Riunione al ministero dei Trasporti tedesco per decidere il rimedio contro l’inquinamento. Deciso il richiamo di 5 milioni auto diesel per l’aggiornamento del programma di gestione del motore. In Italia ancora nulla
Lo scandalo “Dieselgate” che ha scoperchiato i maneggi per eludere le soglie di emissioni dei veicoli motorizzati da un propulsore Diesel da parte del gruppo Volkswagen Audi Porsche Skoda Seat scopeto dalle autorità americane, si allarga all’Europa e ad altri produttori, coinvolgendo anche Mercedes, Opel, Bmw e Ford, che sono stati convocati dal ministero dei Trasporti tedesco per trovare una soluzione rapida per contenere le emissioni inquinanti e riportare a norma i veicoli incriminati.
Tutti i produttori si sono trovati d’accordo nel proporre una più semplice (ed economica, per loto) soluzione di aggiornamento dei programmi di gestione dei motori in modo da ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 e di NOx di circa il 25-30%, mentre le associazioni ambientaliste ed esponenti governativi vorrebbero anche più consistenti interventi sul fronte della meccanica (più definitivi, ma costosi: circa 1.500 euro a veicolo).
Nel mirino sono in particolare i motori diesel TDi 2.0 e 3.0 litri prodotti dal gruppo Volkswagen per un totale di circa 2,5 milioni di pezzi, ma in misura minore sarebbero coinvolti anche i modelli degli altri costruttori tedeschi.
Tra tutti, la preoccupazione che scattino blocchi alla circolazione dei veicoli inquinanti, con notevoli danni per gli ignari automobilisti che hanno acquistato veicoli non rispondenti alle norme antinquinamento.
Se in Germania qualcosa si muove, in Italia è ancora tutto fermo, con il ministero ai Trasporti che non ha ancora provveduto a stabilire adeguati controlli ed obblighi in capo ai costruttori dei veicoli che sono stati scoperti irregolari sul fronte delle emissioni inquinanti. Rimangono in piedi le inchieste condotte dalla Procura di Venezia che ha autorizzato la “class action” tra i possessori di veicoli del gruppo Volkswagen.