Coldiretti: «bene l’intervento a difesa del “Made in Italy” che rappresenta il primo produttore di riso in Europa»
Il Governo italiano chiede un intervento urgente alla Commissione europea per contrastare la crisi del settore risicolo europeo, le cui quotazioni sono in caduta libera ormai da diverso tempo, cosa che coivolge in modo particolare l’Italia come primo produttore europeo.
I ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina, dello Sviluppo economico Carlo Calenda e il sottosegretario alle Politiche europee Sandro Gozi hanno inviato a Bruxelles una nota congiunta ai commissari Cecilia Malmström (Commercio), Phil Hogan (Agricoltura) e Vytenis Andriukaitis (Salute). «Le cause principali di questa crisi senza precedenti – scrivono i rappresentanti del Governo italiano – sono da attribuire soprattutto al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati (accordo EBA), che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero. L’aumento esponenziale delle importazioni nell’UE dai Paesi Meno Avanzati, che ha raggiunto il livello di 370.000 tonnellate di riso lavorato, ha determinato uno squilibrio di mercato, causando forti riduzioni dei prezzi».
L’azione del Governo italiano è salutata con favore da Coldiretti che sottolinea come orma un pacco di riso su quattro venduto in Italia contiene prodotto straniero all’insaputa dei consumatori. Secondo Coldiretti è fondamentale la richiesta avanzata dal Governo italiano alla Commissione europea per l’applicazione urgente della clausola di salvaguardia per il ripristino dei dazi sulle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia, l’autorizzazione a sperimentare in Italia l’introduzione dell’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta per il riso e misure straordinarie di sostegno al reddito dei risicoltori e di rilancio di una coltura strategica per l’Unione.
L’Italia – ricorda la Coldiretti – è il primo produttore europeo di riso su un territorio di 237.000 ettari coltivato da 4.263 aziende sparse dal Piemonte al Veneto, per una produzione di 1,58 miliardi di chili, con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali, ma la situazione sta precipitando e a rischio c’è il lavoro di oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera. La produzione nazionale – sostiene la Coldiretti – sarebbe più che sufficiente per coprire i consumi interni, ma si preferisce speculare sulle importazioni “low cost” ad alto rischio (perché le produzioni estere permettono l’impiego di antiparassitari vietati in Italia) che affossano le quotazioni del “Made in Italy” perché è possibile spacciare il riso straniero per italiano a causa della mancanza di un adeguato sistema di etichettatura.
Secondo la consultazione promossa dal ministero delle Politiche agricole, ben l’81,5% degli italiani vuole conoscere in etichetta l’origine del riso che acquista ed occorre quindi accelerare la procedura avviata con la formale notifica del decreto dai ministri delle Politiche agricole e dello Sviluppo Economico per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per il riso.