Tumori cervello: all’ospedale “Sacro Cuore Don Calabria” di Negrar per la prima volta al mondo utilizzata nuova tecnica radiochirurgia per tumori metastatici al cervello

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La metodica consente di dare nuove speranze di vita a pazienti altrimenti incurabili

tumori cervello varian hyperarc 2Il “Sacro Cuore Don Calabria” di Negrar sulle colline di Verona è il primo ospedale al mondo ad utilizzare una rivoluzionaria tecnica di radiochirurgia che apre nuovi scenari terapeutici per i pazienti colpiti da numerose metastasi cerebrali e candidabili, nella maggior parte dei casi, alla sola terapia palliativa per prevenire e lenire i sintomi neurologici.

Si tratta di un trattamento, quello applicato per la prima volta dal Centro di Negrar, di cui potrebbe beneficiare una crescente percentuale di pazienti affetti da tumore. Grazie ai miglioramenti terapeutici in campo oncologico, si sta assistendo ad un aumento della sopravvivenza da cancro, ma anche ad un contestuale incremento del rischio di sviluppare metastasi encefaliche, fenomeno che si verifica nel 20-40% dei casi. I primi pazienti con varie lesioni metastatiche all’encefalo sono stati sottoposti ad una seduta – assolutamente non invasiva – di radiochirurgia attraverso un acceleratore lineare di ultima generazione, dotato di un innovativo sistema chiamato “HyperArc”. 

Il software “HyperArc” – prodotto da Varian, una multinazionale dedicata allo sviluppo tecnologico in radioterapia con sede a Palo Alto in California (Usa) – aumenta la libertà di movimento della macchina erogatrice di radiazioni ionizzanti ad alta energia consentendole di colpire contemporaneamente con estrema precisione diverse metastasi in una sola seduta della durata di circa dieci minuti. Un tempo molto ridotto rispetto ad altre terapie dedicate specificamente alle lesioni cerebrali multiple, che spesso richiedono una seduta di circa un’ora per ciascuna delle metastasi. 

«Finora per la gran parte dei pazienti con numerose metastasi era indicata la radioterapia palliativa che implica l’irradiazione a basse dosi dell’intero encefalo, e quindi anche del tessuto sano, per lenire e prevenire i sintomi neurologici – ha spiegato il Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica e docente all’Università di Brescia -. Con questa nuova tecnica l’obiettivo diventa duplice: in casi selezionati sarà possibile non solo impattare sulla qualità, ma anche sull’aumento dell’aspettativa di vita del paziente, tenendo conto che il trattamento è ripetibile più volte ed è ben tollerato».