In Veneto cresce l’agricoltura biologica, con +20% delle aziende attive e +10% della superficie coltivata

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Agricoltura Emilia Romagna cipolle in campo
I dati di Cia Padova con l’analisi dell’andamento del settore primario nella provincia

Agricoltura Emilia Romagna cipolle in campoIl biologico sta prendendo sempre più spazio in agricoltura, come risposta ad una esigenza che arriva dai consumatori: a livello nazionale, il 37,6% cerca il 100% italiano, e il 18,8% il prodotto naturale e biologico. 

I cittadini sono indirizzati nell’acquisto di prodotti stagionali e completi da un punto di vista nutrizionale, e il comparto sta crescendo: in Veneto, nel 2017, sono state oltre 500 le domande di insediamento da parte di aziende dedite al biologico. Su 42.22 produttori di biologico in Italia, 1.180 si trovano in Veneto, con un aumento del 20%. La superficie coltivata a biologico a livello nazionale è pari a 1,492 milioni di ettari, di cui 17.419 ettari si trovano in Veneto. In regione le produzioni sono così suddivise: 2.700 ettari a vite, 1.600 a frutta, 3.000 a cereali, 2.000 a pascolo, mentre in zootecnia si contano 5.688 bovini allevati con metodo biologico, 25.320 ovini e 162.400 avicoli.

Delle 1.180 aziende che si dedicano al biologico in Veneto, 263 lo fanno anche attraverso la vendita diretta nei mercati e prezzo la propria attività. 

«La Cia non intende ignorare questo segnale chiaro e assolutamente positivo – dichiara il direttore di CIA Padova, Maurizio Antonini -. Con incentivi e una serie d’interventi mirati stiamo favorendo l’inserimento di aziende agricole biologiche. E’ un comparto in rapida crescita, che consente all’imprenditore di arrivare a risultati di reddito anche molto elevati. Non senza sforzo e impegno: dedicarsi al biologico significa sottostare ad una serie di regole e controlli molto rigidi e doverosi». 

A livello nazionale le cose si stanno muovendo: la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha adottato il disegno di legge per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico. Il testo comprende strumenti finanziari di sostegno e valorizzazione della produzione biologica, e misure per la diffusione delle innovazioni e il monitoraggio dell’andamento del settore. In particolare, il provvedimento introduce i distretti biologici, come sistemi produttivi locali a spiccata vocazione agricola. Su questo fronte Padova si sta già impegnando, con la costituzione del “distretto biologico euganeo”, strumento importante per la valorizzazione del territorio.

Cia Padova ha diffuso i dati relativi all’andamento del comparto primario in provincia, che chiude un 2016 a tinte molto variabili a seconda del comparto, e conferma la tendenza del consumatore ad essere sempre più attento a ciò che acquista e mette sulla propria tavola. In un contesto di lieve diminuzione delle aziende agricole (-1,5% sul 2015), iscritte alla Camera di commercio, si rileva un aumento dell’1% nel numero degli occupati (8.124 addetti). Due dati solo apparentemente discordanti: le aziende che rimangono sul mercato, infatti, cercano di specializzarsi sempre di più e, per far ciò, necessitano di maggiore manodopera. In questo scenario, l’abolizione dei buoni lavoro potrebbe riservare qualche sorpresa per la chiusura del 2017, dato che si trattava di uno strumento largamente utilizzato dalle aziende agricole in determinati periodi dell’anno. Su questo fronte, però, la Cia, insieme alle altre organizzazioni agricole, si è impegnata nella redazione del contratto provinciale di categoria, rinnovato ad inizio aprile, inserendovi una parte specifica dedicata alla raccolta, per la quale è stato fissata la paga oraria a 6,50 euro. 

Entrando nel dettaglio delle produzioni, in provincia di Padova si evidenzia una diminuzione della superficie coltivata a mais, determinata dalla maggiore consapevolezza sull’importanza della trasformazione della coltivazione dalla monocoltura alla coltura in successione: in pratica, il terreno si mantiene in migliore salute se vi si coltivano produzioni differenziate. Padova si conferma la prima provincia veneta per l’investimento in mais e granella, con 37.460 ettari di superficie coltivata, ma registra anche una diminuzione del 10% rispetto al 2015. Aumentano, invece, il frumento tenero (+15,6%), l’orzo (+60%), e la soia (+8%). Padova si caratterizza anche per la produzione del radicchio, cresciuta del 12% nel 2016, così come è aumentata quella della vite (+2%), sia in superficie coltivata che in raccolta. 

Particolarmente difficile è la situazione delle aziende zootecniche produttrici di latte: -5% nel numero di imprese, e -2% nel numero di capi. Il latte viene pagato al produttore 0,32 cent per litro, quando il prezzo al consumatore arriva anche a superare i 2 euro. A Padova, nel 2016, sono state prodotte 214.194 tonnellate di latte, con un aumento dell’1,13%, per un totale di 485 aziende. Una conseguenza della maggiore richiesta di garanzie di sicurezza da parte del cittadino, che si evidenzia anche nel settore del bovino da carne: qui diminuiscono i consumi a livello nazionale, ma in provincia cresce il numero di capi allevati (+10%). 

«E’ sempre più chiaro come la cittadinanza richieda prodotti certificati e italiani – commenta Antonini -. L’andamento, inoltre, conferma quanto sia necessario rivedere la filiera, che deve essere accorciata e andare incontro alle esigenze sia del consumatore, che dell’imprenditore agricolo. I costi di produzione esagerati e la mancanza di chiarezza nei passaggi della filiera continuano a costringere l’azienda agricola ad un reddito assolutamente inadeguato».