Il tasso di crescita del debito nei primi sei mesi è stato il doppio di quello del Pil. Su ogni italiano, dalla culla alla tomba, grava un fardello di 37.646 euro
Qualcuno (ad iniziare dal premier in carica Paolo Gentiloni e dal suo predecessore e ras del PD, Matteo Renzi) ha festeggiato troppo in fretta al risultato inaspettato della crescita del Pil nazionale trainato dalla manifattura e dall’export, mentre in consumi interni sono praticamente fermi se non in calo, che la Banca d’Italia comunica una notizia di cui stare ben poco lieti, con il debito pubblico che a giugno ha toccato il nuovo record storico di 2.281,4 miliardi di euro. Una crescita senza sosta.
A giugno l’indebitamento aggiuntivo finito sulle spalle dei contribuenti è stato di altri 2,2 miliardi. A provocare la crescita, secondo Bankitalia, è stata la crescita del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, salito di 8,4 miliardi, compensato solo in parte dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro, per 6,3 miliardi. Particolarmente “assetate” di liquidità sono state le amministrazioni centrali, che hanno aumentato il proprio debito di 4 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 1,9 miliardi.
La situazione dei conti italiani continua a rimanere poco rosea anche sul lato delle entrate: a differenza dei dati forniti dal ministero dell’Economia, basati sul criterio della competenza e non della cassa, come fa Bankitalia, l’andamento di giugno ha registrato un calo di 13,5 miliardi, a causa dello slittamento di diverse scadenze fiscali, mentre nei primi sei mesi dell’anno gli incassi sono stati di 186 miliardi, in flessione del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2016.
Secondo il Codacons, «da inizio anno, l’Italia ha accumulato 63,5 miliardi di nuovo indebitamento, una crescita del 2,8%, praticamente il doppio della crescita del Pil, con un debito di 37.646 euro che grava sulle spalle di ogni cittadino, neonati compresi».
L’autunno si preannuncia difficile sia per le ombre internazionali che pesano sul consolidamento della crescita economica (che all’estero è più che doppia di quella nazionale), che per quelle della politica anazionale alle prese con l’appuntamento elettorale della prossima primavera e con la tentazione di imbastire una legge di Stabilità di spesa allegra nel tentativo di ingraziarsi il consenso degli elettori.