Prosegue mobilitazione del mondo agricolo contro il trattato Ceta e l’accordo Ue-Giappone

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Coldiretti: «tutelati appena il 6% dei prodotti a denominazione dell’UE. Autolesionistica la posizione del Consorzio Grana padano

coldiretti campagna no ceta Roma cesto prodotti canadaCome purtroppo era prevedibile, secondo Coldiretti sul nuovo accordo commerciale con il Giappone pesano le concessioni accordate nell’ambito del trattato con il Canada (CETA) con l’esclusione dalla tutela della stragrande maggioranza delle denominazioni “Made in Italy” riconosciute dall’Unione Europea e la coesistenza dei marchi privati già registrati con quelli a indicazione geografica. 

Nell’accordo con il Giappone è prevista la tutela per l’intera Unione Europea di una lista di appena 205 indicazioni geografiche per prodotti alimentari, vini e bevande alcoliche a cui sarà riservata la protezione dell’articolo 23 dell’accordo TRIPS. In altre parole – spiega la Coldiretti – su un totale di 3.154 denominazioni dell’Unione Europea (1.401 Dop/Igp/Stg e 1.753 Doc/Docg/Igt) quelle tutelate sono appena il 6%. Come purtroppo è stato previsto dal CETA, solo una parte, del tutto marginale, dei prodotti a denominazione di origine sarà tutelata se si considera che l’Italia da sola può contare su 533 vini e 291 prodotti alimentari a denominazioni di origine (Dop/Igp) riconosciute dall’Unione Europea. 

«Si conferma dunque che l’accordo con il Canada è il cavallo di Troia delle politiche commerciali dell’Unione per portare alla volgarizzazione delle produzioni agroalimentari nazionali custodite da generazioni di agricoltori – ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo -. La presunzione di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori sui mercati internazionali dove invece l’Italia e l’Unione Europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo». 

Per questo, la Coldiretti annuncia la mobilitazione permanente per fare pressing sui parlamentari che dovranno votare sulla ratifica del trattato con il Canada dal 25 al 27 luglio al Senato per poi passare alla Camera.

Intanto, nel mondo agricolo è polemica tra la Coldiretti e il Consorzio del Grana Padano. «E’ veramente squallido leggere dichiarazioni contrarie al buon senso e soprattutto agli interessi dei produttori che si dovrebbe difendere» afferma il vicepresidente di Coldiretti, Ettore Prandini, nel commentare le dichiarazioni del presidente del presidente del Consorzio di Tutela del Grana Padano, Cesare Baldrighi, a difesa del trattato di libero scambio tra il Canada e l’Unione Europea che per la prima volta autorizza all’estero l’utilizzo della traduzione inglese “Parmesan” del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano, per formaggi che non hanno nulla a che fare con le due specialità “Made in Italy” più vendute nel mondo. 

«Un precedente disastroso a livello internazionale – sottolinea Prandini – per gli allevatori ed i caseifici impegnati nella produzione dei due formaggi che hanno proprio nelle imitazioni il concorrente più temuto all’estero. Peraltro – continua Prandini – lo stesso direttore del Consorzio di Tutela del Grana Padano aveva messo sotto accusa pubblicamente il trattato con il Canada per la gestione delle quote all’importazione dei formaggi che senza chiarimenti danneggerà la produzione originale italiana a favore delle copie canadesi. Le dichiarazioni di Cesare Baldrighi sono ancora più gravi alla luce del suo ruolo di presidente di Aicig (Associazione italiana Consorzi Indicazione geografiche) considerato che su un totale di 291 denominazioni italiane riconosciute, la grande maggioranza di 250 non gode di alcuna tutela con l’accordo. Siamo evidentemente di fronte – conclude Prandini – ad un grave autolesionismo forse stimolato e interessato da prospettive che non hanno nulla a che fare con i produttori di formaggio».