Madriz: «si assumeranno la responsabilità di distruggere regione»
Dopo la spinta della Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia per la creazione della Camera di commercio unica, la Camera di commercio della Venezia Giulia ha rivolto un appello alla presidente della Regione, Debora Serracchiani, affinché sia rispettato il piano del 20 luglio 2015, che prevede la creazione di una Camera di commercio unica nel 2020, alla fine dell’attuale consiliatura degli enti interessati.
«Il Consiglio camerale della Camera di commercio della Venezia Giulia – recita il documento appena approvato – supportato anche dai consiglieri regionali e dai parlamentari delle province di Gorizia e Trieste, chiede a gran voce alla presidente Serracchiani di rispettare così come si era impegnata il Piano di Unioncamere e del Mise, che prevede due Camere di commercio, ovvero quella della Venezia Giulia, e quella frutto dell’accorpamento di Udine e Pordenone, per arrivare al termine del primo mandato alla Cciaa Unica». L’appello domanda inoltre «rispetto della volontà politica dei territori» e «tutela dei dipendenti delle Camere e delle Aziende speciali».
Per Antonio Paoletti, presidente della Cciaa della Venezia Giulia, «l’accanimento per la creazione anzitempo della Camera di commercio unica del Friuli Venezia Giulia è una scelta politica incomprensibile e non certo di convenienza economica: non si creano risparmi e diminuisce l’assistenza alle imprese sul territorio. Avevamo liberamente scelto di arrivare alla fusione in un ente unico fra cinque anni – ha continuato Paoletti -, ma nelle ultime settimane imprese e politici di Pordenone si sono coalizzati per chiedere la Camera unica piuttosto che fondersi con Udine. Serracchiani si è impegnata ad accompagnare questa consiliatura, ma l’assessore regionale pordenonese Sergio Bolzonello ha compiuto in blitz».
Secondo Paoletti, ciò «non tiene conto del pensiero delle imprese aderenti alla nostra Camera e quello di un territorio che in modo unanime si è espresso». Si è quindi chiesto «se si vuole accontentare Bolzonello in quanto prossimo candidato alle regionali, oppure creare una grande Camera del Friuli» ricordando inoltre che «gli accorpamenti successivi alla riforma Madia possono avvenire solo per volontà degli enti interessati».
Il vicepresidente della Camera, Gianluca Madriz ha sottolineato che l’accordo del 20 luglio 2015 «non è stato firmato a suo tempo da Pordenone: sono passati due anni e noi abbiamo tenuto fede ai patti. Ora la presidente Serracchiani faccia lo stesso. Se si continuerà così, queste persone si assumeranno la responsabilità di distruggere la regione Friuli Venezia Giulia».
Dinanzi alla ferma e decisa posizione della Camera della Vnezia Giulia, Serracchiani risponde a stretto giro, facendo anche una piccola marcia indietro. «La Regione si distrugge quando si mettono i territori l’uno contro l’altro, quando si enfatizzano le differenze e si vogliono forzare le specificità. L’ottica secondo cui aggregare significa distruggere è molto difficile da far capire. A prescindere da qualsiasi altra considerazione, non è giusto ribaltare sulla politica gli esiti di un mancato accordo, quello che le stesse Camere della regione non sono riuscite a trovare e condividere tutte assieme. Peraltro, il presidio delle singole specificità aggregate – ha aggiunto la presidente – può essere assicurato con vantaggio degli associati, come ad esempio stanno dimostrando di credere realtà come Confindustria e la Cisl a livello regionale. Si tratta di lavorare, come già sperimentato a Trieste e Gorizia, accompagnando il processo di aggregazione con accordi e patti, per garantire tutti i territori che in nulla saranno depauperati o ridotti in dignità. In questo lavoro di accompagnamento la Regione – ha concluso Serracchiani – si rende disponibile a offrire il suo contributo».