Cervignano del Friuli (Udine). È stata la prima sezione civile della Suprema Corte, presieduta dal giudice Salvatore Salvago, ad accogliere il ricorso di A.C.T.A. Azienda Conduzione Terreni Agricoli del Gruppo Zonin contro l’Interporto di Cervignano del Friuli.
A.C.T.A. – Azienda Conduzione Terreni Agricoli s.p.a. del gruppo Zonin è difesa dagli avvocati Vittorio Domenichelli e Guido Zago dello studio legale Domenichelli, con l’avvocato romano Luigi Manzi.
La società Interporto Alpe Adria di Cervignano del Friuli s.p.a. è difesa dall’ avvocato udinese Marco Marpillero con l’avvocato romano Beniamino Caravita.
Si tratta di una vicenda nata nel 2006 quando ACTA, proprietaria della tenuta agricola Ca’ Bolani, chiamò in causa l’Interporto Alpe Adria di Cervignano del Friuli per chiedere la determinazione delle indennità di espropriazione e di occupazione di una parte dei propri terreni, utilizzati per la realizzazione dell’Interporto di Cervignano del Friuli.
La Corte di appello determinò l’indennità di espropriazione in circa 2 milioni di euro e l’indennità di occupazione legittima in un dodicesimo per anno di quella di espropriazione, dimenticando di pronunciarsi sul deprezzamento subito dalla parte residua del fondo dove continua l’attività vitivinicola. Per questo motivo la Cassazione ha accolto il ricorso di ACTA, evidenziando che “in tema di
espropriazione parziale, il criterio di stima differenziale è rivolto a garantire che l’indennità di espropriazione riguardi l’intera diminuzione patrimoniale subita dal soggetto passivo del provvedimento ablativo e, quindi, anche il deprezzamento subito dalle parti residue del bene espropriato”, e ricordando che “va compresa ogni ipotesi di diminuzione di valore della parte non interessata dall’espropriazione, con necessario riferimento al concetto unitario di proprietà ed al nesso di funzionalità tra ciò che è stato oggetto del provvedimento ablativo e ciò che è rimasto nella disponibilità dell’espropriato, tanto più ove si tratti di suoli a destinazione agricola, in cui rileva l’unitarietà costituita dalla destinazione a servizio dell’azienda agricola.”
Così la Suprema Corte, con sentenza pubblicata lo scorso 12 maggio, ha accolto le doglianze di ACTA, cassato la decisione della Corte di Appello di Trieste e rinviato nuovamente alla Corte per una nuova decisione.
Amministrata da Franco Zuffellato A.C.T.A. spa, è controllata dalla Gianni Zonin Vineyards s.a.s che detiene il 50,23%, mentre le altre quote sono divise tra Silvana Zuffellato (consorte di Gianni Zonin) 10,58% ed i tre figli Michele, Francesco e Domenico Zonin con il 13,07% ciascuno. Nel collegio sindacale siedono i commercialisti Giuliano Trivellin (presidente) e Tommaso Vio, entrambi partner dello studio vicentino Adacta, con l’agronomo udinese Gianluigi D’Orlandi. Tra i sindaci supplenti si annoverano i commercialisti vicentini Roberto Dalla Montà, e Roberto Montemezzo.
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