Sottolineato il valore dell’autonomia altoatesina. Mattarella si scopre autonomista
La storica sala del Kursaal a Merano ha ospitato la celebrazione in pompa magna dei 25 anni dalla conclusione del contenzioso tra Italia e Austria sulla gestione dell’autonomia dell’Alto Adige, con il rilascio della cosiddetta “quietanza liberatoria” da parte del governo austriaco all’allora ambasciatore d’Italia a Vienna.
La celebrazione è avvenuta alla presenza dei due presidenti della Repubblica italiana, Sergio Mattarella e di quella austriaca, Alexander Van Der Bellen, e del presidente della Provincia, Arno Kompatscher, che ha accolto i due Capi di Stato arrivati puntuali sulla passeggiata Lungopassirio.
Dopo un breve colloquio “a sei occhi” tra i tre presidenti, la cerimonia ha preso il via con un saluto di Rudi Gamper, voce e volto storico di Rai Sender Bozen, gli inni nazionali suonati dall’orchestra giovanile provinciale, e la proiezione del film “Un lungo respiro” del regista altoatesino Andreas Pichler. «Sono passati solo nove mesi dalla celebrazione del settantesimo anniversario della firma dell’Accordo di Parigi a Castel Firmiano – ha esordito Kompatscher – e oggi, qui nel Kursaal di Merano, celebriamo i 25 anni dal rilascio della “quietanza liberatoria”. Poterlo fare alla presenza dei Capi di Stato dei Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi è un grande onore e un’attestazione dell’importanza di questo evento».
Proprio l’11 giugno del 1992 il ministro degli esteri austriaco, Alois Mock, recentemente scomparso, consegnava all’ambasciatore italiano a Vienna, Alessandro Quaroni, presente in sala, la nota che chiudeva la vertenza fra Italia e Austria riguardo alla questione altoatesina. Pochi giorni più tardi, il 19 giugno, la quietanza liberatoria fu consegnata alle Nazioni Unite per il via libera definitivo.
«Il documentario che abbiamo appena visto – ha detto Kompatscher, riferendosi al lavoro di Pichler – ci ha riportato alla mente il lungo e faticoso percorso dell’autonomia dell’Alto Adige/Südtirol: dalla risoluzione delle Nazioni Unite, all’insediamento a livello interno della Commissione dei Diciannove, nonché a livello bilaterale con la negoziazione tra Italia e Austria, fino all’approvazione proprio in questa sala da parte del congresso della Südtiroler Volkspartei del cosiddetto Pacchetto». Arrivando a parlare della convivenza, il presidente altoatesino ha sottolineato che «come non si è verificata un’assimilazione della popolazione di lingua tedesca, non c’è stata nemmeno una netta separazione tra i gruppi linguistici nel senso delle tanto citate gabbie etniche. Anzi, si è dimostrato che i suindicati strumenti di tutela di tutti e tre i gruppi linguistici danno loro la necessaria certezza di non essere discriminati».
Dopo l’excursus storico, Kompatscher ha ricordato i successi che hanno portato l’Alto Adige a trasformarsi da «povera regione alpina a terra di benessere» a «contribuente netto per l’Italia». «Ebbene sì – ha detto – anche questo è un aspetto di cui essere orgogliosi. Allo Stato l’autonomia altoatesina non costa nulla. Inoltre, in base all’accordo finanziario la Provincia versa un contributo annuale al risanamento del bilancio statale. Ma alla luce dei successi dobbiamo accontentarci e starcene quindi con le mani in mano, si è chiesto retoricamente il Landeshauptmann? No – ha detto – l’autonomia deve essere costantemente perfezionata e adeguata alle nuove esigenze».
Il presidente altoatesino ha ricordato che un recente studio dell’Università di Innsbruck che è stato inoltrato ai due ministri degli esteri italiano e austriaco, afferma che, a seguito della riforma costituzionale del 2001 e della relativa giurisprudenza della Corte Costituzionale, c’è ancora bisogno di apportare dei miglioramenti all’autonomia. Il presidente altoatesino ha concluso il proprio intervento con uno sguardo rivolto al futuro. «Strettamente legati alla nostra terra e fortemente radicati nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni – ha detto – possiamo e vogliamo essere aperti e costruire ponti. In quest’ottica, intendiamo intensificare ulteriormente la cooperazione transfrontaliera nel quadro dell’Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino. E questo proprio perché, con la nostra ricchezza culturale e il nostro plurilinguismo, riteniamo di essere un ponte tra lo spazio culturale ed economico italiano, austriaco e tedesco: una piccola Europa nel cuore dell’Europa».
«Oggi celebriamo – ha detto il presidente Sergio Mattarella – la capacità di popoli europei di essere riusciti a superare le divisioni di un remoto passato, costruendo un’amicizia solidissima e dando concretezza ai valori di democrazia, pluralismo, tolleranza, tutele dei diritti individuali e collettivi che costituiscono tratto distintivo dello spirito che ci accomuna». Il Capo dello Stato ha quindi ricordato i principi costituzionali che hanno ispirato la creazione dello Statuto, definito «autentico modello di civiltà», la «predisposizione al confronto che ha consentito di tener fermo lo sguardo verso un obiettivo comune: tutelare le popolazioni locali inscrivendo il rispetto delle loro identità, la loro autonomia, nell’ambito del grande progetto di pace e integrazione del continente europeo». Sottolineando l’importanza del progetto del Tunnel di Base del Brennero, Mattarella ha infine ricordato che «il Brennero è, per noi italiani come per gli amici austriaci, un emblema di vicinanza, interdipendenza e libera circolazione. L’impegno di noi tutti è che esso rimanga tale».
Uno sguardo sulla storia altoatesina è stato gettato anche dal presidente austriaco Alexander Van Der Bellen, ricordando che 25 anni fa non tutti erano contenti della quietanza liberatoria, ma oggi l’Autonomia dell’Alto Adige «costituisce un esempio e un modello riconosciuto a livello internazionale, che ha permesso uno sviluppo del quale possono beneficiare tutti i gruppi linguistici». Per quanto riguarda il futuro «contiamo che l’Italia continui a perseguire le strada della condivisione con l’Austria». Il presidente austriaco ha ricordato come un esempio positivo il raggiungimento dell’accordo finanziario e lodato la cooperazione transfrontaliera nella cornice dell’Euregio. «Essendo nato nella Kaunertal – ha concluso Van Der Bellen –, la questione altoatesina è una cosa che mi sta molto a cuore».