Non bastano economia e istituzioni, servono istruzione e cultura
Per uscire dalla crisi, l’Europa valorizzi le identità e investa nella cultura. «Molto si è fatto in termini di istituzioni e anche sul piano economico, ora si deve puntare sull’anima delle persone» ha esordito il Commissario europeo a Cultura, istruzione, sport, giovani, Tibor Navracsics, aprendo il XIII Forum dell’Euroregione Aquileiese alla Camera di commercio di Udine.
A dargli il benvenuto è stato Paolo Petiziol, presidente dell’associazione Mitteleuropa, promotrice dell’evento, intitolato “L’Europa trema”, mentre a portare il saluto delle istituzioni locali e nazionali c’erano l’assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti, il presidente della provincia di Udine, Pietro Fontanini, Rosanna Binacchi, del ministero dei Beni e delle attività culturali. A seguire, si è svolto il panel dedicato alla sicurezza, con il sottosegretario del ministero degli Esteri sloveno, Iztok Mirosic, e l’ambasciatore Andrey Kelin, direttore Dipartimento per la cooperazione europea del ministero degli Esteri russo. I relatori, moderati da Paolo Petiziol, hanno detto di essere convinti che il tema della sicurezza debba essere affrontato su «scala europea». Il secondo panel, dedicato al ruolo del Friuli Venezia Giulia e Italia nell’Unione europea, con il deputato Gianluigi Gigli (Centro democratico), Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega Nord alla Camera, l’ex politico nazionale e regionale Ferruccio Saro, Elena Maslova, direttrice del Centro Studi Italiani all’Accademia Russa della Scienza. Riconosciuto il ruolo strategico e di precursore del Friuli Venezia Giulia, anche nella costruzione delle relazioni internazionali. Ultimo panel della mattinata, quello dedicato a “Migrazioni, Integrazioni e Contaminazioni”, con la parlamentare di Sinistra Italiana Serena Pellegrino, gli esperti in Geopolitica Fabrizio Anzolini, di economia Claudio Borghi Aquilini, e il giornalista Gianandrea Gaiani (Analisidifesa.it), il bosniaco Milos Prica, direttore Dipartimento attività del Consiglio di Sicurezza ONU, il quale ha sottolineato che «dare vita a processi di pace duraturi è l’unico deterrente efficace alle migrazioni di massa».
Successivamente, il commissario Navracsics ha incontrato i rettori dell’Università di Udine, Alberto De Toni, e di Trieste, Maurizio Fermeglia, il direttore della Fondazione Internazionale Trieste per l’Esof2020, Stefano Fantoni, e il direttore della Sissa, Stefano Ruffo, che hanno illustrato al commissario le eccellenze e le esigenze del sistema universitario regionale e italiano, sollecitandolo a puntare sul sostegno alla ricerca come motore di unità europea. Navracsics ha raccolto la sfida, convinto che l’Europa «avrà un futuro solo se sarà capace di investire in alta istruzione e mobilità giovanile, ponendo la proficuità degli scambi tra i popoli alla base di un progetto comune».
La “cooperazione” è la parola chiave per le prospettive di sviluppo dell’Europa centro-orientale. Lo hanno ribadito tutti i relatori intervenuti al tavolo, il rappresentante dell’euroregione dei Carpazi Dawid Lasek, già sottosegretario di Stato e ministro del turismo e dello sport polacco, il consigliere delegato dell’istituto austriaco per la regione del Danubio e l’Europa Centrale Georg Krauchenberg e il coordinatore del programma per la democrazia e lo sviluppo economico ucraino Mykola Melenevsky, moderati da Halyna Lytvyn, direttore esecutivo dell’euroregione dei Carpazi.
«Geograficamente, Vienna è più vicina ai confini con l’Ucraina che non a Milano. Siamo davvero nel cuore dell’Europa centrale – ha ribadito Krauchenberg -. Negli ultimi anni la politica austriaca ha seguito il processo di allargamento e ritenuto che debba proseguire. Considerando il partenariato orientale sono i Paesi a dover scegliere autonomamente. Se l’Ucraina vuole aderire deve poterlo fare. Dev’esserci una prospettiva perché i Balcani possano diventare in futuro Paesi membri».
«Importanza della cooperazione, nei campi più disparati dal contrasto al terrorismo allo sviluppo delle sfere della cultura e del turismo», è stata sottolineata anche da Melenevsky che ha rivendicato la posizione «geograficamente al centro dell’Europa» dell’Ucraina.
Il Forum si è occupato anche del futuro dell’economia europea post “Brexit”, tema intorno al quale hanno dibattuto il manager del Gruppo Generali, Francesco Clarotti, l’imprenditore Adriano Ruchini e il presidente di Mitteleuropa Paolo Petiziol, moderati al tavolo dal professore dell’Università di Udine Guglielmo Cevolin. Individuati nei «precari equilibri politici, nella messa in discussione della moneta unica, nei fenomeni migratori, nel nuovo ruolo della Cina e nel mutato scenario nelle relazioni tra Europa e Stati Uniti – secondo Clarotti – alcuni dei motivi per i quali i mercati finanziari attraversano una fase di estrema instabilità», i relatori hanno concordato sull’importanza di ragionare in termini di identità europea per ridare slancio all’economia.
«Pur in presenza di alcune tensioni, ragionare in termini di integrazione è prioritario per conferire all’Europa una propria identità sempre più marcata, capace di porsi con autorevolezza in un mondo globalizzato», ha affermato Ruchini ricordando che l’uscita dall’Europa è costata alla sterlina «un crollo superiore al 30% nel cambio con l’euro». Mentre l’importanza del dialogo «quale strumento di riconoscimento e valorizzazione delle specificità» è stato sottolineato da Petiziol che ha portato la Catalogna ad esempio del «fallimento delle politiche coercitive».