Sanzioni alla Russia: una stupida ripicca costata al NordEst miliardi di euro di mancato fatturato

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30 06 2017 MARCATO VALDEGAMERI COMITATO
Marcato: «indispensabile uscire da questa situazione». Finco: «errore grave e danno per l’economia»

30 06 2017 MARCATO VALDEGAMERI COMITATOMentre l’Unione europea rinnova assurdamente per altri sei mesi le sanzioni alla Russia per l’occupazione della Crimea, la Regione Veneto fa i conti con gli effetti di tre anni di embargo russo sul Pil e sui flussi commerciali del NordEst e cerca ogni strategia utile per limitare i danni.

Il Comitato regionale sulle problematiche delle sanzioni alla Russia, istituito lo scorso aprile come organo tecnico di raccordo tra istituzioni locali e  categorie economiche, si è nuovamente riunito sotto la presidenza dell’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto Marcato, su delega del presidente Luca Zaia, per  misurare il reale impatto delle sanzioni Ue sull’economia del NordEst. 

L’export  triveneto verso la Russia è crollato del 37% rispetto al 2013, i settori più colpiti sono l’agroalimentare (che ha perso un miliardo di fatturato l’anno su scala nazionale), la manifattura di lusso, l’arredamento e la carpenteria. Pesanti anche gli effetti sull’industria turistica veneta, che ha visto crollare del 35,6% gli arrivi russi, con una perdita di fatturato quantificata dalle associazioni di categoria nell’ordine di 160 milioni di euro l’anno. L’Italia, e in particolare il NordEst, è il Paese che rischia di pagare il conto più salato del regime sanzionatorio adottato nel 2014.

«Per noi le sanzioni sono state un boomerang, visto che il governo russo, come contromisura alle sanzioni Ue e Usa, ha posto l’embargo in particolare sui prodotti di qualità del “Made in Italy”, ad origine protetta e ad alto valore aggiunto – ha puntualizzato Marcato, facendo sintesi delle segnalazioni raccolte da tutte le categorie economiche -. Un effetto che rischia di  protrarsi a lungo, visto che i consumatori russi si sono orientati verso produzioni interne o altri partners commerciali non colpiti da embargo. Il danno infatti non si traduce solo nel calo dell’export, ma anche nella difficoltà di recuperare le quote di mercato che sono andate perse. Il Veneto, che è la regione che meglio sta uscendo dalla crisi economica in termini di PIL e di tasso di disoccupazione – ha aggiunto l’assessore – di tutto ha bisogno fuorché di sanzioni e controsanzioni, che stanno gravando solo sulle nostre imprese, rispetto ad un mercato strategico come quello russo».

Per Marcato «la Regione Veneto è pronta a giocare tutto il proprio ruolo istituzionale, politico ed economico su questa partita e ha già cominciato a farlo siglando, d’intesa con la Farnesina, accordi interregionali con regioni della Russia. Il primo di questi è stato siglato il 27 giugno scorso dal presidente Zaia con la regione russa di Voronezh, e ora siamo al lavoro per formalizzare una intesa istituzionale con la regione armena di Armavir. In questo modo, apriamo canali istituzionali di dialogo, di amicizia e di relazione economica con istituzioni russe o di paesi limitrofi, legati alla Russia da rapporti di partnership, spianando così la via a possibili ‘triangolazioni’ commerciali per i nostri imprenditori e alla ripresa degli arrivi turistici dalle aree a est degli Urali».

La Regione del Veneto, che aveva chiesto per prima fin dal 2014 di riconsiderare le misure sanzionatorie con risoluzioni del Consiglio regionale e deliberazioni della Giunta, è pronta a riprendere l’iniziativa politica anche con il governo nazionale e l’Unione europea. 

«I prossimi passi – prospetta Marcato, con la presenza al tavolo dal consigliere regionale Stefano Valdegamberi – saranno una nuova risoluzione politica del Consiglio regionale del Veneto da inviare al governo nazionale per rappresentare le difficoltà subite dai produttori veneti nei tre anni di applicazione delle sanzioni, l’accompagnamento diretto delle nostre aziende, tramite rapporti diplomatici e accordi commerciali con i territori russi o con i paesi alleati, e l’utilizzo di tutti i canali della diplomazia per far presente alle autorità russe che il Veneto è stata l’unica regione in Italia ad aver riconosciuto la volontà degli abitanti della Crimea di appartenere alla Federazione russa e ad aver contrastato con ogni mezzo, sin dal 2014, le misure sanzionatorie applicate da Bruxelles e dagli Stati Uniti. Se i politici e gli imprenditori russi percepiranno il Veneto come una regione ‘amica’ – conclude Marcato – sarà possibile normalizzare, nel pieno rispetto della legalità, le nostre relazioni commerciali, evitando di pagare l’ingiusto scotto per contromisure dettate da decisioni che non abbiamo mai condiviso».

Anche il presidente di Confindustria Padova, Massimo Finco, stigmatizza la proroga delle sanzioni decisa dal Consiglio Ue: «la Russia è partner strategico. L’Italia non accetti passivamente le decisioni di altri, stop sanzioni».

La caduta dell’export in Russia dovuta alle tensioni che si sono venute a creare ha riguardato molti settori, dal sistema moda all’arredo, all’auto, con l’agroalimentare – l’unico settore ad essere colpito direttamente da un embargo totale che ha chiuso le frontiere ad una lista di prodotti, come ritorsione alle sanzioni europee – che ha lasciato sul campo 48 milioni di vendite (-53,1%). Ma il prezzo più alto in termini di volumi lo ha pagato la filiera metalmeccanica veneta che ha perso 300 milioni di export verso Mosca (-33,7, seguita dal sistema moda (- 160 milioni).

Per Finco «la proroga delle sanzioni è un errore grave e un danno per l’Italia e il Veneto, in un momento peraltro in cui il mercato russo fa segnare un incremento record delle esportazioni venete del 22,6% nei primi tre mesi del 2017. Nonostante le assicurazioni personali del ministro Alfano nella recente visita a Padova, la voce del nostro Governo è rimasta flebile e isolata. La decisione presa di fatto da Francia e Germania smetta di trovare un’Italia passiva e acritica».

«In un momento in cui il mercato russo riprende e ci sono grandi opportunità – sottolinea Finco – serve un deciso cambio di rotta nelle relazioni economiche tra Ue e Russia che deve essere il primo partner dell’Europa e sulle quali deve intervenire con decisione il Governo. Il danno complessivo dovuto al calo di export veneto verso la Federazione Russa ha già superato i 650 milioni ed ancora più grave è il rischio di perdere quote di mercato a vantaggio di Paesi come Cina, America, Turchia e di compromettere la nostra posizione competitiva in un’area strategica, non solo per le imprese, ma per il contributo indispensabile che può fornire alle grandi sfide globali, geopolitiche e di sicurezza».