Annullata la revoca della gara decisa dalla Provincia di Trento con cui il Tar aveva riconosciuto ragioni Provincia. Borga: «ennesimo atto di una commedia del malgoverno del centro sinistra autonomista trentino»
L’appalto per la costruzione del Nuovo ospedale di Trento (Not) si rivela di giorno in giorno un monumento al pressappochismo da parte dell’amministrazione provinciale di Trento. E intanto, malati e sanitari continuano ad operare all’interno del “vecchio” ospedale “S. Chiara” da lustri ritenuto obsoleto nonostante i continui lavori di ammodernamento e i 300 milioni di investimento rimangono bloccati a detrimento dell’economia provinciale e della ripresa del settore edile, ancora in gravissima crisi.
Il Consiglio di Stato ha annullato la revoca della gara d’appalto del Not. Con tale pronuncia il giudice di appello, cui si era rivolta Rti Cmb sc, uno dei quattro raggruppamenti di imprese partecipanti alla gara originaria, quella strutturata sul ricorso alla finanza di progetto (decisamente poco conveniente e lungimirante per la parte pubblica) ha annullato la sentenza del Tar di Trento che aveva riconosciuto le ragioni della Provincia di Trento. Nella gara per il Not, a seguito dei ricorsi presentati dai partecipanti, il Consiglio di Stato aveva emesso una sentenza che consentiva alla Provincia di «procedere alla rinnovazione della gara a partire dalla fase di presentazione delle offerte».
Conseguentemente, l’amministrazione provinciale aveva deciso di revocare la gara, in particolare alla luce delle nuove condizioni del contesto economico e finanziario passando da un appalto di finanza di progetto ad uno tradizionale, con l’ente pubblico come unico soggetto appaltante e pagante. Contro la revoca però è stato presentato un ricorso al Tar di Trento da parte dei partecipanti alla gara. Il tribunale li aveva rigettati tutti confermando la legittimità delle scelte della Provincia. Non dandosi per sconfitto, il gruppo di imprese Rti Cmb sc ha nuovamente promosso appello contro quest’ultima sentenza, su cui nella giornata di lunedì scorso si è pronunciato il Consiglio di Stato che ha scompigliato nuovamente i giochi.
Secondo il giudice di appello, la sentenza del Consiglio di Stato laddove prevedeva che «la Provincia può procedere alla rinnovazione della gara», deve invece essere interpretata come «la Provincia deve». Una interpretazione che riforma il provvedimento del Tar, senza entrare nel merito dei motivi di interesse pubblico della stessa, comportando l’annullamento della revoca della gara. Le richieste risarcitorie dell’appellante non sono però state accolte, e le spese di giudizio sono state integralmente compensate.
Ora, l’amministrazione provinciale sta valutando quali scelte siano possibili alla luce del nuovo pronunciamento del Consiglio di Stato, ma i commenti (e le critiche) della politica, specie da partedelle opposizioni, non si sono fatte attendere. «Se non fossero in gioco 300 milioni di euro dei contribuenti e la salute dei Trentini, si potrebbe parlare dell’ennesimo atto di una commedia che vede il centrosinistra trentino come protagonista ed i nostri concittadini come pubblico (suo malgrado) pagante – esordisce il capogruppo della Civica Trentina nel Consiglio provinciale di Trento, l’avvocato Rodolfo Borga -. Gli interessi in gioco impongono però di parlare dell’ennesimo esempio dell’inadeguatezza di coloro i quali – pur non perdendo occasione per salire in cattedra e spiegare “coram populo” con il ditino alzato di essere i più bravi – sono riusciti a fare del più importante appalto pubblico che il Trentino abbia visto da lustri una farsa».
Secondo Borga da tutta le vicenda del Not «il minimo che ci si potrebbe attendere è un mea culpa, accompagnato da pubbliche scuse. Sappiamo bene però che la realtà sarà diversa. L’abbiamo già visto in altre analoghe occasioni: la responsabilità è della magistratura, della legislazione farraginosa (che loro approvano, a Trento come a Roma), degli imprenditori che, anziché accettare supinamente le decisioni della Provincia, hanno addirittura l’ardire di ricorrere ai giudice per tutelare i loro legittimi interessi. La colpa insomma è di tutti e di tutto, ma non loro – continua Borga -. In tale contesto vien da chiedersi se mai qualcuno risponderà, almeno politicamente, di quanto accaduto. Rammentando che la farsa ha avuto origine da una scelta sulla composizione della commissione di gara che, per espressa ammissione del presidente Ugo Rossi, la Giunta sapeva (perché gli esperti legali lo avevano puntualmente rilevato) essere controversa alla luce della giurisprudenza esistente sul punto». E i risultati, oggi, sono sotto gli occhi di tutti e quel Not che doveva essere pronto nel 2018 lo sarà, se tutto andrà per il meglio, tra dieci anni.