«Danno spaventoso benché a tutt’oggi provvisorio e potenziale»
I nuovi amministratori di Veneto Banca hanno avviato l’azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori per un ammontare di 2,3 miliardi di euro a titolo di danni «nei confronti di ex amministratori e sindaci alternatisi in carica fino al 26 aprile 2014», giorno dell’assemblea che segnò la fine della gestione e l’arrivo di Francesco Favotto alla presidenza e la conferma per Consoli nel ruolo di direttore generale ancora per qualche mese.
Una cifra enorme, probabilmente destinata a non essere mai incassata e superiore a quella chiesta agli ex vertici della Popolare di Vicenza, quella scritta nell’atto di citazione depositato dai consulenti legali della banca e che fa seguito alle deliberazioni dall’assemblea degli azionisti del 16 novembre scorso. Soddisfatto il nuovo presidente Massimo Lanza: «è stato un lavoro preciso, dettagliato e approfondito: una necessaria risposta a quell’esigenza di giustizia che i territori richiedevano».
Intanto, si continua a discutere attorno all’aumento di capitale da 1,25 miliardi di euro indicati da Bce e Commissione Ue, che il governo italiano punta ad abbassare verso quota 6-700 milioni anche rivedendo il piano industriale: un’operazione che si sta rivelando più complicata rispetto alle previsioni iniziali, in mezzo alle tattiche attendiste da parte di tutte le maggiori banche chiamate a dare il loro contributo.
Da parte del Governo, il ministro Padoan alla Camera ha pubblicamente dichiarato di «escludere il “bail-in” che colpirebbeoltre agli azionisti e agli obbligazionisti subordinati anche bond senior e depositi sopra i 100.000 euro, anche se il salvataggio non sarà pubblico.