Urzì: «da Svp Upt e Patt atto d’arroganza». Savino: “la Svp non può minacciare il parlamento». Intanto Brunetta propone un lodo per posticipare l’effetto dell’emendamento Biancofiore: strategia per buttare nel campo PD il cerino acceso?
Continua ad infuocare il dibattito politico nazionale l’assetto riguardante il Trentino Alto Adige nella bozza della nuova legge elettorale.
Dalla Svp un prendere o lasciare: «intendiamo ribadire quanto affermato in questi giorni e a giugno in seguito al voto in Aula alla Camera sulla legge elettorale. L’approvazione dell’emendamento 1.535 in ordine ai collegi uninominali per il Trentino-Alto Adige / Südtirol rimane inaccettabile ribadiscono Daniel Alfreider, presidente dei deputati della Svp e delle Minoranze Linguistiche e il deputato trentino Lorenzo Dellai. «In Commissione Affari costituzionali e in Aula – sostengono Alfreider e Dellai – l’intesa raggiunta fra Svp, Pd, Cinque Stelle, Forza Italia e Lega era stata più volte confermata, anche con riferimento alla volontà di non modificare il testo del Relatore Fiano. Il voto segreto sull’emendamento 1.535 ha determinato invece una sfiducia reciproca tra i partiti e i vari gruppi. Una sfiducia reciproca che riguarda non soltanto il tema del sistema elettorale per il Trentino Altoadige/Südtirol ma soprattutto altri punti delicati della legge elettorale».
Ad Alfraider e Dellai fanno eco Karl Zeller, Albert Lanièce, Vittorio Fravezzi e Franco Panizza, esponenti dei partiti autonomisti in Senato: «l’introduzione del “Mattarellum” anche alla Camera, già previsto dalla legge elettorale vigente e su cui la Corte Costituzionale nulla ha eccepito, è un punto imprescindibile dell’accordo politico siglato con Bersani nel 2013 e successivamente attuato da Renzi con l’“Italicum”. Va peraltro ricordato che il “Mattarellum” è l’unico che consente alle minoranze linguistiche la presenza in Parlamento senza correre il rischio di un mancato superamento di una soglia, garantendo anche la rappresentanza del gruppo linguistico italiano di Bolzano».
Netta la chiusura da parte delle forze politiche di opposizione. Per Alessandro Urzì, consigliere della provincia di Bolzano per Alto Adige nel cuore, «le dichiarazioni sulla legge elettorale, dal tenore di un diktat al Pd, dei senatori Zeller, Fravezzi e Panizza per la Svp, l’Upt e il Patt, rappresentano un incredibile atto di protervia e arroganza. E’ incredibile l’affermazione che la legge elettorale dovrà obbedire all’accordo politico stretto da Svp e Patt con l’allora segretario del PD Bersani e onorato, anche troppo, dal suo successore Renzi. Piegare una legge elettorale ad interessi di parte e dichiararlo così impudicamente grida vendetta al cielo – sostiene il consigliere del Centrodestra altoatesino -. E’ falso ciò che dice Zeller, secondo cui il sistema dei collegi uninominali è l’unico che garantisca la rappresentanza della minoranza linguistica tedesca e l’elezione di un italiano nel collegio di Bolzano. E’ vero al contrario che con questo sistema la Svp in Alto Adige e il Patt (con l’Upt in Trentino) si assicurano al tavolino la quasi totalità dei seggi e la Svp si garantisce la possibilità di scegliersi l’italiano più gradito nel collegio di Bolzano».
Per Elvira Savino, deputata di Forza Italia, «è auspicabile che la legge elettorale, che stabilisce le regole del gioco della competizione elettorale e l’assegnazione dei seggi, debba avere la più ampia condivisione. Detto ciò, ritengo inaccettabile modi e contenuti delle ripetute e minacciose esternazione della Svp che vorrebbe tenere in ostaggio il Parlamento e l’intero Paese sulla legge elettorale perché non gradisce l’emendamento presentato dalla collega Biancofiore che il Parlamento ha legittimamente approvato. Se la Svp vuole uscire o meno dalla maggioranza di governo è questione partitica che non interessa né noi né gli italiani: siamo rispettosi delle posizioni di tutti ma non è tollerabile che si minacci il Parlamento».
Dal fronte azzurro si cerca una via d’uscita: il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, apre ad una possibile soluzione, proponendo alla conferenza dei capigruppo di applicare anche alla legge elettorale una «norma transitoria», già applicata in passato ad altre materie, in base alla quale la modifica approvata sul Trentino Alto Adige sia valida e applicabile non dalle elezioni del 2018, ma a partire da quelle successive. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha assunto l’impegno a verificare se la norma sia applicabile in materia elettorale, e di effettuare allo scopo «gli opportuni approfondimenti». Una sorta di quadratura del cerchio, ma anche per stanare il Pd dalla sua posizione di arroccamento, forse utile per chiudere tutta la discussione sulla legge elettorale lasciando il cerino acceso in mano ai Dem, così come è già accaduto ieri in tema di legge sullo “ius soli”.