Vaccini, la Regione del Veneto impugna il decreto governativo per l’obbligo e la mancata copertura finanziaria

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Zaia: «non siamo contrari alla prevenzione, ma meglio l’informazione piuttosto che l’obbligo». Coletto: «non è prevista la copertura dei costi dell’obbligo vaccinale»

luca coletto con luca zaia 1La Giunta regionale del Veneto ha dato mandato all’Avvocatura regionale per predisporre provvedimento d’impugnativa del decreto n. 73 dello scorso 7 giugno che ha introdotto l’obbligatorietà di 12 vaccinazioni entro i primi 16 ani di vita.

Per il governatore Luca Zaia «non siamo contro i vaccini, né intendiamo metterne in discussione la validità scientifica, ma siamo contrari alle modalità coercitive che inquietano i genitori e finiranno per favorire l’abbandono della scelta vaccinale. Alle legittime preoccupazioni delle mamme e dei papà per un programma di vaccinazioni così concentrato, e per certi versi immotivato, non si risponde con l’imposizione dell’obbligo e le multe, ma con l’informazione e il dialogo. Mi auguro che il Parlamento, in sede di conversione del decreto legge, abbia a modificarlo. In caso contrario, la Regione Veneto impugnerà anche la legge».

In Veneto, unica regione d’Italia ad aver abolito dieci anni fa l’obbligo vaccinale – ha ricordato il presidente – risultano vaccinati con il siero esavalente il 92,65 dei nati nel 2016: un indice di copertura in netta ripresa dopo il “minimo” storico dell’88,6% registrato del 2014. «Le performances documentate dall’anagrafe vaccinale informatizzata della Regione – ha scandito Zaia – dimostrano che il modello veneto funziona. Un modello che vorremmo fosse replicato a livello nazionale, basato sull’informazione e sul convincimento consapevole, e non su obblighi inapplicabili e su multe sperequative fino a 7.500 euro. Del resto non siamo i soli ad aver sposato la libertà di scelta e la responsabilizzazione consapevole: in Europa ci sono 15 Paesi che non impongono l’obbligo vaccinale e in 14 Paesi nei quali vige una strategia mista, che fa convivere vaccinazioni obbligatorie e vaccinazioni facoltative».

Secondo Zaia «il decreto, così come è stato formulato dal Governo lede l’autonomia della Regione, monetizza l’obbligatorietà creando sperequazioni tra i cittadini  e ignora il vincolo di stipulare prima una intesa con le Regioni per definire le modalità applicative e ripartire i costi del piano di vaccinazioni di massa. Tant’è che non ci sono nemmeno i tempi tecnici, le strutture e le risorse per applicare da subito le disposizioni governative».

Non solo: c’è anche la questione di chi paga il nuovo obbligo, visto che il Governo, nell’emanare il decreto, non ha stabilito nulla in merito. Per l’assessore veneto alla sanità, Luca Coletto, «il nuovo decreto ha portato da 4 a 12 le vaccinazioni obbligatorie da 0 a 16 anni, ma è stato formulato senza alcuna intesa preventiva con le Regioni: nei nuovi Lea non è prevista la copertura dei costi. Il Piano nazionale di vaccinazioni è tarato su 4 vaccini obbligatori (antipolio, antidifterica, antitetanica e antiepatite B) e gratuiti e prevede quindi un impegno di spesa di 300 milioni, distribuiti in due annualità. Si poteva affrontare in modo diverso il problema della prevenzione vaccinale – prospetta Coletto – rendendo obbligatorio il ricorso ai vaccini solo nel caso in cui il tasso di copertura fosse inferiore alla soglia “di gregge” raccomandata dalla comunità scientifica. Privilegiare, invece, il modello impositivo significa andare allo scontro con le preoccupazioni dei genitori, tradire il rapporto di fiducia tra medici e cittadini e distogliere risorse significative dai programmi di prevenzione rivolti alle patologie croniche invalidanti, la cui cura assorbe circa il 70% della spesa sanitaria».