Nomisma: «il gap tra l’Italia e i principali partner europei si amplia inesorabilmente ad ogni trimestre». Festeggia il Governo Gentiloni, mentre le opposizioni criticano le scelte poco lungimiranti degli ultimi governi
L’economia italiana cresce un po’ più del previsto soprattutto grazie all’export trainato dalle industrie medio grandi che hanno spinto sull’internazionalizzazione, mentre langue l’attività destinata ai consumi interni, in particolare quella prodotta dall’artigianato e dal mondo delle professioni e delle piccole partite Iva.
Nel secondo trimestre, il Pil è salito dello 0,4% segnando un balzo dell’1,5% su base annua: il rialzo più alto dal primo trimestre del 2011. La variazione acquisita per il 2017 è pari a +1,2% un valore incoraggiante, ma ancora troppo basso per le necessità del sistema Italia. A spingere la ripresa economica – certifica l’Istat – sono industria e servizi, mentre l’agricoltura registra una diminuzione.
Il dato italiano, salutato con entusiasmo dal governo e dai partiti di maggioranza, è risultato comunque più basso dell’Eurozona dove il Pil segna +0,6% rispetto al trimestre precedente e +2,2% su base annua. Nella Ue, rispettivamente +0,6% e +2,3%. Ciò è bastato all’esecutivo Gentiloni per cantare vittoria: «meglio delle previsioni – commenta il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni -. Una buona base per rilanciare economia e posti di lavoro». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan fa notare che quello di oggi è «il tasso di crescita economica più sostenuto dall’inizio della crisi». Secondo il leader del Pd, Matteo Renzi i dati Istat «dicono che la strategia di questi anni produce risultati. Flessibilità, non austerity. Giù le tasse a ceto medio e imprese che investono. Scommettere sulla crescita, non sul declino. I risultati arrivano, il tempo è davvero galantuomo».
Di tutt’altro tono i giudizi degli esponenti dell’opposizione: secondo Renato Brunetta, la crescita economica è dovuta a quella globale e «non certo all’azione di governo. Perché rimaniamo in coda tra i paesi nostri concorrenti, ultimi e distanziati». Per il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, l’economia «va benino grazie agli imprenditori, grazie ai lavoratori e nonostante lo Stato e nonostante le regole europee. Siamo i penultimi per crescita in Europa quindi c’è poco da festeggiare». Per il presidente dei deputati della Lega, il triestino Massimiliano Fedriga, «i toni trionfalistici del Pd sono vergognosi. Mi domando come sia possibile festeggiare e prendersi i meriti per qualcosa che non esiste nella realtà. Un atteggiamento insensato volto solo a prendere in giro i cittadini. L’Italia – aggiunge – è il fanalino di coda dell’Europa, ma i “portantini” renziani hanno il coraggio imbarazzante di festeggiare per i dati sull’crescita che ci attestano come fanalino di coda. Non so come ci riescano: aumentano gli inattivi, il Paese è allo strenuo con un tasso di disoccupazione giovanile oltre il 35%, il lavoro creato è quasi esclusivamente temporaneo e stagionale e siamo a distanza dalla media EU. Se questo è motivo di orgoglio, è chiaro che chi oggi festeggia non ha neanche lontanamente il senso della realtà ed è distante anni luce dalle difficoltà che stanno vivendo le aziende e cittadini».
Secondo Andrea Goldstein di Nomisma, «in un contesto estremamente favorevole – 17 trimestri consecutivi di crescita nell’Eurozona – si conferma la ripresa dell’economia italiana, a livelli però ancora insufficienti per rilanciare sensibilmente gli investimenti e assorbire la disoccupazione. altrove il PIL corre a ritmi ben più sostenuti – osserva Goldstein – e il gap tra l’Italia e i principali partner commerciali e finanziari si amplia quasi inesorabilmente ad ogni trimestre». Stati Uniti e Regno Unito sembrano immuni dagli shock politici, e gli emergenti dimostrano solidità. Ad inquietare Nomisma è però soprattutto che il PIL cresca costantemente a un ritmo superiore anche in Germania e Francia, per non parlare della Spagna. «Prima o poi San Super Mario dovrà cominciare a stringere i cordoni della bosa dell’Eurotower e l’Italia rimarrà l’unico paese del G20 con un PIL inferiore al livello pre-crisi».
Per il mondo dell’artigianato c’è poco da festeggiare: «questa è una ripresa che non coinvolge ancora tutto il Paese; basti pensare al piccolo commercio le cui vendite erano in calo dello 0,6% nei primi 6 mesi dell’anno o all’artigianato dove le imprese attive, a fine giugno 2017, risultavano in calo dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo -. Se si può affermare che la domanda interna è ripartita, questa ripresa sta interessando prevalentemente le medie e grandi imprese manifatturiere, attive sui mercati internazionali che stanno beneficiando delle misure agevolative introdotte dal Governo per chi investe. Gli artigiani, i piccoli commercianti e tutto il popolo delle partite Iva che, invece, vivono quasi esclusivamente dei consumi delle famiglie, ancora lontani dai livelli pre-crisi, rischiano di non cogliere questo risveglio della nostra economia».
Per gli economisti, comunque, la crescita dell’attività economica proseguirà nella seconda metà dell’anno: la previsione di Paolo Mameli, senior economist Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, è di almeno +0,3%, che porterà ad un rialzo dell’1,4% nel 2017, stima rivista al rialzo rispetto alla precedente di +1,1%. Valore interessante rispetto a quanto accaduto negli anni appena trascorsi, ma ancora largamente insufficiente per assicurare nel tempo la necessaria svolta all’economia nazionale.