Palazzo Betta-Grillo, dopo l’immobilismo da parte della provincia di Trento, acquisito dal comune di Rovereto

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Valduga: «per l’amministrazione comunale il palazzo è una priorità per arricchire il percorso culturale attraverso la città». Situazione sbloccata dopo 12 anni

rovereto palazzo betta grilloAttorno all’acquisizione di palazzo Betta-Grillo al patrimonio pubblico in base alla volontà della sua proprietaria, la novantenne Maria Angelica Grillo, roveretana trapiantata da decenni a Torino dove era ordinario di biologia alla locale università, tutto è pronto per porre la parola fine ad una vicenda che si è trascinata per ben 12 anni e che ha attraversato tre diverse stagioni della politica trentina e roveretana.

Inizialmente, l’acquisizione del palazzo Betta-Grillo avrebbe dovuto essere fatta dalla provincia di Trento, tramite un’operazione mista dove, a fronte del pagamento di circa la metà del valore del palazzo (circa 4,8 milioni di euro), questo sarebbe stato devoluto ad una fondazione per sostenere l’erogazione di borse di studio e il sociale. Partita sotto i migliori auspici, l’operazione si è però arenata nei meandri della burocrazia provinciale. 

Con il trascorrere del tempo e il palazzo liberato dai suoi inquilini, le spese per l’anziana proprietaria continuavano a correre, tra manutenzioni e tasse sulla proprietà. Con l’avvicinarsi della soglia dei novant’anni, la signora Grillo ha bussato presso la porta della nuova amministrazione comunale di Rovereto, trovano ascolto e una soluzione per la sua volontà di lasciare il palazzo alla proprietà pubblica. Complice lo sblocco delle partite di avanzo economico dei comuni deliberato dalla Provincia, il comune di Rovereto ha potuto procedere a chiudere l’operazione.

«Di fatto, sarà un’operazione mista che si concluderà ai primi di settembre – afferma il sindaco Francesco Valduga -. La parte principale del compendio immobiliare per un valore di 3,4 milioni di euro sarà donata dalla signora Grillo al Comune, mentre il Comune provvederà ad acquistare a titolo oneroso alcune parti del compendio per un controvalore di 819.000 euro a titolo di ristoro delle spese sostenute da parte della proprietà in questi 12 anni e per le spese di passaggio della proprietà».

Secondo Valduga, «l’acquisizione di Palazzo Grillo è importante prima di tutto per la sua valenza storico artistica ed architettonica e poi perché va a costituire un ulteriore e importante elemento nel patrimonio comunale ai fini della valorizzazione di Rovereto, costituendo un ulteriore tassello lungo quel percorso culturale che noi abbiamo immaginato da nord verso sud, che parte dagli istituti scolastici e dall’università e prosegue verso Biblioteca, Mart, Teatro per arrivare attraverso le piazze e le vie del centro storico verso Palazzo Pretorio, il Castello con il Museo della Guerra, Casa Depero e la futura quadreria comunale a palazzo Sichardt, e infine verso Santa Maria, e più in là ancora verso la filanda Bettini».

L’assessore comunale alla cultura, Maurizio Tomazzoni, ha illustrato i pregi del palazzo assieme all’ingegner Andrea Frisinghelli che è autore di un libro storico sui tesori del palazzo. La costruzione del palazzo fu avviata dalla Comunità della Regola di Lizzana nella prima metà del ’700 per essere la sede del Comune. Nel 1728 il palazzo fu acquistato dalla famiglia Betta e trasformato in una residenza nobiliare. Nel 1899 è stato acquistato dalla famiglia Grillo. Il piano nobile di Palazzo Betta-Grillo risulta estremamente rappresentativo della raffinatezza e del lusso che si erano diffusi nelle abitazioni patrizie di Rovereto nel corso del ’700. 

L’edificio è ricco di stucchi, tappezzerie d’epoca, arredi originali e opere d’arte, tra le quali spiccano sette grandi tele dipinte da Gasparantonio Baroni Cavalcabò (1682-1759) con la collaborazione del cugino Giovanni e quattro splendidi dipinti parietali realizzati da Giovanni di Dio Galvagni (1763-1819). I pregevoli stucchi e cicli pittorici che si trovano al suo interno testimoniano l’amore per l’arte e l’elevato livello culturale della committenza, elementi chiave di un periodo contraddistinto da una grande vivacità intellettuale e floridità economica.

Dal punto di vista edilizio e architettonico, il compendio immobiliare si sviluppa su una superficie complessiva di circa 4.000 mq. ed è composto da un’aggregazione di fabbricati che si sono affiancati nel corso dei secoli. Il complesso organismo edilizio è costituito dal nucleo più antico a pianta rettangolare di 4 piani fuori terra e 2 piani interrati che racchiude al suo interno tutti gli ambienti di rappresentanza per una superficie lorda di circa 2.000 mq; un corpo di fabbrica che si innesta sull’angolo est dell’edificio principale e che originariamente ospitava i locali di servizio; la loggia per il ricovero delle carrozze; le scuderie; il giardino monumentale del palazzo che risulta estremamente interessante, in quanto conserva intatto l’assetto ottocentesco ed offre un vasto campionario delle specie botaniche ornamentali diffuse in quell’epoca. All’interno del giardino sono presenti alcune vecchie piante che caratterizzano il paesaggio urbano dell’intero quartiere e possono essere considerate senza remora dei veri e propri monumenti vegetali degni di tutela. A questi si aggiunge un orto urbano di circa 1.000 mq. attualmente ancora coltivato e un magazzino ed alcuni edifici addossati al palazzo sul retro. Nei due piani interrati di cantine ci sono ancora botti che evidentemente devono essere state costruite in loco per via delle piccole scale e porte di accesso ai vani cantina. L’uva arrivava direttamente da dei sifoni che dal cortile mandavano i grappoli nei sotterranei dove si vinificava passando il prodotto direttamente alle botti.

Sulle lungaggini che hanno caratterizzato l’acquisizione al patrimonio pubblico della donazione della signora Grillo, è intervenuto anche il consigliere provinciale della Civica Trentina, Claudio Civettini, che ha chiesto lumi alla Provincia, sia per i 12 anni trascorsi «dalle prime attività poste in essere dall’allora Giunta provinciale per l’acquisizione della donazione», che per la futura destinazione del palazzo una volta entrato a fare parte del patrimonio pubblico.