Il libro di Wittfrida Mitterer edito da Athesia compie un viaggio attraverso l’epopea delle grandi costruzioni ferroviarie dall’impero asburgico fino al giorno d’oggi
Nella seconda metà dell’Ottocento, in tutt’Europa c’era fermento per la costruzione di nuove linee ferroviarie, per assecondare il desiderio di comunicazioni veloci via terra utilizzando la scoperta di pochi anni prima della macchina a vapore associata ad un percorso rigido su ferro capace di veicolare vagoni carichi di merci e di persone in alternativa alle diligenze dell’epoca trainate da cavalli su strade bianche e dissestate.
Lo spirito modernista contagiò anche l’impero austrungarico, dove fior d’ingegneri erano impegnati nel progettare e realizzare linee ferroviarie arditissime, capaci di collegare con il centro dell’impero anche le propaggini più lontane, valli alpine comprese. Linee ferroviarie che, con i dovuti ammodernamenti, sono ancora oggi in pieno servizio ad oltre 150 anni dalla loro costruzione.
Una di queste è la linea ferroviaria del Brennero che da Verona va fino a Monaco di Baviera. Una tratta costruita nel tempo per lotti successivi soprattutto per scopi militari al fine di portare le truppe sui confini meridionali in caso di necessità, oltre che per contribuire allo sviluppo del traffici commerciali.
In occasione delle recenti celebrazioni dei trenta lustri di attività della linea, Wittfrida Mitterer ha realizzato un bel volume (edito dal Curatorium per i beni tecnici culturali di Bolzano per i tipi di Athesia; ISBN 978-88-6839-311-3, 366 pagg, 36 euro) riccamente illustrato che compie un viaggio attraverso lo sviluppo del treno e delle sue tecnologie, dalle prime locomotive a vapore al futuro della gigantesca opera della galleria sotto il valico del Brennero che, una volta completato nel 2026, sarà il tunnel ferroviario più lungo al mondo.
Della linea del Brennero, ad essere realizzati per primi furono i tratti di pianura, tecnicamente meno impegnativi: quelli tra Innsbruck e Kufstein verso il confine con la Germania nel 1858 e tra Verona e Bolzano nel 1859, quest’ultima compresa anche alcune opere di raddrizzamento del corso del fiume Adige, allora più convenienti della costruzione di ponti, anche per assicurare un miglire regime idraulico. Saranno necessari altri otto anni di lavori per l’apertura del tratto alpino, quello tra Bolzano ed Innsbruck, per completare la tratta, utilizzando anche alcune ardite opere d’arte lingo la valle dell’Isarco per limitare al massimo le pendenze da superare per valicare il passo del Brennero. Una concezione della tratta lungimirante, dato che per almeno 130 anni la linea ferroviaria ha operato praticamente inalterata, vedendo il passaggio dalla trazione a vapore a quella elettrica, alla sostituzione dei binari e delle traversine (passate dal legno di castagno a quelle di cemento), alla riprofilatura delle gallerie per consentire il passaggio dei convogli di grandi dimensioni, al raddrizzamento di talune tratte per aumentare la velocità di percorrenza e aumentare la sicurezza di circolazione, fino alla sfida degli anni futuri consistente nell’abbassamento di circa 600 metri della quota di valico tramite la costruzione della nuova galleria di valico a doppia canna da 56 chilometri di lunghezza che ridurrà considerevolmente le pendenze consentendo il passaggio di convogli lunghi fino a 750 metri anche con la singola trazione.
Un libro bello da leggere per fare un viaggio nella storia (anche grazie alla riproduzione di numerosi progetti d’epoca) di un’infrastruttura fondamentale per lo spostamento di merci e persone tra l’Europa del Nord e quella del Sud che sarà sempre più strategica nel prossimo futuro.