Redatto un documento unitario rivolto al ministro dell’Interno Minniti
Si è concluso con la firma unitaria di un documento da presentare al ministro degli Interni, Marco Minniti, l’incontro sugli immigrati clandestini promosso dal sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, con i colleghi dei comuni di Trieste, Udine e Pordenone, Roberto Dipiazza, Furio Honsell e Alessandro Ciriani.
Tra le richieste dei quattro sindaci al Governo, ci sono controlli mirati anche sui confini settentrionali, pratiche di rimpatrio più celeri, l’istituzione di una commissione per il riconoscimento della protezione internazionale in ciascun capoluogo di provincia italiano e l’immediato potenziamento dell’organico di quella già presente a Gorizia. Sono richieste anche nuove misure per consentire a chi ha ricevuto lo status politico di ricevere servizi di accoglienza, una commissione congiunta parlamentare e governativa per mettere a fuoco le problematiche specifiche del flusso da altri Paesi dell’Unione Europea in arrivo via terra, la presa in carico da parte del Ministero delle spese sanitarie dei migranti presenti in Friuli Venezia Giulia e il rafforzamento degli organici delle forze di polizia.
«Al di là dell’appartenenza politica, tre sindaci di centrodestra e uno di centrosinistra, abbiamo condiviso una fotografia comune, aspettative comuni, problemi comuni e richieste comuni; perciò, non solo una lamentela, ma proposte da fare al Governo per affrontare il problema migranti in ambito sia nazionale, sia regionale – ha detto il sindaco di Gorizia e “padrone di casa”, Rodolfo Ziberna -. Tra le tante proposte per quanto riguarda l’accoglienza, c’è quella di quadruplicare le commissioni territoriali. Oggi la commissione prefettizia di Gorizia riesce a istruire circa 200 pratiche all’anno a fronte di 12.000 richiedenti asilo che arrivano in Friuli Venezia Giulia. Quadruplicarla ci permetterebbe di arrivare a 8.000 o 9.000 pratiche all’anno. Un’altra proposta nostra, ma non condivisa da tutti, è dare ospitalità in caserme o strutture fuori dai centri abitati, a condizione però che questo non diventi un alibi per portare decine di migliaia di migranti in regione perché la nostra è la più attrezzata in termini di caserme».
Per Furio Honsell, sindaco di Udine e unico esponente del centro sinistra presente all’incontro (gli altri tre sindaci sono espressione del centro destra), «il documento che abbiamo siglato è privo di qualunque slogan, è un documento che mette a fuoco un certo numero di problematiche e suggerisce un certo numero di linee d’azione che, peraltro, avevo già suggerito in passato. Il flusso dei richiedenti asilo nel nostro territorio è una specificità peculiare ed è giusto che il ministro ne venga a conoscenza sentendo la voce di tutti i sindaci – ha aggiunto Honsell -. Poi è chiaro che il problema è complesso e va affrontato in tutti i suoi aspetti. E l’ultimo che sta emergendo va al di là del richiedente asilo: una volta che tutte queste persone avranno ricevuto la protezione, che prospettiva avranno? Se non faremo qualcosa troveremo nelle nostre città presenze che possono essere problematiche». Quanto all’ipotesi di aprire le caserme dismesse per dare accoglienza ai migranti fuori convenzione, Honsell ha detto che «da tempo penso che sia un’opportunità, ma solo se non vengono utilizzate solamente per accogliere. A Udine, nella caserma Osoppo, ho proposto la contemporanea presenza della questura e del centro di raccolta dei richiedenti asilo».
Secondo il sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, «il dramma dei flussi migratori non è un fenomeno che può essere gestito dai sindaci. Non lo può essere per gli strumenti inadeguati, spuntati e insufficienti che abbiamo a disposizione. La visita del ministro Minniti è benvenuta purché dia risposte alle richieste e ai suggerimenti dei sindaci per mitigare questo fenomeno e non aprire una guerra tra poveri. Pordenone – ha evidenziato Ciriani – ha raddoppiato il numero di richiedenti asilo nell’ultimo anno e purtroppo la comunità si lamenta perché vede trasformati pezzi di città che sentiva familiari e domestici in luoghi che non sono più vivibili. Di fronte a questo non si può intervenire con strumenti comunali. Occorrono serie politiche nazionali e internazionali. Ci auguriamo che il governo prenda coscienza del fatto che noi non subiamo l’immigrazione dal sud del mondo, ma abbiamo il fenomeno paradossale di coloro i quali, espulsi dal resto d’Europa, arrivano in Friuli Venezia Giulia per iniziare il nuovo iter di richiesta di riconoscimento».
«Dobbiamo dire al ministro qual è la condizione delle nostre città» dice deciso il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza che ha posto l’accento sulla qualità della vita dei cittadini e sulla sicurezza. «Abbiamo un degrado al quale non eravamo abituati – ha spiegato il sindaco di Trieste – nelle classifiche nazionali, Trieste era sempre prima per qualità della vita, ora abbiamo questa gente che bivacca per le strade e stiamo spendendo delle risorse importanti. Io mi chiedo, e lo chiederò al ministro: qual è l’obiettivo di questo? Oltre al documento che ho firmato con i colleghi sindaci, dobbiamo porci dei problemi: per quanto andremo avanti così senza risorse? per quanto affronteremo il degrado nelle nostre città? per quanto continueremo a spendere delle risorse importanti? E’ questo che dobbiamo chiedere al ministro».