I genitori degli studenti: «troppo impegno orario». Gli studenti: «non serve ad apprendere né la materia né la lingua»
Difficile ed imbarazzante bocciatura per il presidente della provincia di Trento, nonché assessore all’istruzione, Ugo Rossi, che sull’immersione linguistica “Clil” ha investito una bella fetta della sua credibilità politica.
A due anni dall’entrata in vigore dalla sperimentazione che ha interessato le scuole di ogni ordine e grado il Consiglio del sistema educativo provinciale ha emesso un verdetto pesante e senz’appello, dove si chiede una profonda revisione del metodo. Il documento sarà inviato a breve alla Provincia.
I problemi derivano in particolare dall’effettiva applicazione del progetto e la sua efficacia. «La proposta collegata al Clil non dà le garanzie previste né una maggior competenza linguistica per gli studenti –afferma il presidente del Consiglio del sistema educativo provinciale Giovanni Ceschi -. Non potenzia nemmeno le competenze delle discipline. Il sistema è complesso ed è un apparato dove si sono sovrastimati i livelli linguistici dei docenti».
Rossi già poco tempo fa aveva fatto un passo indietro sulle ore di immersione previste dal piano anche a causa della difficoltà di trovare insegnati sufficientemente preparati (dal prossimo anno scolastico passeranno da 5 a 3): decisione giudicata positivamente dal Consiglio, ma i tempi di attuazione restano eccessivamente compressi, con risultati ottenuti che sono scarsi e deludenti.
Secondo Ceschi «un insegnante che media i contenuti disciplinari in lingua abbassa il livello stesso dei contenuti e li semplifica» a detrimento dell’apprendimento linguistico stesso che era l’obiettivo principale del metodo Clil. Alle elementari il disagio è notevole, alle medie il metodo viene giudicato un po’ meglio, ma sempre con critiche.
Critiche anche sul fronte dei genitori, che condividono il piano di Trentino trilingue, ma ne criticano le modalità di attuazione, specie per il monte ore eccessivo rispetto alle risorse disponibili, specie quelle riguardanti il corpo docente. «Il Clil si sta rivelando più un’operazione di marketing politico che un’opportunità per gli studenti» chiude con una nota politica il rappresentante Maurizio Freschi.