Secondo Assoeneologi e Coldiretti quella del 2017 sarà la vendemmia peggiore dal dopoguerra

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4 Vendemmia a Maso Sette Fontane
Gelate primaverili e siccità cocktail letale per i filari riducono la produzione del 25%, ma vola l’export vinicolo italiano

4 Vendemmia a Maso Sette FontaneIl clima pazzo di quest’anno, fra caldo e siccità da una parte, gelate tardive e grandinate dall’altra, ha colpito duro le vigne italiane. La vendemmia 2017 sarà fra le più scarse del dopoguerra, con un calo della produzione di vino e mosto del 25%. Unica consolazione, il vino italiano è sempre più richiesto all’estero: il valore delle esportazioni aumenterà del 6,3% nel 2017 rispetto all’anno precedente.

I conti li hanno fatti Coldiretti e Assoenologi. «La vendemmia del 2017, per effetto del caldo e della siccità, si classifica come la più precoce dell’ultimo decennio – sottolinea Coldiretti -. Con un anticipo di circa dieci giorni rispetto allo scorso anno, è dunque in forte calo per il bizzarro andamento climatico, con un inverno asciutto e più mite e un precoce germogliamento della vite, che ha favorito danni da gelate tardive, ma anche siccità persistente e episodi localizzati di grandinate». Le prime previsioni di Assoenologi «indicano una produzione di vino e mosto nel 2017 di 41,1 milioni di ettolitri, inferiore di ben 13 milioni rispetto allo scorso anno. Una flessione media di circa il 25%, ma ci sono regioni che andranno molto peggio. Cali del 40% sono previsti in Lazio e Umbria, del 35% in Sicilia, del 30% in Toscana, Puglia, Abruzzo, Molise, Liguria, Basilicata, Calabria e Valle d’Aosta, del 25% nelle Marche e in Lombardia. In Sardegna la produzione calerà del 20%, mentre in Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Veneto la riduzione sarà del 15% e in Trentino Alto Adige del 10%. In controtendenza la Campania, dove si stima un aumento del 5%». 

A livello storico e statistico, Assoenologi fornisce anche la lista delle vendemmie più scarse del dopoguerra: 1947: 36,4 milioni di Hl, 1948: 40,4 milioni di Hl, 1949 e 1950: 41 milioni di Hl, 2012: 41,1 milioni di Hl, 2017: 41,1 milioni di Hl. Ma il dato di quest’anno, precisano gli enologi, potrebbe ancora peggiorare, se caldo e siccità al Sud persisteranno. 

Dal punto di vista qualitativo se non ci saranno sconvolgimenti si prevede che la produzione “Made in Italy” sarà destinata per oltre il 40% – precisa la Coldiretti – ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% a vini da tavola.

Mal comune, mezzo gaudio: anche i concorrenti del vino italiano non sono messi bene. In Francia e in Spagna sono previste vendemmie scarse, per il caldo e le gelate tardive, e l’Italia manterrà anche quest’anno il primato mondiale della produzione. Per di più, se il vino italiano scarseggerà, i prezzi saliranno. Il valore delle esportazioni vinicole italiane nel 2017 aumenterà del 6,3%, un record storico, dopo i 5,6 miliardi di euro dell’anno scorso.