Fvg: approvata legge assestamento di bilancio 2017 e bocciata tra le polemiche la nuova legge elettorale

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L’assestamento estivo vale 210 milioni di euro. Il centro sinistra non riesce a raggiungere la maggioranza assoluta per la nuova legge elettorale

FVG consiglio regionale aulaGiornata di aspre discussioni quella appena trascorsa in Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, dove l’Assemblea ha approvato l’assestamento di bilancio e fallito sull’approvazione della nuova legge elettorale regionale per il mancato raggiungimento della maggioranza assoluta per il voto contrario del centro destra e del M5S.

La manovra estiva di assestamento di bilancio da 210 milioni di euro è stato approvato con i voti della maggioranza (25 voti) e il parere contrario del centrodestra e del Movimento 5 Stelle (22 voti). Prima del voto finale, l’Aula ha dato via libera agli ultimi articoli. Fra le novità figurano 273.000 euro stanziati per il rinnovo dei contratti del personale regionale e il pagamento dell’indennità di turno ai dipendenti regionali impiegati presso il Numero unico delle emergenze 112. 

Un emendamento della giunta prevede inoltre che la Regione sia autorizzata a cedere a Friulia la titolarità dei diritti relativi alle partecipazioni facenti capo all’ex Provincia di Trieste nella società di logistica “Interporto Fernetti”. Dopo la protesta dei sindaci “anti Uti”, l’Aula ha approvato lo stanziamento da 13,5 milioni per i piani di sviluppo delle Unioni. Bocciato l’emendamento con cui il centrodestra chiedeva di vincolare gli investimenti allo sviluppo dell’area vasta, senza possibilità di ulteriore trasferimento dalle Uti ai comuni. 

Si segnalano ancora i 550.000 euro confermati in modo trasversale a favore del comune di Sacile (Pordenone) per la riqualificazione dell’area pubblica ex “Tallon”, così come sempre per Sacile la Giunta conferma il contributo ventennale di 35.000 euro annui concesso per il restauro del torrione del Duomo, anche se il comune non ha rispettato i termini di inizio e fine lavori. Differito infine di sei mesi (da 18 a 24) il termine di ultimazione dei progetti previsto dai bandi del 2015 per la valorizzazione dei percorsi e dei siti della Prima Guerra mondiale. 

Subito dopo l’approvazione del bilancio di assestamento, i lavori sono proceduti a oltranza con la discussione sulle modifiche alla legge elettorale regionale, che alla fine non ha raggiunto il quorim della maggioranza assoluta prevista dal regolamento, fermandosi a 23 dei 25 voti necessari. Fatale il dissenso dei consiglieri Enzo Marsilio (Pd), Renzo Travanut (Mpd) e Stefano Pustetto (ex Sel). Non passano dunque le tre modifiche proposte dal centrosinistra: doppia preferenza di genere (cara specialmente all’area femminile delle Dem), tetto di due mandati ai consiglieri e assenza di obbligo di dimissioni per i sindaci che volessero candidarsi alle consultazioni regionali, con decadenza automatica in caso di elezione. Il centrodestra, pur favorevole sullla norma della candidabilità dei sindaci, non ha votato il testo per la contrarietà a ogni tetto di mandato. Il M5S si è opposto invece sul nodo dei sindaci. 

Per il leader del centro destra ed ex presidente della giunta regionale, Renzo Tondo (capogruppo di Autonomia responsabile), «la legge elettorale migliore per Autonomia Responsabile sarebbe quella che depotenzia il ruolo del presidente, e svincola il destino della Regione dalla carriera di una sola persona. In democrazia – prosegue Tondo – ci sembra logico che il vicepresidente possa subentrare alla guida della Regione, qualora il presidente si dimetta per ragioni personali o politiche. Sarebbe superficiale chi, provocatoriamente, volesse leggere nella nostra proposta un attacco diretto a Debora Serracchiani. Di certo, in questi anni, le suggestioni legate al destino politico di Serracchiani hanno spinto diversi autorevoli addetti ai lavori a prendere in considerazione una precoce conclusione di legislatura. Al netto delle speculazioni su Serracchiani, crediamo che una democrazia matura preveda di togliere al presidente un potere potenzialmente ricattatorio nei confronti della giunta regionale, del Consiglio e, soprattutto, del popolo. Ovviamente, la norma che noi caldeggiamo implica una modifica allo Statuto. Qualora la nostra proposta facesse proselitismo, saremo pronti a mettere in campo tutte le iniziative per le modifiche statutarie richieste».

Centrata sulla questione di genere la replica della presidente della regione Debora Serracchiani: «finché non sceglieremo le persone solo in base a merito e competenze, noi donne avremo bisogno di un aiuto. Per questo sono favorevole alla doppia preferenza di genere. Io sarei anche contraria alle quote rosa – ha aggiunto -, ma siccome viviamo in una società dove c’è un approccio culturale sbagliato, allora accetto che per le donne ci sia un aiuto. Mentre ci sono tanti uomini deboli che ricoprono posizioni pubbliche, alle donne è ancora richiesto di essere “toste”. Il fatto è che siamo diversi e questo dovrebbe essere semplicemente accettato, ma purtroppo – ha concluso Serracchiani – non è così».