La siccità mina gli uliveti con produzioni a rischio con zone a -50%

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CCIAA TN Olio garda trentino ramo olive
Allarme Industria olearia, giù anche girasole -20%. Allarme Aipo Triveneto per la caduta anticipata delle olive

CCIAA TN Olio garda trentino ramo oliveCampagna olivicola a rischio per la siccità dilagante, tanto che in alcune zone di eccellenza come il Garda e la Toscana meridionale, si parla già di una produzione dimezzata (-50%). A lanciare l’allarme è Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, nel registrare grandi difficoltà anche per il girasole, con tagli di rese previste del 20%.

«Il rischio è il ripetersi di una campagna negativa come quella del 2014, annus horribilis del nostro olio, con la siccità che sta aggravando un quadro produttivo già compromesso anche dalla precedente campagna – denuncia Angelo Cremonini, presidente del Gruppo Olio d’oliva dell’Associazione -. Le piante cercano acqua prelevando anche quella delle olive, la cui resa potrebbe essere molto bassa se non inizia a piovere». 

L’Italia, in tempi normali, può contare su una produzione nazionale di circa 350.000 tonnellate d’olio d’oliva, a fronte di un fabbisogno interno di 600.000 tonnellate e di un export pari a 400.000 tonnellate. Numeri che potrebbero essere tutti da rivedere, avverte Cremonini, nel precisare che «anche produttori storici come Spagna e Grecia lamentano i danni dell’emergenza climatica». 

Situazione delicata anche per le rese di girasole, fa sapere Enrico Zavaglia, presidente del Gruppo Oli da semi, proprio mentre la domanda di mercato in Italia e all’estero di questo olio, il più consumato tra quelli di semi, è in crescita. Una siccità che non dà tregua cui bisognerà sapersi difendere. Basti pensare che soltanto il 20% degli uliveti italiani può contare su un’irrigazione artificiale, fondamentale in caso di siccità. Una soluzione in tal senso, secondo Assitol, è destinare da subito parte dei fondi del Piano Olivicolo Nazionale alla lotta contro l’emergenza idrica negli oliveti.

Ad affliggere gli oliveti non c’è solo la siccità. L’Aipo, l’associazione dei produttori oleari del Triveneto (oltre 7.500 soci) è impegnata a esaminare le cause che stanno portando alla distruzione della produzione di olive anche nel NordEst d’Italia, con danni per decine di migliaia di operatori di una filiera che vale oltre 60 milioni di euro. Non è una novità di quest’anno la caduta anticipata delle olive. Ma questa volta, come riferisce il direttore di Aipo Enzo Gambin, «il fenomeno ha assunto connotati decisamente gravi ed un comportamento diverso dagli anni precedenti». 

Da qui l’esame dei dati fenologici e delle variabili ambientale e meteorologiche. «I nostri tecnici –sottolinea Gambin – in contatto con i più accreditati Centri di ricerca universitaria, hanno sviluppato tutta un’articolata serie di impegni nel vano, almeno sino ad oggi, tentativo di spiegare le cause di questi fatti che, pur non condizionando la qualità del prodotto finale, rischiano di mettere in ginocchio l’equilibrio economico e finanziario delle aziende». La conclusione è che le cause siano da imputare prevalentemente a squilibri fisiologici legati alle evidenti e mutate condizioni meteo che, sino ad ora, sono state concomitanti con le fasi di fioritura ed allegagione.