CCIAA Pordenone presenta ricorso al Tar del Lazio contro decreto riordino sistema camerale

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cciaa PN presidente Giovanni Pavan
Il provvedimento di fusione con l’Ente di Udine «lede la Camera e la comunità delle imprese del Pordenonese»

cciaa PN presidente Giovanni PavanLa Giunta camerale ha deliberato l’avvio formale dell’iter per la presentazione del ricorso al Tar del Lazio avverso il decreto di riordino del sistema nazionale delle Camere di commercio – pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 settembre – che prevede l’accorpamento di Pordenone con Udine.

L’esecutivo ha motivato sostenendo che il provvedimento «lede la Camera e la comunità delle imprese» del Pordenonese e che esso contiene «profili di violazione di legge nonché di lesione di principi costituzionali». Secondo la Giunta il documento promulgato dal ministro Calenda disattende in un sol colpo sia le proposte camerali che la richiesta della Regione formulata in Conferenza Stato-Regioni, dov’era stata indicata quale unica e plausibile la strada di una Camera unica regionale.

La gravità delle scelte adottate dal Governo è acuita inoltre «dall’assenza del mantenimento di alcuna Azienda speciale per la circoscrizione Pordenone-Udine» poiché, come argomenta la Giunta, «si passa da tre a zero e, in Friuli Venezia Giulia, da sei a due concesse alla Camera della Venezia Giulia senza condivisione o adeguata motivazione in merito alla soppressione dell’Azienda speciale “ConCentro” della CCIAA di Pordenone ma, anzi, con il presupposto non veritiero di un percorso volontario di costituzione di una nuova società in cui far confluire le tre aziende speciali di Pordenone-Udine». Non veritiero perché, conclude la delibera, «non sussiste alcuna concertazione».

Tra gli elementi di valutazione a disposizione della Giunta anche il parere tecnico-legale pro-veritate a firma degli avvocati Malattia, Flick e Bertolini dal quale emergono seri dubbi di legittimità costituzionale della legge 124/2015 e del decreto legislativo 219/2016 sia per l’omessa previsione dell’intesa con la Regione in sede di emanazione della disciplina governativa di riordino delle Camere di commercio, sia per l’estromissione di ogni partecipazione regionale nella valutazione delle specificità geo-economiche dei territori e delle circoscrizioni territoriali di confine. Tanto più, è scritto ancora, «che l’abolizione delle Province, già avvenuta nel solo Friuli Venezia Giulia, fa venir meno, da un lato, lo stesso riferimento giuridico della circoscrizione provinciale e rende omogeneo sotto il profilo della confinarietà l’intero territorio regionale».

Alla mobilitazione per la costituzione della Camera unica regionale ha aderito l’intero territorio pordenonese – tramite associazioni di categoria, enti locali, ordini professionali e altre rappresentanze socio-culturali – sottoscrivendo l’appello a «non arrendersi» rivolto ai rappresentanti di pubblico interesse il 15 maggio scorso quando il presidente, Giovanni Pavan, aveva parlato di «proposta accantonata in via pregiudiziale e respinta con un atteggiamento di sufficienza e supponenza padronali» aggiungendo che a nulla era servita la positiva evidenza dei numeri restituiti dalla ricerca di Ernest & Young.

Il 4 agosto scorso la Giunta, riunitasi dopo «gli sconcertanti esiti nella forma e gravissimi nella sostanza» emersi in Conferenza Stato Regioni, aveva ribadito la necessità di ricorrere al Tar sottolineando che «l’orientamento della Camera di commercio pordenonese, seppur condiviso dalla maggioranza dei cittadini e delle imprese del Friuli Venezia Giulia, ha incontrato l’opposizione miope e pericolosamente conservatrice di alcuni potentati». Oggi, al termine dei lavori, la Giunta si è detta certa che alla propria, determinata e affilata azione di tutela legale si affiancherà quella della Regione Friuli Venezia Giulia che, sin dal principio, «ha pienamente condiviso il nostro orientamento ritenendolo unico e plausibile in un più ampio processo di semplificazione del sistema camerale del Friuli Venezia Giulia, obiettivo primario attorno al quale si è mossa l’azione di questo Ente».