Quattro concerti per festeggiare il decennale della rassegna veneziana
Di Giovanni Greto
L’Archivio Musicale Guido Alberto Fano, organizzatore di “LidoMusicAgosto” dall’estate del 2008 (e dal 2012 in sinergia con la Fondazione Musicale Omizzolo-Peruzzi di Padova) ha presentato anche ad agosto un programma di qualità di rara esecuzione, che ha attirato un folto pubblico nel chiostro della chiesa di San Nicolò del Lido di Venezia.
Il secondo dei quattro appuntamenti ha celebrato il ritorno, a distanza di cinque anni, della coppia artistica e familiare formata dal trombettista triestino Mauro Maur (8 agosto 1958) e dalla pianista canadese Françoise de Clossey (Montreal, 12 ottobre 1974). Ancora una volta, in una serata dedicata al grande cinema italiano, il duo ha eseguito temi famosi di Ennio Morricone (1928), Piero Piccioni (1920-2004), Nino Rota (1911-1979).
Tra un brano e l’altro, com’è suo costume, Maur ha intrattenuto amabilmente la platea, raccontando aneddoti legati ai registi e agli interpreti dei film o come nacquero brani musicali molto importanti. E’ il caso del tema principale di “Per un pugno di dollari”, una delicata e dolce ninna nanna nella versione originale, scelta da Sergio Leone, al terzo tentativo da parte del compositore di soddisfare le aspettative del regista. Il duo ha eseguito di seguito una dopo l’altra la versione originale e quella aggressiva, con il pianoforte marcatamente percussivo, utilizzata nella scena del film. Mentre scorrevano le diapositive, lungo il muro alle spalle dei musicisti, si sono ascoltati altri temi, tratti da pellicole di Leone: “Bugsy”, “La leggenda del pianista sull’oceano”, “le Professionel” e il colossale “Mission”.
Forse per tirare il fiato, come cinque anni or sono, Maur ha tessuto le lodi fisiche e tecniche – sembra fosse una bambina prodigio – della consorte, scoperta da Oscar Peterson, grazie all’insistenza della madre e al fatto di essere vicina di casa del celebre pianista Jazz. La de Clossey ha eseguito ancora una volta, una composizione dedicatale proprio da Peterson, secondo il suo stile indiscutibilmente rigoglioso, contrassegnato da un utilizzo intenso dei pedali. E’ stata poi la volta di due temi tratti da film di Piero Piccioni, il meno conosciuto “Il viaggio” e “Amore mio aiutami”, una commedia diretta da Alberto Sordi e da lui interpretata accanto ad una sensazionale Monica Vitti.
L’ultima parte è stata interamente dedicata a Nino Rota, un compositore che Maur non è riuscito a conoscere di persona, ma che considera far parte dei più grandi musicisti della storia. Di lui, Maur ha scelto temi da film di Fellini – “Amarcord”, “La dolce vita”, “I vitelloni”, “La strada”, “Otto e mezzo”-, ricordando la collaborazione con il regista riminese, conosciuto allorché il musicista si trasferì nella capitale per ricoprire il ruolo di prima tromba nell’Orchestra Sinfonica di Roma, e l’amicizia con Giulietta Masina, per la quale suonò ai suoi funerali il languido, disperato tema de “La strada”. Applausi scroscianti e, vista la cronologia, arrivederci al 2022.
L’ultimo appuntamento ha messo insieme il tenore Marcello Nardis (Roma, 1 novembre 1979) e il pianista Andrea Bacchetti (Uscio, Genova, 1977), ex enfant-prodige, già ospite gradito dei concerti dell’Archivio Fano alla Fenice e al Lido. Pur se le occasioni di esibirsi sono poco frequenti, il duo ha dimostrato un convincente affiatamento. Bacchetti ha assecondato con discrezione la vocalità di Nardis, capace di abbandonarsi alle emozioni nel canto, possedendone un perfetto controllo nei suoi aspetti tecnici. Rispetto all’ordine indicato nel programma di sala, il duo ha esordito eseguendo “Sensazione” di Silvio Omizzolo (Padova, 1905 – 1991), pianista concertista in varie formazioni di musica da camera, didatta nei conservatori di Rovigo, Vicenza, Venezia e Padova. Stimato da molti musicisti del suo tempo, fra cui Gian Francesco Malipiero, Luigi Dallapiccola e Giorgio Federico Ghedini, Omizzolo è fra coloro che nel secondo dopoguerra si avvicinano alla dodecafonia con curiosità e interesse, pur senza aderirvi in modo rigoroso.
Il concerto è proseguito con l’esecuzione di “Cinque canti”, di Guido Alberto Fano (Padova, 1875 – Tauriano di Spilimbergo, 1961), pianista concertista, direttore d’orchestra, insegnante e compositore sia di musica pianistica, che da camera e sinfonica. Musicista dai vari aspetti, nelle sue opere più ardite la ricerca e la sperimentazione cromatica si spingono alle soglie dell’atonalità.
A questo punto, forse per consentire a Nardis di concentrarsi in vista del lungo e impegnativo lavoro conclusivo, Bacchetti ha eseguito una composizione di Bach, scelto all’ultimo istante in sostituzione del previsto Mozart, “perché volevo cimentarmi con un pezzo che ho iniziato a suonare da poco”, scusandosi con il pubblico per una resa non eccezionale, dovuta al manifestarsi di una forte emicrania.
Finalmente giunge il momento di ascoltare forse il più vario e perfetto fra i cicli di Lieder di Robert Schumann (Zwickau, Sassonia, 8 giugno 1810 – Endenich, Bonn, 29 luglio 1856), “Dichterliebe” (Amore di poeta), op.48, che risale al 1840, e il cui testo consiste di liriche di Heinrich Heine (Dusseldorf, 13 dicembre 1797 – 17 febbraio 1856). Ottima l’interpretazione di Marcello Nardis, che ha declamato con passione ed eleganza i versi di uno fra i più grandi poeti della Germania, anche se è quello che il popolo tedesco ama e conosce di meno. Heine amava con tutto il cuore il Lied popolare genuino che aveva nell’orecchio e nell’anima fin da bambino. La natura che addolcisce i dolori degli amori infelici è stata messa in musica in maniera espressivamente lirica, dovuta forse alla sensibilità letteraria di Schumann, sentimentalmente legato alla moglie Clara, che gli sarà accanto nella sua breve e dolorosa esistenza fino all’esalazione dell’ultimo respiro. Bacchetti ha commentato in maniera armoniosa una linea vocale calma e flessibile, con tocchi delicati accanto ad episodi veementi che hanno favorevolmente impressionato una platea ammutolita ed attonita. Applausi generosi e convinti hanno fatto ritornare i musicisti sul proscenio a riproporre una bella poesia da “Dichterliebe”.
Per concludere, tra le molte incisioni del pianista, merita una segnalazione il recente CD “Fano-Omizzolo. Opere per violoncello e pianoforte” (Tactus), con la partecipazione di Rocco Filippini. Un disco da ascoltare, perché consente di apprezzare due compositori padovani poco eseguiti, tardo romantici (nel caso di Fano, nelle “Rimembranze”, per pianoforte solo, composte a soli 17 anni nel 1892) o con reminiscenze brahmsiane (come nella “Sonata in re minore per violoncello e pianoforte”, anche questa di Fano, dedicata al suo maestro Giuseppe Martucci), o che sanno sfruttare le possibilità naturali del violoncello, come accade nella “Sonata breve” del 1970 per violoncello e pianoforte, composta da Omizzolo per un amico avvocato, violoncellista dilettante.