sanpaolo, il Pil del 2017 potrebbe attestarsi in una forchetta compresa «tra l’1,5% e l’1,6%. In effetti – ha osservato De Felice – la dinamica della domanda interna (consumi e investimenti) è sicuramente superiore alle aspettative. Il dato che verrà reso noto dall’Istat il prossimo 14 novembre potrà sorprendere verso l’alto segnando un incremento dello 0,5% trimestre su trimestre e dell’1,5-1,6% su base annua».
Secondo il capo economista di Intesa Sanpaolo, la crescita italiana sarà supportata dal comparto dell’industria per la quale si prevede un incremento del fatturato del 2,3% a prezzi costanti nell’intero 2017, dall’andamento della produzione industriale che ad agosto è cresciuta del 5,7% (settimo incremento consecutivo nell’arco dell’anno) e dagli ordinativi che hanno avuto uno sprint dell’8,7%. Molto positivo, secondo dati preliminari anche l’andamento del turismo nei mesi estivi che ha beneficiato di un anno record.
L’andamento del mercato del lavoro registra ancora «progressi lenti», in particolare sul fronte dell’occupazione giovanile che ancora stenta a raggiungere gli standard europei. «Bisogna però tener presente l’incremento del tasso di partecipazione al mercato del lavoro che è in rialzo grazie alla maggiore partecipazione delle donne. In altri termini a parità di tasso di disoccupazione, sono in aumento gli occupati. Buone notizie arrivano anche dalle politiche fiscali intraprese dal Governo: “non freneranno il ciclo economico nemmeno nel 2018», afferma De Felice che spiega come «l’avanzo primario (corretto per il ciclo) è destinato a ridursi dal 2,9% al 2,6%».
Sul fronte della crescita mondiale, De Felice stima un aumento più contenuto rispetto al passato. Tra il 2017 e il 2018 dovrebbe attestarsi intorno al 3,6%-3,7%, ritmi più contenuti rispetto ad una media che superava il 5% degli anni precedenti. E questo perché «rallenta il processo di delocalizzazione produttiva, il commercio internazionale è in lieve aumento anche se non ai livelli del 2000, e soprattutto perché prosegue l’invecchiamento della popolazione nei paesi avanzati». A sostenere la crescita mondiale sono anche le politiche economiche dei principali paesi industrializzati.
Guardando alla politica fiscale, tra il 2007 e il 2016, il debito pubblico degli Stati Uniti è cresciuto di 10,6 trilioni di dollari, quello del Giappone di 3,5 trl, nell’Area Euro di 2,5 trn, e nel Regno Unito di 1,1 trn. La somma è pari a 18 trilioni di euro, pari al 23% del Pil mondiale. Questo forte sostegno all’economia è stato in buona parte finanziato dalle banche centrali (per 8,5 trilioni di dollari) che dopo aver ridotto a zero i tassi d’interesse hanno poi varato importanti programmi di acquisti. Un’ultima caratteristica dell’attuale ciclo economico – uno dei più lunghi del secondo dopoguerra – è anche la mancata reazione della dinamica inflazionistica alla ripresa economica. Molti fattori hanno modificato la classica relazione crescita-inflazione: i cambiamenti nella distribuzione (con i conseguenti cali dei margini del commercio), il contenimento dei salari e infine la “sharing economy” che ha chiari effetti deflattivi.
In questo scenario di tassi bassi, si apre una grande opportunità per le imprese per rafforzare il ciclo degli investimenti produttivi, particolarmente penalizzato nel corso degli ultimi anni, in particolare in Europa e in Italia.
A questo s’aggiunge la crescita della fiducia dei consumatori che quella delle imprese che a ottobre sono salite ulteriormente (la prima ai massimi da gennaio dello scorso anno, la seconda da oltre 10 anni). Il dettaglio dell’indagine sulle imprese è decisamente più positivo di quello della relativa sulle famiglie. Il morale delle aziende migliora in tutti i settori (particolarmente nel commercio), con la sola eccezione delle costruzioni (dove però a settembre era stato toccato un massimo dal 2008).
Le aspettative sull’economia delle imprese manifatturiere migliorano sensibilmente per il secondo mese (dal 2001 ad oggi, soltanto nell’ottobre del 2015 le imprese erano state più ottimiste); si nota un calo degli ordini esteri (che potrebbe essere dovuto al cambio forte), più che compensato però dalla forza della domanda interna. In prospettiva, i dati sulla fiducia di imprese e famiglie segnalano che il PIL, dopo il moderato rallentamento visto nel 2° trimestre dell’anno, potrebbe riaccelerare nella seconda metà del 2017 (verosimilmente a 0,5% t/t nei mesi estivi e a 0,3/0,4% t/t nella parte finale dell’anno). Ciò suggerisce che la crescita dell’economia italiana a consuntivo nel 2017 possa risultare di uno-due decimi superiore alla nostra ultima previsione ufficiale (1,4%, risalente a tre mesi fa). In sintesi, non vediamo rischi in grado di far deragliare la ripresa almeno su un orizzonte di breve termine (3-6 mesi).