I vescovi di Trento, Brescia, Verona e Mantova concordi per un territorio che segua lo sviluppo sostenibile
Una sorta di “G4” dei vescovi a capo delle diocesi che gravitano sul bacino gardesano quello che si è svolto a Limone (Bs) che ha rilanciato la proposta della Comunità del Garda di fare del bacino gardesano un sito Unesco Patrimonio dell’Umanità, in quanto prototipo di ambiente tutelato e valorizzato con uno sviluppo sostenibile.
In un’intensa mattinata di confronto, conclusasi con una proposta condivisa e una preghiera comune, le delegazioni delle diocesi di Trento, Verona e Brescia – per la quinta volta insieme sulle rive del Garda – si sono incontrate a Limone alla presenza anche della diocesi di Mantova, che pure condivide le problematiche ambientali del lago e del Mincio, suo emissario, come ha spiegato il nuovo vescovo mons. Marco Busca.
E’ stato il vescovo di Brescia Luciano Monari, condividendo le intenzioni del vescovo di Verona Giuseppe Zenti e dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, a rilanciare un’azione comune in un «sussulto di coscienza» per la «casa comune» del bacino lacustre rivolgendosi agli amministratori delle comunità locali e agli operatori pastorali presenti.
Si è partiti dal contributo teologico ma anche scientifico dell’enciclica di papa Francesco “Laudato Sì” per documentare l’esigenza di una visione condivisa fra i territori dell’intero bacino imbrifero (oltre 450.000 abitanti) che s’ispiri al principio dell’ecologia integrale e del bene comune, da applicare anche nelle scelte urbanistiche ed edificatorie e nelle strategie di un turismo ecosostenibile.
Nella sua apprezzata relazione, il rettore dell’Università Cattolica di Bresca, Maurizio Tira, ha concretizzato gli elementi di criticità (il consumo di suolo e di risorse, la frammentazione amministrativa, l’esistenza di vincoli troppo blandi, l’elevata presenza di attrezzature incompatibili…) lanciando la proposta di un percorso fra le due Regioni e la Provincia di Trento per vedere il Garda riconosciuto tra qualche anno come sito Unesco, prototipo di ambiente tutelato e valorizzato con uno sviluppo sostenibile. I vari interventi del dibattito hanno espresso consenso per quest’obiettivo, a partire dall’impegno dei singoli e anche delle comunità ecclesiali, che sarà ripreso in prossimi appuntamenti inter-diocesani.
Nella preghiera ecumenica, condivisa sul sagrato della chiesa di san Benedetto da alcuni esponenti di altre confessioni, la riflessione è stata suggerita dall’Arcivescovo Lauro Tisi che ha evidenziato i passi avanti compiuti dalla Chiesa nella sensibilità ecologica «anche con il contributo del mondo laico» in questi 40 anni e nella comprensione del ruolo della persona umana: «non parliamo di uomo e di creato – ha detto – ma diciamo che l’uomo è il creato, parte integrante, perché così valorizziamo l’ambiente e la qualità della nostra vita futura».