Il canone classico nell’arte italiana del primo Novecento
Inaugura domenica 2 luglio con ingresso gratuito (come in tutte le prime domenica del mese) a Rovereto (Trento) negli spazi del Mart la mostra “un’eterna bellezza” allestita in collaborazione con il museo Mapfre di Madrid, località che l’ha appena ospitata con grande successo di critica e di pubblico.
“Un’eterna bellezza”, allestita nella capitale iberica dal 25 febbraio al 4 giugno scorso, mette in scena capolavori assoluti dell’arte italiana e sarà visitabile fino al 5 novembre prossimo. La mostra è la prosecuzione ideale e storica della grande esposizione del 2016 intitolata “I pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo” che, a Madrid in primavera e a Rovereto in estate, è stata visitata da quasi 100.000 persone.
Per il secondo anno consecutivo, il sodalizio internazionale italo-spagnolo offre ai visitatori dei due musei l’eccezionale possibilità di incontrare una selezione di capolavori assoluti dell’arte italiana del primo Novecento.
Partendo dai capolavori del Mart, a cui si affiancano prestiti eccellenti provenienti dalle maggiori raccolte europee, il museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto inaugura, ancora una volta, una mostra che raccoglie e presenta un’eredità storico-artistica di inestimabile valore culturale. Attraverso le tappe madrilene, tanto la mostra di quest’anno quanto quella dell’anno passato segnano un momento decisivo nella conoscenza della pittura moderna italiana all’estero.
“Un’eterna bellezza” rappresenta un ricco viaggio attraverso uno dei periodi più fecondi dell’arte italiana del Novecento, a circa un secolo di distanza. Dopo la devastazione della Grande Guerra e le rivoluzioni estetiche delle avanguardie di inizio secolo, nel clima europeo del “ritorno all’ordine”, si affermano ricerche e movimenti, come la Metafisica, l’esperienza di “Valori Plastici”, il Novecento italiano e la poetica del Realismo magico che recuperano temi e soluzioni formali di lontane ma fondanti tradizioni artistiche.
Nel periodo delle ricostruzioni post-belliche e dei fascismi, frustrati e delusi dai tragici eventi internazionali, molti artisti europei rinunciano al sogno del progresso tipico delle avanguardie di inizio secolo. Emergono con forza il ritorno alla ragione dopo la follia del conflitto, il recupero della tradizione dell’arte dopo le sperimentazioni e, soprattutto, l’affermazione dei principi di bellezza e armonia contrapposti alle deformazioni e alle dissonanze dell’arte cubista, espressionista, futurista. Nasce un nuovo linguaggio, che declina in chiave moderna i valori dell’arte antica e rinascimentale, reinterpretando i soggetti allegorici, il ritratto, la figura, il paesaggio e la natura morta. In questo contesto si consolida l’importanza della conoscenza tecnica intesa come strumento di restituzione e trasfigurazione del reale, alla ricerca di una dimensione trasognata e senza tempo.
Attraverso capolavori assoluti del primo Novecento, la mostra “Un’eterna bellezza” propone un percorso tra le opere dei maestri dell’arte italiana che si rivolgono al passato e al canone classico come fonti di ispirazione. In una sintesi rara e preziosa tra l’evocazione della classicità e le aspirazioni della modernità, alcuni maestri abbandonano le sperimentazioni degli anni precedenti, senza tuttavia rinunciare al proprio tempo, senza nostalgia, senza tornare indietro. Alla ricerca della perfezione, delle sue regole, delle armonie.
La lezione classica della grande tradizione mediterranea è il fondamento che nutre la poetica di numerosi artisti, accomunati dall’“aspirazione verso il concreto, il semplice e il definitivo”, come scrive Margherita Sarfatti promotrice del gruppo di Novecento, una delle tendenze che più hanno incarnato il ritorno all’ordine dell’arte italiana.
In gruppo o singolarmente, gli artisti in mostra recuperano gli ideali rinascimentali di bellezza e rigore, guardando a Giotto, Masaccio e Piero della Francesca, alla ricerca del classicismo puro e semplice, dell’umanesimo, dell’equilibrio, del sogno, della calma, della sospensione, in un’indagine volta alla rappresentazione dell’ordine e dell’eternità. Nel mistero dei capolavori in mostra, selezionati con dedizione dalle due curatrici, le figure sono avvolte in un’atmosfera intima, solitaria e introspettiva; mondi melanconici, magici e metafisici, talvolta angoscianti, ospitano maschere e personaggi metaforici. La sublime e colta estetica degli artisti italiani evoca un clima di ambiguità e tregua. Fuori dal tempo, pur nel recupero di stilemi provenienti da lontano, questi artisti riuscirono a essere innovatori e provocatori, finendo per rappresentare, con straordinarie intensità e sintesi, le inquietudini dell’essere umano, le trepidazioni universali dell’anima.
In mostra oltre cento opere di alcuni tra i più significativi protagonisti dell’arte italiana: Carrà, Casorati, de Chirico, de Pisis, Savinio, Severini, Sironi ma anche Bucci, Cagnaccio di San Pietro, Donghi, Dudreville, Funi, Malerba, Martini, Marussig, Oppi e Wildt. Il percorso espositivo è articolato in sette sezioni: Metafisica del tempo e dello spazio; Evocazioni dell’antico; Paesaggi; La poesia degli oggetti; Ritorno alla figura. Il ritratto; Il nudo come modello; Le stagioni della vita.
Completa la mostra un ricco catalogo edito da Electa con saggi delle curatrici Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, delle storiche dell’arte Elena Pontiggia e Leyre Bozal Chamorro, oltre che un saggio a quattro mani della già citata Leyre Bozal Chamorro e di Pablo Jiménez Burillo, direttore della Fundación Mapfre.