Cciaa unica del Friuli Venezia Gulia: la Regione valuta il ricorso contro il ministero dell’Economia

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FVG Antonio Paoletti Pres CCIAA Trieste Sergio Bolzonello e Alberto Marchiori Pres Confcommercio FVG
Paoletti: «che fastidio dà a Cciaa della Venezia Giulia?» 

FVG Antonio Paoletti Pres CCIAA Trieste Sergio Bolzonello e Alberto Marchiori Pres Confcommercio FVGLa Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia sta valutando l’opportunità di ricorrere contro la decisione del Governo Gentiloni di non accorpare le Camere di commercio della regione in un unico soggetto come vorrebbe invece la Regione.

Lo ha comunicato la stessa presidente della Regione, Debora Serracchiani, in risposta al “question time” presentato dal consigliere Gino Gregoris, che in rappresentanza dei Cittadini ha dato seguito all’azione intrapresa dal movimento civico regionale a favore del disegno di semplificazione e razionalizzazione degli enti che concorrono alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo del territorio regionale. 

Già ad aprile, la questione era stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica proprio grazie a un’altra interrogazione dei Cittadini che nell’occasione sollecitarono la Regione a manifestare chiaramente al Governo e ad Unioncamere la volontà politica di costituire un’unica Camera di commercio. Sollecitazione raccolta dalla presidente Serracchiani che scrisse in tal senso direttamente al ministro Calenda e al presidente Lo Bello. L’amministrazione regionale – è la risposta fornita nel “question time” – per tramite dei competenti uffici, sta valutando la percorribilità tecnico giuridica di agire nelle opportune sedi giurisdizionali avverso il decreto Mise dell’8 agosto 2017 e di sollevare la questione di legittimità costituzionale della normativa che esclude l’intesa con la Regione Friuli Venezia Giulia. 

Gregoris, nella replica, ha preso atto con soddisfazione della volontà politica espressa dalla Giunta. «In tal modo – ha commentato – abbiamo manifestato con chiarezza quanto la difesa della nostra autonomia sia per noi una priorità. Attendiamo ora con fiducia sviluppi concreti entro il mese settembre come indicato dalla Giunta». 

Se la politica procede per la sua strada, dal vertice della Cciaa della Venezia Giulia giungono malumori. «Che fastidio dà la Camera di commercio Venezia Giulia?» si chiede il presidente dell’Ente, Antonio Paoletti, secondo il quale «il peccato originale dei due Enti camerali di Trieste e Gorizia è quello di aver deciso di accorparsi nell’interesse delle imprese e dei territori secondo la legge e ben prima di essere costretti dalla Riforma. E ciò ha dato fastidio: invece di essere sostenuti in un percorso volontario e virtuoso, che non comportava costi per cittadini e imprese, abbiamo dovuto affrontare solo ostacoli, frapposti immotivatamente». 

Per Paoletti «anche il Decreto ministeriale dell’8 agosto 2017 conferma l’esistenza in forza della legge della Camera della Venezia Giulia e prevede la creazione di una Camera tra Udine e Pordenone. Ma ancora non basta. Due consigli comunali, quelli di Trieste e Gorizia, hanno votato all’unanimità, da destra a sinistra, passando per il centro e i Cinque Stelle, per il mantenimento della Camera di commercio Venezia Giulia, perché rappresentativa dei territori e tutelata anche dalla legge di riforma delle Camere di commercio voluta ancora dal Governo Renzi. E allora – prosegue Paoletti – mi chiedo, a cosa serve la legge? A cosa serve essere virtuosi e anticipare le riforme nel rispetto della legalità per garantire servizi e tagliare costi? Non si parli di poltrone, perché nessun rappresentante camerale percepisce un solo euro. Ma allora qual è il vero motivo? Si vuole fare in modo che il patrimonio immobiliare e il diritto camerale versato dalle imprese di Trieste e Gorizia (palazzi, laboratori chimici, il comprensorio fieristico di Gorizia, il porto di Monfalcone, la sede dell’Erdisu di Gorizia, le quote azionarie nell’Interporto di Fernetti e della Fiera di Trieste Spa, le liquidità della Camera Venezia Giulia, il Fondo Gorizia e molto altro) venga amministrato da un Consiglio camerale della Camera unica e da una Giunta camerale unica con i rappresentanti triestini in assoluta minoranza e negando a Gorizia anche la semplice rappresentatività? Si vuole questo per davvero? Sembrerebbe di sì: al momento attuale in base alla normativa in essere e in assenza dei decreti attuativi del Decreto ministeriale dell’8 agosto scorso, questo accadrebbe se si andasse subito alla Camera Unica». 

«Se si vogliono cancellare Trieste e Gorizia dalla geografia economica della nostra regione per fare un favore a Pordenone e ai suoi politici di riferimento, lo si faccia – afferma Paoletti – ma senza accampare scuse, bensì con il coraggio di dirlo apertamente. Ciò che abbiamo fatto a Trieste e Gorizia è stato unire due territori geo-economicamente omogenei, seguendo l’ottimo esempio di Confindustria Venezia Giulia, che anche oggi nella sua convention ha dimostrato la bontà della scelta realizzata. Ma questo non va bene ai vertici della Regione Friuli Venezia Giulia che per legge non ha competenza in materia di Camere di commercio, ma vorrebbe imporre la sua scelta. Le Camere sono enti che funzionano bene perché governate dagli imprenditori e non dalla politica. Allora – conclude Paoletti – è forse proprio questo ciò che dà ancor più fastidio». Al vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello le orecchie devono aver fischiato, e parecchio.