Oltre alla Trilaterale Gentiloni, Merkel, Macron, numerosi colloqui tra esponenti UE e i politici balcanici e con quelli del Friuli Venezia Giulia
Il vertice dei Balcani ospitato a Trieste ha senato numerosi sviluppi di collaborazione tra i paesi comunitari e i sei balcanici che aspirano ad entrarvi.
E’ stata siglata l’intesa per l’assistenza finanziaria dell’Ue ai 6 partner. In totale si tratta di un accordo che vale 48 milioni di euro, destinato a imprese, start-up e infrastrutture, che si aggiungono ai 200 milioni di euro stanziati dall’Ue per la regione dei Balcani occidentali negli ultimi 10 anni. L’accordo è stato presieduto dal commissario europeo all’Allargamento, Johannes Hahn.
«L’area economica regionale dei Balcani occidentali deve essere uno stimolo» per affrontare anche il problema della disoccupazione giovanile nella regione ha detto Hahn, al Business Forum del summit sui Balcani occidentali, annunciando il nuovo mercato comune regionale voluto dall’Ue. «I Balcani stanno ancora affrontando una notevole disoccupazione, nell’area c’è ancora la fuga dei giovani, ma il problema deve essere affrontato e bisogna creare le condizioni affinché i giovani rimangano», ha spiegato Hahn. Il mercato economico regionale «è uno dei primi esempi che possiamo mostrare», anche per «contribuire ad allentare tensioni del passato e garantire un futuro migliore». Nei Balcani occidentali «possiamo imporre la libertà dei mezzi di informazione solo se creiamo un mercato, in modo che siano meno dipendenti dalle sovvenzioni statali» ha sottolineato Hahn, annunciando per il mese di novembre lo svolgimento di una giornata sul tema dei media, aggiungendo che «possiamo migliorare il mercato dei media se c’è un mercato della pubblicità che possa finanziare i mezzi di informazione».
Per il il presidente serbo Aleksandar Vucic, il vertice dei Balcani occidentali di Trieste è di grande importanza perché per la prima volta si avrà «un’attività concreta con risultati tangibili». Per la Serbia, sono di particolare importanza i progetti infrastrutturali, a cominciare dall’autostrada fra Nis e Pristina, in Kosovo. «Un progetto fondamentale – ha detto Vucic – che ha un significato politico e non solo economico per i rapporti fra serbi e albanesi, i due maggiori popoli dei Balcani occidentali. Quando si costruiscono autostrade non si ha tempo di guardare al passato». Per Vucic, a Trieste in primo piano vi sarà anche la creazione di un’associazione nel capo dei trasporti e si parlerà dell’istituzione di una “zona economica regionale”. «Ed è molto importante che di tutto ciò si discuterà alla presenza di Angela Merkel, Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni». A questo riguardo, il presidente serbo ha insistito sulla necessità per la Serbia di avere dall’Unione europea un «preciso quadro temporale» sulle prospettive di adesione. «Per noi questo è un punto fondamentale. Non vogliamo più ascoltare promesse e prolungamenti. Vogliamo sentire se l’Europa è veramente interessata a noi e in che tempi».
«Abbiamo bisogno della società civile per risolvere i problemi bilaterali» tra i Paesi balcanici ha sottolineato il ministro degli Esteri albanese, Enver Hoxhaj, intervenendo alla sessione conclusiva del Forum della società civile, nell’ambito del vertice dei Balcani di Trieste. Elencando in particolare le questioni del riconoscimento del Kosovo da parte della Serbia, della Macedonia da parte della Grecia, dei rapporti tra Bosnia e Kosovo, Hoxhaj ha sottolineato che «la politica sta perdendo l’occasione di essere l’agente del cambiamento nei Balcani». Citando infine le “raccomandazioni” elaborate dal Forum, il ministro albanese ha precisato che «al di là di esse abbiamo bisogno di una società civile più forte, altrimenti nell’area rimarremo allo status quo».
Il vertice ha fornito l’occasione per discutere anche dell’assetto dei trasporti ferroviari tra Italia e Slovenia: secondo il commissario europeo ai Trasporti, Violeta Bulc, incontrando la presidente della Regione, Debora Serracchiani, è necesario che il Friuli Venezia Giulia continui a essere il propulsore del dialogo tra Italia e Slovenia per il miglioramento dei collegamenti ferroviari. «Il percorso Lubiana-Trieste-Venezia – ha spiegato Serracchiani – è oggetto di “Crossmoby”, un importante progetto comunitario e abbiamo chiesto alla commissaria il pieno supporto della Commissione europea. Purtroppo il confine tra Italia e Slovenia è attualmente l’unico in Europa a non essere attraversato da un treno passeggeri». Bulc ha ribadito l’interesse della Commissione europea a rafforzare i collegamenti ferroviari anche alla luce dell’obiettivo strategico di promuovere politiche di trasporto sostenibile. «Sappiamo che il collegamento transfrontaliero presenta alcune criticità – ha osservato Bulc -, tuttavia Italia e Slovenia stanno lavorando assieme, e bene, alla proposta che potrebbe portare già tra un anno, o al massimo due, alla creazione di un collegamento passeggeri tra Lubiana e Venezia. In questo contesto il ruolo della Regione è molto importante, perché agisce da coordinatore del dialogo tra i due Paesi ed è l’Ente che meglio di tutti conosce le necessità del territorio. Anche oggi – ha aggiunto Bulc – abbiamo dibattuto dei porti dell’Alto Adriatico e del loro comune agire nell’ampio interesse europeo».
Per il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, nel panel di chiusura del Business Forum, evento collaterale del Western Balkan Summit di Trieste, «l’avvicinamento dei Balcani all’Unione europea è interesse strategico dell’Italia, così come l’organizzazione interna di questi Paesi. Siamo disponibili a dare tutta l’assistenza tecnica e logistica sul piano bilaterale, oltre a quello che sta già facendo l’Europa. Vogliamo dire ai nostri colleghi ministri che sentiamo questo processo come un interesse del nostro paese, nel rispetto della vostra autonomia – ha aggiunto Calenda -. Ora dobbiamo decidere la velocità con cui lo vogliamo portare avanti». Per Caldenda, «oggi si crea un meccanismo opposto» alle frizioni degli ultimi anni nei Balcani e ciò avviene «in una città italiana ed europea come Trieste, luogo di confine e di commercio, che rappresenta la tolleranza e rappresenta meglio di ogni altra cosa il senso che vogliamo dare al summit».
Secondo Calenda, «l’integrazone economica e delle infrastrutture consentirà ai paesi balcanici di integrarsi fra loro e con l’Ue. Temi come trasporti, connettività, energia e finanzia sono abilitatori del lavoro che poi deve fare l’industria, ma l’altro elemento importante è la componente istituzionale, perché il processo di avvicinamento all’Ue si basa anche sulla convergenza di regole e procedure, sulla continuazione di processi di riforma incisivi: riforme e processo economico non sono indipendenti». Calenda ha evidenziato che «le piccole e medie imprese italiane guardano inevitabilmente all’area balcanica, che è vicina, cresce a un tasso vicino al 4% e ha in atto un processo di convergenza verso l’Europa. La presenza italiana è già forte e può crescere moltissimo». Per Calenda si tratta di «una priorità strategica perché l’aggancio alla domanda internazionale si fa esportando ma anche investendo in altri mercati, ma serve una struttura semplice e organizzata per accogliere le nostre imprese. L’integrazione delle regole è essenziale».
Infine, si è risolto con un nulla di fatto l’incontro fra Slovenia e Croazia per risolvere la questione dei confini fra i due Paesi, svoltosi a Lubiana prima della partecipazione di entrambi i ministri al vertice di Trieste sui Balcani occidentali. «La Slovenia è disposta a dialogare, ma intende attenersi alla sentenza» della Corte permanente di arbitrato (Cpa) dell’Aja, ha dichiarato il primo ministro sloveno, Miro Cerar. Il primo ministro croato, Andrej Plenkovic, ha ribadito che la Croazia «non riconosce la sentenza e condivide la scelta dei suoi predecessori (l’ex premier Zoran Milanovic) di ritirarsi dal processo di arbitrato», dopo che nell’estate 2015 intercettazioni telefoniche avevano rivelato una collaborazione indebita fra il giudice sloveno della corte e l’inviata di Lubiana, Simona Drenik.
Nonostante i toni cordiali e l’atmosfera distesa, le parti sono lontane dal trovare una soluzione, pur rimanendo aperte al confronto. Plenkovic ha invitato Cerar a Zagabria per proseguire il dialogo su questa e tutte le altre questioni bilaterali ancora aperte. La sentenza emessa il 29 giugno scorso dalla Cpa ha di fatto sancito i confini terrestri, lungo il fiume Dragogna, e quelli marittimi di fatto assegnando quasi l’intera baia di Pirano alla Slovenia. Grazie a una lingua di mare lunga 10 miglia nautiche e larga 2,5 la Slovenia avrà così accesso diretto alle acque internazionali senza dover passare per quelle croate, mentre Zagabria con questa decisione ha perso il contatto diretto con le acque italiane, poiché nel resto dell’Adriatico le acque dei due paesi sono divise dalle acque internazionali.