Sanità: in Trentino Alto Adige uno su cinque non sta bene

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E crescono i ricoveri di trentino fuori provincia attratti dai servizi della sanità veneta e lombarda

spesa sanità euro soldi stetoscopioSecondo l’elaborazione di Bnp Paribas Cardif su base dati Istat, in Trentino alto Adige un cittadino su cinque (18,6%) non è in buona salute, un dato che incide sulla spesa in sanità privata a livello nazionale, che raggiunge quota 37 miliardi di euro.

In particolare, l’11,8% degli abitanti della regione soffre di ipertensione, il 3,3% di diabete e il 2,7% di malattie del cuore. Nell’Italia che vede gli ultraottantenni superare i 4 milioni, di cui circa 65.000 in Trentino Alto Adige (6,1% del totale regionale) e in cui l’età media della popolazione è sempre più alta, cresce la necessità di tutelare il bene universalmente riconosciuto come il più prezioso: la salute. 

La spesa in sanità privata è sostenuta per il 90,9% direttamente dalle famiglie italiane ed ammonta a 37 miliardi di euro. Allo stesso tempo, però, l’Italia è all’ultimo posto nella classifica europea per spesa in prevenzione sanitaria, dedicando a questa voce appena lo 0,5% della spesa complessiva in sanità rispetto alla media Ue, pari a circa il 3%. 

Non solo: in provincia di Trento è fiorente anche l’export sanitario di pazienti trentini verso gli ospedali di altre regioni, ad iniziare dal Veneto e Lombardia. Secondo i dati forniti dalla provincia di Trento ad un’interrogazione del M5S, ogni anno sono oltre 12.000 i trentini che scelgono le prestazioni offerte dalla sanità di altre regioni, circa una cinquantina al giorno, dato ritenuto troppo elevato, oltre che costoso. Nel 2016, l’ammontare delle spese sostenute per la “fuga” dei pazienti Trentini è stato di 63 milioni di euro, con un passivo sanitario (l’importo derivante tra l’uscita e le entrate di pazienti provenienti da altre realtà) di 12,8 milioni di euro. Molti trentini si rivolgono alla sanità delle realtà confinanti dove ritengono di avere un’assistenza più veloce (soprattutto nel caso di visite specialistiche: in Trentino esistono ancora lunghissime liste d’attesa, come nel caso delle prestazioni oculistiche) o comunque ritenute migliori più per una carenza di adeguata comunicazione dei propri servizi da parte della sanità trentina che per uno reale stato di fatto, in gran parte dovuto al passaparola. 

Da sottolineare come buona parte del passivo sanitario sia dovuto anche ad un fatto territoriale, visto che per i residenti di alcune valli del Trentino è più comodo (e logico) farsi curare all’ospedale di Feltre (Primiero) o a Bolzano (Fiemme e Fassa). Rimane il fatto che per alcune prestazioni specialistiche che in Trentino hanno subito per le più disparate ragioni (dal pensionamento di primari alla riduzione di personale, ecc.) come oculistica od ortopedia, i Trentini preferiscano gli ospedali veronesi di Negrar o di Peschiera.

Tra le voci di entrata alla sanità trentina, quello dei numerosi turisti che si infortunano durante le vacanze, prontamente curate nelle strutture di valle o, nei casi più gravi nei de centri di Trento e Rovereto.

Rimane il fatto che la sanità trentina dovrebbe valorizzare meglio le proprie professionalità, ad iniziare da un vero e proprio piano di marketing sanitario, visto che le proprie strutture sono mediamente di buon livello e in taluni casi anche all’avanguardia (come nel caso di Protonterapia). Investire in questo campo, oltre a valorizzare la professionalità dei singoli medici (che in campo sanitario costituisce da sempre un fattore d’attrazione non trascurabile), potrebbe servire ad attrarre flussi di pazienti da altre regioni e anche dall’estero, magari facendo leva su pacchetti “tutto compreso” che spazino dalle cure vere e proprie, alla riabilitazione e all’offerta turistica per gli accompagnatori.