Valerio (Confapi Padova): «ma non soffochiamola nella culla. Serve un’ulteriore detassazione del salario di produttività e un deciso riassetto del sistema creditizio»
La ripresa si consolida. A Padova, come in Veneto e nel NordEst. Secondo l’analisi di Confapi Padova il primo semestre del 2017 nel settore manifatturiero si è chiuso con il segno “+” nel territorio, tanto per quanto riguarda la produzione industriale, dove si registra un +2,1%, che per quanto concerne il fatturato (+2,6%) e gli ordinativi (+2,3%), confrontando i dati al 30 giugno con lo stesso periodo dell’anno scorso.
L’andamento positivo è comunque più contenuto rispetto a quello registrato in Veneto, dove la produzione segna un +3,3%, il fatturato un +4,4% e gli ordini un +3,5% ed è allo stesso tempo più moderato anche rispetto al confronto tra il 2016 e il 2015 (a Padova la produzione industriale segnava un +2,9%, il fatturato un +4,5% e gli ordini un +4,1%). Parallelamente, diminuisce leggermente il numero delle sedi legali di impresa e delle unità locali presenti nel territorio, scendendo dalle 15.460 del 2016 alle 15.406 del 2017 (54 in meno, pari allo 0,3%).
«Ma le variazioni percentuali vanno analizzate tenendo conto della situazione che si presentava negli anni precedenti», precisa Carlo Valerio, presidente di Confapi, associazione delle piccole e medie imprese, commentando i dati incrociati dal centro studi Fabbrica Padova e ricavati dai rapporti della Camera di commercio relativi alle dinamiche dell’industri a manifatturiera in provincia e alla dinamica delle imprese. «Intendo dire – prosegue Valerio – che il settore manifatturiero veniva da un 2015 difficile e da una serie di anni in cui ancora si scontavano i danni della grande crisi e una certa stagnazione: le variazioni di cui parliamo oggi sono invece un incremento positivo su un quadro che già stava assumendo colori più brillanti. Per quanto concerne il numero delle sedi e delle unità produttive, credo che si stia ancora assistendo a una sorta di riassestamento fisiologico e a una razionalizzazione, iniziata già negli scorsi anni e non ancora completata. Nel complesso, credo che si possa tornare a guardare al futuro con fiducia».
Come si possono leggere questi dati allargando la prospettiva? «Ritengo che siano anche il frutto delle misure adottate dal Governo, meno propenso agli annunci di quelli che l’hanno preceduto, ma più concreto. Mi riferisco a misure positive come “Industria 4.0”, iper e superammortamento, e alla detassazione del salario di produttività, che deve essere ulteriormente rafforzata, mettendo in campo misure adeguate per la riduzione del costo del lavoro e che conducano a una decisiva ripresa della domanda interna. Il tutto senza considerare, ovviamente, l’accesso al credito, nodo cruciale per il sostentamento delle Pmi – sottolinea Valerio -. L’ultimo rapporto di Banca d’Italia relativo al Veneto rileva infatti un’ulteriore contrazione del credito concesso alle imprese, con una marcata selettività sulla base della presunta rischiosità delle stesse (rating): come ben noto, la Regione deve inoltre anche affrontare l’impatto del riassetto del sistema creditizio a fronte dell’epilogo delle due Banche venete. Ecco perché diventa necessario ridefinire il rapporto banca-imprese».