Le speculazioni internazionali sul grano condannano a morte 300.000 aziende agricole italiane

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coldiretti guerra del grano manifestazione roma roberto moncalvo
Secondo Coldiretti le importazioni mettono a rischio desertificazione 2 milioni di ettari di campagne oltre ad essere di qualità generalmente inferiore al prodotto italiano. -11,6% le semine nel NordEst

coldiretti guerra del grano manifestazione roma roberto moncalvo«La speculazione sul grano mette in pericolo la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano, ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione ma anche gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione “Made in Italy”». Questo l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione dello scoppio della “#guerradelgrano” con migliaia di agricoltori alle banchine con trattori per l’arrivo di un mega cargo con grano canadese al Porto di Bari proprio alla vigilia della raccolta di quello italiano con evidenti finalità speculative.

L’Italia – sottolinea la Coldiretti – è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, destinato alla pasta con 5,1 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,4 milioni di ettari che si concentra nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia, Sicilia, Marche e Basilicata, ma anche nel NordEst, in particolare Emilia Romagna e Veneto dove sono attivi alcuni dei maggiori trasformatori di grano in pasta di qualità.

Il taglio dei prezzi pagati agli agricoltori sotto i costi di produzione ha provocato praticamente la decimazione delle semine di grano in Italia con un crollo del 7,3% per un totale di 100.000 ettari coltivati in meno che peseranno sulla produzione di vera pasta italiana nel 2017, oltre che sull’ambiente, sull’economia e sul lavoro delle aree interne del Paese, secondo le analisi della Coldiretti. La situazione per la coltura più diffusa in Italia è difficile sull’intero territorio nazionale con la riduzione delle semine che varia dal -11,6 % nel NordEst al -5,4% nel Centro mentre nel Sud e Isole si registra un -7,4% che desta molta preoccupazione se si considera che la coltivazione è concentrata prevalentemente nel Meridione.

Una situazione drammatica determinata dal crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che nella campagna 2016 sono praticamente dimezzati per effetto delle speculazioni e della concorrenza sleale ed oggi – denuncia la Coldiretti – con 5 chili di grano non è possibile neanche acquistare un caffe. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del “Made in Italy” mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1.400%.

«Con queste quotazioni non si può sopravvivere – ha denunciato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo -. C’è il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani toccherà gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale».

A causa delle speculazioni che hanno fatto crollare i prezzi del grano nazionale sotto i costi di produzione ormai un pacco di pasta imbustato in Italia su tre è fatto con grano straniero senza alcuna indicazione per i consumatori. Sono ben 2,3 milioni le tonnellate di grano duro che sono arrivate lo scorso anno dall’estero quasi la metà delle quali proprio dal Canada che peraltro ha fatto registrare nel 2017 un ulteriore aumento del 15% secondo le analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi due mesi del 2017. Una realtà che – sostiene la Coldrietti – rischia di peggiorare grazie alle clausole di favore contenute nell’approvazione da parte dell’Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada che prevede l’azzeramento strutturale dei dazi indipendentemente dagli andamenti di mercato.

Un pericolo anche per i consumatori con i cereali stranieri risultati irregolari per il contenuto di pesticidi che sono praticamente il triplo di quelli nazionali a conferma della maggiore qualità e sicurezza del “Made in Italy”, sulla base del rapporto sul controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti divulgato l’8 giugno 2017 dal ministero della Salute. I campioni risultati irregolari – sottolinea la Coldiretti – per un contenuto fuori legge di pesticidi sono pari allo 0,8% ne caso di cereali stranieri mentre la percentuale scende ad appena lo 0,3% nel caso di quelli di produzione nazionale. Da sottolineare come in alcuni Paesi terzi vengono utilizzati principi attivi vietati in Italia come proprio nel caso del Canada dove viene fatto un uso intensivo del Glifosate proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato che – continua la Coldiretti – è stato vietato in Italia dal 22 agosto 2016 con entrata in vigore del decreto del ministero della Salute perché accusato di essere cancerogeno.

La mancanza dell’etichetta di origine non consente ancora – sottolinea la Coldiretti – di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia nazionale. L’81 % dei consumatori italiani ritiene che la mancanza di etichettatura di origine nella pasta possa essere ingannevole secondo la consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche agricole. «L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia del vero “Made in Italy” – ha precisato Moncalvo -. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti».