La semestrale presenta un ottimo andamento con utile netto di 1.7 miliardi
L’amministratore delegato di banca Intesa Sanpaolo ha presentato i risultati di bilancio della società all’indomani dell’incorporazione delle due banche venete che hanno pesato poco o nulla sulla semestrale, anche grazie alla generosissima iniezione di liquidità fatta dal Governo Gentiloni.
«I risultati al 30 giugno di Intesa Sanpaolo riflettono l’acquisizione di parte delle attività di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, due istituti che versavano in condizioni di dissesto conclamato – scrive Messina nella sua relazione agli azionisti -. Per superare lo stato di grave crisi delle due banche, nell’ultimo anno sono state allocate notevoli risorse da parte del sistema finanziario privato, pari a 3,5 miliardi di euro, nel cui ambito la nostra Banca ha partecipato con un ruolo assai significativo, rivelatesi ampiamente insufficienti. La nostra Banca ha inoltre dato disponibilità a partecipare ad un ulteriore tentativo di salvataggio da parte dell’intero settore bancario, tentativo che non ha avuto corso a causa dello scarso livello di partecipazione da parte della restante parte del sistema».
Secondo Messina «l’intervento di Intesa Sanpaolo ha posto in sicurezza oltre 50 miliardi di risparmi affidati alle due banche, tutelando così 2 milioni di clienti, di cui 200.000 aziende. Oltre a ciò il nostro impegno prevede che tutte le 4.000 uscite di dipendenti sia gestito senza dover far riscorso a licenziamenti ma attraverso uscite volontarie. E’ previsto anche un nostro contributo, pari a 60 milioni, per il ristoro delle famiglie titolari di obbligazioni junior. Il nostro intervento ha evitato all’intero sistema bancario di sostenere costi estremamente rilevanti, necessari alla garanzia dei depositi dei clienti delle due banche, stimati in oltre 12 miliardi di euro. E lo Stato italiano non ha dovuto sopportare oneri molto significativi – circa 10 miliardi – per fare fronte alle garanzie pubbliche su obbligazioni emesse dai due gruppi bancari veneti».
«In assenza del nostro intervento le conseguenze di un fallimento dei due istituti avrebbero riguardato non solo il tessuto produttivo di un’area caratterizzata da grande forza ma investito anche l’intera economia del Paese – sottolinea Messina -. Dal 26 giugno abbiamo avviato un’intensa attività sui territori per presentare il plafond di 5 miliardi di credito messo a disposizione dell’economia reale delle aree in cui operano le due banche venete. Il 14 luglio abbiamo definito un importante accordo con tutte le rappresentanze sindacali rispetto alla prevista uscita di circa 4.000 persone».
Messina commenta anche l’intervento finanziario pubblico: «il contributo pubblico di 3,5 miliardi è interamente destinato a compensare gli impatti sui coefficienti patrimoniali derivanti dall’acquisto di attività e passività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, salvaguardando così la forza patrimoniale che rende la nostra banca una tra le più solide a livello europeo e che ne fa il porto sicuro al quale gli italiani affidano 870 miliardi di risparmi, una cifra imponente pari alla metà del PIL del nostro Paese».
Passando ai risultati di bilancio, la semestrale evidenzia l’utile netto organico di 1,7 miliardi di euro. Depurato dagli oneri sostenuti negli interventi a favore del settore bancario l’utile netto ammonta a 2,2 miliardi. «Considerando il contributo pubblico di 3,5 miliardi interamente destinato a compensare gli impatti sui coefficienti patrimoniali derivanti dall’acquisto di attività e passività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca e la plusvalenza di 800 milioni che verrà contabilizzata nel secondo semestre a seguito della cessione della quota in Allfunds, l’utile netto è di 6 miliardi –dice Messina -. Il Common Equity si attesta al 13% ampiamente superiore ai requisiti fissati dal regolatore negli scenari più avversi. I risultati del semestre sono in linea con la quota semestrale di dividendo previsto per il 2017 pari a 3,4 miliardi di euro».
Messina guarda anche al futuro e alle politiche finanziarie finora attuate: «confermiamo come priorità strategica la remunerazione degli azionisti in maniera consistente e sostenibile, con una distribuzione di 10 miliardi di dividendi nei quattro anni del Piano in corso. Sono risultati che confermano il successo del modello di business da noi adottato, quello della “wealth management company”: oltre il 50% dell’utile corrente lordo è generato da quest’area di attività. La crescita delle commissioni nel secondo trimestre rispetto al primo di quest’anno è la più elevata tra le banche in Europa. Non solo, il flusso di raccolta netta delle masse in gestione – nel semestre pari a 10 miliardi di euro – posiziona Intesa Sanpaolo come leader nell’asset management: Eurizon si colloca ai livelli di player globali come BlackRock e Pimco. Le masse in gestione sono pari a 326 miliardi, dall’avvio del Piano di Impresa sono cresciute di 83 miliardi».
Banca Intesa Sanpaolo si conferma come «una delle banche più efficienti in Europa con un cost/income al 49,2%. Stiamo realizzando un programma efficace di gestione del portafoglio di crediti deteriorati: la riduzione dello stock in sette trimestri è stata pari a 10 miliardi di euro riportando il valore a livello più basso degli ultimi quattro anni. Il flusso dei crediti deteriorato nel semestre è il più basso della storia della Banca. Abbiamo raggiunto questi importanti obiettivi senza alcun onere straordinario per i nostri azionisti, contrariamente a quanto accaduto per altre banche».
Intesa Sanpaolo continua «a fornire un contributo decisivo alla crescita dell’economia del Paese: nei primi sei mesi del 2017 le erogazioni a medio e lungo termine sono state pari a 25 miliardi di euro, con una crescita del 6,5%. E’ un dato in linea con la previsione di erogazione di 50 miliardi nel 2017.
Il 2017 rappresenta l’anno di completamento del nostro piano di impresa: stiamo raggiungendo tutti gli obiettivi grazie al contributo determinante di ciascuna delle Divisioni della Banca. Ringrazio tutte le nostre persone: hanno svolto un grande lavoro che ci ha consentito di raggiungere risultati molto impegnativi in un contesto di mercato particolarmente difficile. La nostra Banca – conclude Messina – è diventata un punto di riferimento nel settore bancario europeo, unendo la crescita dei ricavi all’attenzione ai costi e agli investimenti nel digitale per migliorare la qualità del servizio e l’efficienza. Come abbiamo potuto dimostrare negli ultimi stress test, il nostro modello di business è caratterizzato da una resilienza basata sulla solidità patrimoniale e un mix di ricavi di elevata qualità: lo svilupperemo e lo renderemo ancora più forte nel corso del nuovo Piano di Impresa che presenteremo all’inizio del 2018».