Terremoti e dissesti del territorio: dal 1945 ad oggi l’Italia ha speso 245 miliardi per riparare

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Il dato fornito dal ministro Delrio al Meeting di Rimini: «ora l’importante è ricostruire e far tornare le persone. Indispensabile fare entrare gradualmente la certificazione antisismica degli edifici»

graziano delrio 2Dal Dopoguerra ad oggi in Italia si sono spesi già 245 miliardi di euro per la riparazione di territori, città e paesi colpiti da dissesti idrogeologici e terremoti: il dato lo ha fornito il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio nel corso di un dibattito al al Meeting di Cl in corso a Rimini.

E’ importante che si «impari a prevenire – ha detto Delrio -. Siamo un Paese fragile. Basti pensare che 10 milioni di abitazioni sono dentro zone sismiche di tipo 1 e 2 come pericolosità sismica, dove abitano più di 20 milioni di persone. Noi spendiamo una cifra enorme: negli ultimi anni 4,5 miliardi tra dissesto idrogeologico e terremoto per la riparazione». E «dal 1945 in poi abbiamo registrato una spesa superiore ai 245 miliardi» oltre al conteggio di «migliaia e migliaia di morti». 

Non solo: «la vera sfida sull’area del terremoto è quella di ricominciare e far tornare le persone. Chi con il terremoto che ha colpito l’Italia centrale è andato sulle coste ha bisogno di sapere che le terre che ha lasciato hanno un futuro. Ci vogliono anni per ricostruire. Dobbiamo fare più in fretta possibile, ma non possiamo non dire che ci vogliono anni per ricostruire» ha ribadito Delrio, secondo il quale quella della ricostruzione «è una sfida da far tremare i polsi ma è una sfida che si può vincere, non pretendendo di trovare scorciatoie».

Quanto alla prevenzione, Delrio ha affermato che il libretto dell’edificio contentenente la classificazione sismica degli immobili «va introdotto gradualmente. Ma se non partisse come dovrebbe, qualunque governo dovrebbe pensare alla sua obbligatorietà. In questa fase siamo convinti che prevalga la presa di coscienza dei cittadini e l’opera di convincimento», anche se «qualunque governo dovrebbe prendere in considerazione di rendere obbligatori alcuni adempimenti – ha aggiunto -. Bisogna che gli italiani capiscano che investire nella prevenzione per la solidità della propria casa è estremamente importante. Agli italiani dico: credeteci nella messa in sicurezza della vostra casa».

Intanto, sulla gestione del post terremoto in Italia centrale piove la “tegola” Errani, che dopo una serie di indiscrezioni ha ufficializzato che il 9 settembre, alla data della scandenza del suo mandato, lascia l’incarico di commissario straordinario. La nomina di Vasco Errani al vertice della macchina della ricostruzione qualche mese fa aveva suscitato dubbi sulla effettiva portata della nomina, da tant intesa come una sorta di risarcimento da parte del PD a seguito della sua completa assoluzione dallo scandalo che lo ha coinvolto assieme al fratello nella gestione di contributi pubblici in Emilia Romagna quando lui era al vertice della Regione. Dubbi più che confermati dai fatti, visto lo stato di avanzamento dei lavori di ricostruzione, con le macerie che, ad un anno dal terremoto, in molti casi ancora ingombrano i territori dei paesi colpiti. 

«Il 9 settembre scade mio contratto, ringrazio Gentiloni e Renzi. Con i governi e i premier c’è stato il massimo della collaborazione, era una cosa chiara ed è finita perchè era previsto che il mio ruolo finisse con la scadenza del contratto. E’ semplice, non ci sono retroscena, figuratevi se a 62 anni mi metto a fare ragionamenti sul mio futuro – afferma Errani in una nota -. E’ da tempo che sottolineo che, fatto l’impianto, la ricostruzione è del territorio che in primo luogo deve assumere la gestione del processo e credo che l’impianto lo consenta. Questa è la verità, è semplice, non ci sono retroscena, non c’è stata una discussione nel governo». 

L’ex governatore dell’Emilia Romagna afferma di prender «atto di altre interpretazioni» sul suo addio ad iniziare da quelle che lo vogliono maggirmente impegnato a fianco di Bersani per le prossime elezioni politiche, ma «vi assicuro – sottolienea Errani – che sono sinceramente sereno e d’altra parte quando fui nominato si diede un’interpretazione politica, ora si dice che me ne vado per una poltrona. Chi mi conosce sa che questo non fa parte della mia storia, figuratevi se a 62 anni mi metto a fare questi ragionamenti».