Concluso il Global food forum: confronto concreto sulla futura politica agricola comune

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The Global Food Forum
Giansanti (Confagricoltura): «un pool sovranazionale per aiutare le imprese a fronteggiare calamità ed emergenze»

The Global Food Forum«Portare l’agricoltura verso traguardi importanti: questo è il nostro obiettivo, condiviso con Farm Europe, in un percorso di confronto iniziato lo scorso anno e proseguito nel corso di questi due giorni di dibattito e di proposte per la futura politica agricola comunitaria». Con queste parole il presidente di Confagricoltura e presidente del Global Food Forum 2017, Massimiliano Giansanti, ha concluso il GFF ospitato a Susegnana in provincia di Treviso, annunciando l’appuntamento del prossimo anno, sempre con il sostegno di Confagricoltura.

Numerosi gli argomenti trattati, nella due giorni trevigiana, che hanno messo a confronto i rappresentanti di istituzioni, organizzazioni, amministrazioni europee e nazionali; si è dibattuto a lungo su come utilizzare le risorse comunitarie, che dovranno essere indirizzate sempre più verso sistemi di agricoltura di precisione e sulla formazione degli agricoltori, a vantaggio della capacità produttiva e della sostenibilità ambientale e per diminuire l’arretratezza digitale. 

«Le innovazioni tecnologiche e digitali producono dati che – ha detto Giansanti – devono essere condivisi e disponibili per tutti, attraverso una piattaforma europea». L’instabilità di mercato ed i danni creati dai cambiamenti climatici – è emerso sempre nel corso del Global Food Forum – devono essere affrontati semplificando e migliorando l’applicazione degli strumenti di gestione dei rischi (assicurazioni e fondi mutualistici) in funzione sia della diversità di condizioni dell’agricoltura negli Stati membri, sia della variabilità di caratteristiche delle filiere agroalimentari a livello nazionale e regionale. Inoltre, l’Unione europea dovrebbe rendere più incisivi e rapidi gli strumenti di gestione straordinaria  di gravi crisi climatiche, sanitarie,  sociali e di mercato. 

«Serve – ha osservato il presidente di Confagricoltura – un pool sovranazionale che aiuti le imprese a fronteggiare calamità ed emergenze sempre più frequenti». Un’attenzione particolareggiata, nel corso dei lavori, è stata posta sul « non food » – come le energie rinnovabili (in particolare i biocarburanti ed il biometano) – che impongono necessariamente un nuovo modello agricolo per un’intensificazione sostenibile delle produzioni, che metta al centro l’innovazione – tecnologica e digitale – e la valorizzazione della biomasse, al fine di rispondere ai principi di economia circolare e della bioeconomia.

Un tema che ha raccolto particolare interesse da parte dei partecipanti è stato quello degli equilibri di mercato e delle pratiche sleali all’interno della filiera agroalimentare. «Gli agricoltori  – ha posto in evidenza Giansanti – hanno voglia di essere protagonisti del mercato e di ricavare il reddito dai prezzi che ricevono. Per ottenere questo va bene il libero mercato, ma occorrono anche regole: per favorire aggregazione e relazioni interprofessionali e per evitare pratiche sleali, dove un quadro comunitario può essere utile prendendo ad esempio le esperienze nazionali».

Il dibattito del GFF su benessere, scienza e nutrizione si è incentrato essenzialmente sui problemi della comunicazione, spesso superficiale e volta a screditare il settore agroalimentare. Opinioni scientifiche supportate da laboratori e Università pubbliche, più piattaforme di confronto tra i decisori e la filiera, maggiore comunicazione istituzionale sono le soluzioni proposte.

«Importante – ha sottolineato ancora Giansanti – è anche considerare che l’opinione dei consumatori, che poi influenza i decisori, si forma principalmente sui social e su web. Bisogna reagire come fanno le grandi aziende globalizzate (Coca Cola, Heineken) presidiando il web ed i social dove nascono le notizie bufala e intervenendo. La Commissione dovrebbe creare un pool apposito con queste finalità».

Infine sulla Brexit e sul commercio estero. Esistono forti timori per l’export tra i britannici, compresi gli agricoltori che hanno votato in larga maggioranza per il “remain”. Occorre dunque, un adeguato periodo transitorio, una “soft Brexit” e va previsto un budget, nella PAC, per intervenire a favore dei prodotti sensibili qualora subiscano “shock” di mercato a causa della Brexit.