Referendum autonomia: le reazioni da Emilia Romagna e Friuli Venzia Giulia

0
593
maggiore autonomia
M5s: «errore di Bonaccini, ora a Roma è più debole». Bonaccini: «Zaia chede autonomia o secessione?». Serracchiani: «segnale popolare importante, ma gestire con attenzione» 

referendum autonomia veneto urna elettorale schedaIl risultato elettorale di Veneto e Lombardia ha dato la stura alle reazioni da parte di altre regioni che aspirano ad esserlo o che hanno una specialità traballante.

Il M5S dell’Emilia Romagna attacca frontalmente il presidente della Giunta regionale, Stefano Bonaccini, eletto con solo il 19% dei consensi del corpo elettorale regionale: per i consiglieri regionali Raffaella Sensoli (capogruppo), Andrea Bertani, Giulia Gibertoni, Silvia Piccinini e Gianluca Sassi, Bonaccini, «preso dall’autoreferenzialità da “primo della classe” ha compiuto un grande errore a rifiutare il referendum e adesso a Roma è più debole. Per fortuna degli emiliano-romagnoli, dalla prossima primavera ci sarà il M5s che ascolterà ed accoglierà con buonsenso le richieste dei cittadini espresse chiaramente tramite un referendum, e trasformerà la sceneggiata fatta a favore di telecamere dal presidente Bonaccini con il premier Gentiloni in una proposta seria ed attuabile». 

Gli esponenti pentastellati regionali sottolineano che «Renzi e Bonaccini volevano abolire l’autonomia delle Regioni con la “deforma” del titolo V sonoramente bocciata il 4 dicembre 2016 con il referendum costituzionale». Secondo il M5s, «durante il dibattito in aula anche la Lega Nord ha perso un’occasione per dimostrarsi matura proponendo un referendum per separare la Romagna dall’Emilia, quando ancora la nostra Regione non ha raggiunto il grado di autonomia auspicato».

Attaccato su più fronti, ad iniziare dal ridotto numero di competenze chieste a Roma, Bonaccini rilancia e attacca: «qualche chiarezza credo che il governo, lo Stato e anche io la chiederanno e la chiederemo. Zaia continua ad insistere nel chiedere pressoché tutta la fiscalità generale del Veneto, cioè il 90% delle risorse, e poi addirittura mi pare di aver letto che chiederà in prospettiva lo Statuto speciale. Bisogna chiarire che se uno chiede tutte le risorse o quasi della fiscalità vuol dire che è secessione fiscale, non richiesta di autonomia. E’ questo che vogliono? Perché da Maroni – che Bonaccini ha detto di aver sentito telefonicamente – ho sentito parole diverse». Quanto allo Statuto speciale chiesto da Zaia, Bonaccini ribadisce «si dica la verità fino in fondo: non è richiesta di maggiore autonomia ma è richiesta di cambiare la Costituzione italiana perché in questo momento è incostituzionale chiedere di essere Regione a Statuto Speciale tant’è che un quesito era stato bocciato».

Attaccato sul numero ridotto di competenze chieste da Bologna a Roma, Bonaccini sottolinea come «noi abbiamo scelto quattro macroaree. A me pare di aver fatto la scelta giusta, discussa, ponderata. Tant’è che adesso loro – Lombardia e Veneto – dovranno fare esattamente quello che abbiamo fatto noi: specificare bene quello che si chiede e su quello che chiedi avere una valutazione anche di impatto economico. Noi siamo molto molto convinti del percorso che abbiamo scelto. Noi siamo molto determinati a chiedere quello che abbiamo chiesto – ha detto Bonaccini – sto pensando di portare anche le parti sociali a trattare a Roma. Vediamo che succede, io non cambio di un millimetro non solo la nostra posizione ma la determinazione con la quale cercheremo di ottenere quello che abbiamo chiesto in un quadro in cui l’unità nazionale è sacra e di Regioni a statuto speciale non ne vogliamo una in più».

Più pacata ma improntata al depotenziamento del risultato elettorale il commento della presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani: «il voto va rispettato, è un segnale che va colto ma bisogna fare attenzione». La governatrice ha anche sottolineato che si giunge al referendum dopo una «crisi davvero drammatica nel NordEst, dalla quale si sta cominciando a uscire, dove tantissime sono le piccole e piccolissime aziende che hanno chiuso, con persone che ancora cercano lavoro. Quando c’è una proposta che ti dice “starai meglio domani”, questa esercita un forte richiamo».Quanto alla richeista della specialità da parte del Veneto, Serracchiani afferma che «come Pd abbiamo detto che non siamo contrari alle specialità e che le Regioni possano avere forme di autonomia. Bisogna però mantenere un vincolo nazionale, poi si possono utilizzare questi strumenti flessibilmente» purché si tratti di «regioni con i conti in ordine. Si possono chiedere competenze solo se riusciamo bene a esercitare quelle che abbiamo». Serracchiani ha parlato anche del Titolo V del 2001: «abbiamo venti sistemi sanitari diversi in Italia, devono esserci principi comuni che li tengano tutti insieme. Una persona affetta da diabete non può essere curata diversamente in Veneto, Lombardia o altrove». Analogamente al turismo: «che ognuna delle regioni italiane vada in Cina a presentarsi non è utile».