Stupri di Rimini: tutti in carcere i 4 immigrati africani con precedenti

0
4825
stupro aggressione violenza sessuale donna
Drammatica la testimonianza delle vittime. La ragazza polacca: «mi dicevano “ti uccido” e mi hanno violentato ripetutamente, sottoponendomi anche ad uno stupro contemporaneo anale e vaginale»

stupro aggressione violenza sessuale donnaDovranno stare in carcere e non potranno comunicare tra di loro. E’ questa la decisione del Gip del tribunale per i minorenni di Bologna che, con una durissima ordinanza in cui parla di fatti «espressione di elevatissimo spessore criminale e di particolare ferocia», dispone la misura cautelare più restrittiva per i due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e per il nigeriano di 16, dopo l’udienza sulla convalida dei fermi e l’esame di atti giudiziari da cui sono emersi dettagli «raccapriccianti» sulle due violenze sessuali di cui è accusato quello che i magistrati definiscono «gruppo selvaggio».

I tre rispondono, insieme al congolese 20enne Guerlin Butungu, di aver stuprato una turista polacca, di aver pestato a sangue il suo compagno e di aver violentato poi una prostituta transessuale a Miramare di Rimini, la notte tra il 25 e il 26 agosto: anche per il maggiorenne, considerato leader del gruppo, che nell’interrogatorio ha cercato di scaricare le colpe sui più giovani, è stato disposto il carcere. Secondo il Gip Vinicio Cantarini non solo il congolese «partecipò alla violenza sessuale di gruppo e agli altri atti predatori, ma fu proprio lui a scatenare il branco, a dirigere la brutale aggressione, ad “impadronirsi” per primo del corpo delle giovani donne per dar sfogo ai propri bestiali istinti sessuali». 

Anche dal provvedimento del giudice minorile Anna Filocamo che si ricava tutta la brutalità con cui il gruppo ha agito. Nell’atto si sottolinea «la spregiudicatezza con cui sono state poste in essere le azioni delittuose», «l’inutile cattiveria» con cui i tre hanno inflitto «inutili sofferenze alle vittime» e il fatto che le loro azioni hanno suscitato «un allarme sociale di proporzioni rare». Nel raccontare che era il congolese a comandarli, i complici minorenni hanno mostrato «personalità gravemente inconsistenti ed incapaci di rendersi conto dell’estrema gravità delle condotte realizzate». 

Quella raccontata dal giovane polacco amico della ragazza stuprata è una «scena agghiacciante», riferisce il gip. «Tre o quattro a turno si intercambiavano tra loro nell’abusare di lei e nell’immobilizzare me dopo avermi ripetutamente pestato a sangue con calci e pugni», ha dichiarato il giovane. Ancora: «mentre era immobilizzato a terra tenuto da due persone con il viso sulla sabbia il giovane veniva perquisito alla ricerca di telefono e portafogli, e colpito ripetutamente con calci in tutte le parti del corpo e pure al capo con una bottiglia di vetro». 

L’incubo della giovane ragazza polacca è cominciato con uno stentato «where are you from?» pronunciato da un ragazzo che «si è materializzato in maniera fulminea». Poi, «mentre i due mi tenevano ferma con le gambe aperte, il terzo abusava sessualmente di me, dando poi il cambio agli altri due… Durante questa interminabile azione, durata secondo me più di venti minuti», durante la quale «mi dicevano in inglese “I kill you” e sentivo che il mio amico veniva picchiato brutalmente». «Stremata, senza poter in nessun modo reagire neppure urlando», «senza forze ed impaurita, ma cosciente», la ragazza è stata quindi trascinata in acqua e poi di nuovo sulla spiaggia, «Ancora immobilizzata da almeno due di questi, ancora di schiena sulla sabbia, venivo girata su un fianco e penetrata contemporaneamente da due di questi criminali». 

Ancora più terribile, se possibile, quanto subito dalla peruviana, abusata a turno dai quattro che si sono alternati nello stupro e nel tenerla immobilizzata. Nel luogo dell’aggressione subita dalla prostituta gli investigatori hanno trovato la macchina fotografica e l’orologio rapinati poco prima all’amico della polacca. «Segno evidentissimo – scrive il gip – che gli autori dei crimini ai danni della giovane coppia polacca sono le stesse persone» che si sono rese responsabili del secondo episodio di violenza sessuale. Persone giovanissime, da cui non è emerso alcun segno di pentimento.

Forse, stante le condizioni della giustizia italiana, sarebbe opportuno dare seguito alle richieste della magistratura polacca che ha richiesto l’estradizione dei quattro immigrati: ci sarebbero quattro criminali in meno da mantenere e la certezza per loro di quella pena severa e duratura nel tempo, che l’Italia non è in grado di assicurare.