Minniti: «in Friuli Venezia Giulia grande collaborazione con gli enti locali». Dipiazza: «bene le risposte del ministro alle richieste dei sindaci»: Tondo: «Minniti confonde l’immigrazione con l’estinzione»
Vertice a Trieste sull’immigrazione, sicurezza e solidarietà tra gli amministratori locali del Friuli Venezia Giulia e il ministro degli Interni, Marco Minniti.
«In Friuli Venezia Giulia ho trovato una fortissima collaborazione istituzionale – ha affermato il Minniti -. Penso che abbiamo incominciato un percorso molto importante. Lo considero un elemento decisivo. Se una regione straordinaria come questa affronta queste questioni con un intento di equilibrio tra legalità e umanità, noi abbiamo trovato una via. La più importante che potevamo cercare».
Il Friuli Venezia Giulia vedrà raddoppiate le commissioni per il riconoscimento dello status di rifugiato e un rafforzamento dell’attenzione sui cosiddetti “dublinanti”. E’ questo l’esito principale del vertice degli amministratori della regione con il ministro Minniti. «Abbiamo il raddoppio delle commissioni – ha detto la presidente della Regione, Debora Serracchiani – molto importante per accelerare le procedure amministrative, l’attenzione sui cosiddetti “dublinanti”, quindi una task force che ci permetta di intervenire nei primi 60 giorni, che sono quelli fondamentali. Poi ovviamente gli accordi transfrontalieri ma direi tutti gli interventi organici e che sono frutto del lavoro che ha fatto il ministro e che hanno dato risultati estremamente importanti con la Libia, l’Algeria, gli interventi su altri Paesi del Mediterraneo e in Europa. La direzione – ha concluso – è quella giusta».
Secondo il ministro, la Libia è la chiave per «affrontare il problema dei flussi migratori. Il 97% delle persone arrivate in Italia nei primi otto mesi di quest’anno provengono dalla Libia ma non c’è nessun libico tra loro. Il nostro obiettivo era quindi intervenire in quel paese perché si dotasse di strumenti di controllo delle frontiere, ci fosse una Guardia costiera, si controllasse il confine sud di quel paese da cui possono passare trafficanti di esseri umani e un domani anche i terroristi tornati da Siria e Iraq”».
Secondo Minniti, poi, «l’Europa che investe in Africa è un’Europa che investe sul suo futuro. Investire in Africa significa farlo sul fronte economico ma anche sul terreno democratico, del superamento dei conflitti e delle guerre, investire sulle classi dirigenti del continente. L’Africa è un continente ricchissimo in cui ci sono classi dirigenti che spesso si impossessano di quelle ricchezze».
Per Minniti «il compito dell’Italia è fare in modo che nella striscia del Sahara il traffico di esseri umani non sia l’unico mezzo di sostentamento, ma anche pensare ai diritti e ai livelli di vita di chi resta in Libia nel momento in cui governiamo i flussi. So perfettamente che siamo noi a doverci porre il problema. Abbiamo già fatto delle cose. L’Unhcr ha potuto entrare in Libia di recente dopo oltre sessant’anni. Dobbiamo governare i flussi e costruire le condizioni perché lì siano trattati com’è giusto che siano trattati. Dobbiamo poi lavorare perché chi ha diritto alla protezione umanitaria possa ottenerla. E chi non ne ha diritto deve avere assistenza per tornare ai paesi di provenienza».
Infine, per il ministro l’obiettivo dell’Italia in materia di immigrazione resta “«l’accoglienza diffusa. Se ogni comune accogliesse tre migranti ogni mille abitanti in Italia non avremmo nessun problema. Il problema è che ci sono tanti comuni che non accolgono». Per Minniti «i grandi centri di accoglienza vanno superati perché non garantiscono l’integrazione. I piccoli numeri abbattono il muro di diffidenza. Il compito del ministro dell’Interno e del Pd è di ascoltare sia le voci di chi è accolto che le voci di chi accoglie».
Le parole del ministro sono state salutate positivamente dal sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza: «è stato positivo e molte delle nostre richieste troveranno presto delle risposte come ha garantito il ministro. E’ importante un maggior supporto di forze dell’ordine e verrà predisposto in tempi molto rapidi un piano per la sicurezza che coinvolgerà i comuni maggiori della Regione. A breve, inoltre, sarà costituita un’altra Commissione territoriale, dato che l’unica che c’è non riesce a controllare tutti coloro che entrano nel paese attraverso i nostri confini».
Scettico il commento dell’ex presidente della Regione e leader di Autonomia Responsabile, Renzo Tondo: «l’immigrazione è un fenomeno drammatico ma circoscritto, limitato. Le migrazioni, viceversa, assumono dimensioni molto più inquietanti, non riguardano lo spostamento di gruppi di persone ma la diaspora di popoli. Ed è questo il fenomeno che noi stiamo subendo, e che abbiamo la folle presunzione di gestire. Il ministro Minniti rivendica di aver risolto il problema, ma confonde il rimedio temporaneo, certamente prezioso, con l’estinzione del problema stesso». Per Tondo «il Friuli Venezia Giulia è la porta d’accesso per migliaia di disperati in cerca di una vita migliore: non abbiamo bisogno di lezioni di etica, qui servono militari ai confini e accordi internazionali di ferro. Stiamo pagando a carissimo prezzo la retorica terzomondista della sinistra, che per vent’anni ha steso un tappeto rosso a quelli che definiva nuovi italiani. Come ha rilevato giustamente l’ex Ministro Tremonti, prima la sinistra ha negato l’esistenza del fenomeno, poi ha sostenuto che era salvifico, perché gli extracomunitari ci avrebbero pagato le pensioni e avrebbero fatto i lavori che non vogliamo più fare, infine si è arresa e ha dichiarato che le migrazioni sono ineluttabili e ha cercato di assecondarle con lo ius soli, figlio di una tipica concezione manichea della società. Scacco matto in tre mosse, ma a pagare è tutta la collettività».