La Camera di commercio di Trento presenta alla Provincia i suggerimenti per la crescita economica del Trentino

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Cciaa tn da sx Graziano rigotti gianni bort mauro leveghi
Analisi dei punti di forza (pochi) e di debolezza (tanti) del Trentino che risente degli ultimi anni di malgoverno dell’Autonomia speciale rispetto ad altre realtà, ad iniziare dall’Alto Adige

Cciaa tn da sx Graziano rigotti gianni bort mauro leveghiLa Camera di commercio di Trento, in base a quanto previsto dall’Accordo di programma, sottoscritto con la Provincia di Trento, ha presentato l’esito del lavoro condotto dalla Giunta camerale, affiancata da rappresentanti del tessuto economico provinciale e da un gruppo di lavoro scientifico, concluso nell’elaborazione delle “Linee di indirizzo per la crescita economica del Trentino”.

Un esercizio di puro stile, come riconosce con filosofia anche il presidente dell’Ente Gianno Bort, una sorta di “predica inutile” di stile einaudiano che con tutta probabilità sarà destinato a rimanere lettera morta, specie in un anno elettorale come sarà il 2018, quando la maggioranza di centro sinistra autonomista che ha governato il quinquennio in essere dovrà presentare agli elettori il consultivo del proprio mandato che, sul piano economico, è lungi dall’essere soddisfacente, nonostante le ingenti risorse pubbliche messe in campo.

Per l’anno in corso, il lavoro, dopo un’analisi dei punti di forza e di debolezza del sistema economico provinciale, ha isolato tre macro tematiche (un nuovo ruolo per l’intervento pubblico in economia; il cammino verso un’economia di territorio; la riduzione della spesa pubblica improduttiva), sulle quali si sono espressi in modo chiaro e incisivo, gli imprenditori coinvolti in rappresentanza dell’intero tessuto economico trentino (componenti della Giunta camerale e rappresentanti delle categorie economiche).

Il gruppo di lavoro scientifico, che ha collaborato al documento, ha quindi fatto sintesi di tutte le indicazioni raccolte, che hanno rivelato la trasversalità di alcuni valori di fondo come la visione, ossia la capacità di leggere e interpretare le aspettative future e di incrociarle con la probabile evoluzione del contesto; l’identità territoriale, utile a solidarizzare (all’interno) e a farsi riconoscere (all’estero); l’eco-sistema, capace di considerare le interrelazioni fra diversi attori e portatori di interesse; la velocità, per avere risposte rapide alle istanze poste soprattutto alla Pubblica amministrazione; la collaborazione pubblico-privato, riferita a schemi di azione e percorsi virtuosi che creino valore sociale e impatto positivo; l’apertura, per attrarre talenti e professionalità che riversino la loro visione sul Trentino, facendolo crescere; la valutazione, che si rifà al principio democratico di rendicontazione pubblica in base al quale ogni azione viene sottoposta a un giudizio finale.

«Sono molti – ha spiegato Daniele Marini, docente presso l’Università degli studi di Padova e componente del Gruppo di lavoro scientifico – gli spunti operativi che emergono da questo documento programmatico e sono tutti autentici e incalzanti, visto che danno voce a istanze provenienti direttamente da coloro che tutti i giorni hanno a che fare con complesse dinamiche economiche. Uno degli aspetti più significativi di questo documento propositivo riguarda l’evoluzione del ruolo da attribuire sia all’attore pubblico, sia all’imprenditore: il primo, da pervasivo e assistenzialista deve diventare più selettivo nel suo agire e, soprattutto, concentrare attenzione e risorse sulla creazione di un contesto favorevole allo sviluppo; il secondo deve liberarsi dalla dipendenza, a volte più psicologica che reale, dal contributo pubblico per perseguire, invece, un’autonomia operativa fondata su una strategia imprenditoriale vincente».

«Credo – ha concluso Giovanni Bort, presidente della Camera di commercio di Trento – che il documento che abbiamo presentato e che è già stato presentato al Governo provinciale, sia un passo avanti. Un passo avanti per tutti noi che, insieme, abbiamo contribuito alle riflessioni che in esso sono contenute, facendo leva con collegialità, franchezza e senso di responsabilità sulle nostre preoccupazioni più pressanti per il futuro delle imprese trentine e indicando quali potrebbero essere le risposte più rapide ed efficaci che ci aspettiamo arrivino dalla programmazione politica. Credo anche che si tratti di un passo avanti significativo verso un Trentino più consapevole delle sue forze e delle sue debolezze e, per questo, più responsabile nell’individuazione degli indirizzi e delle strategie per lo sviluppo futuro».

Dal documento emerge in tutt’evidenza come la provincia di Trento abbia un’Autonomia che corre con il freno tirato rispetto alla “cugina” altoatesina: sul Pil procapite pesa una differenza – a sfavore del Trentino – praticamente costante negli anni di circa 6.000 euro, così come il tasso di disoccupazione permane pressoché doppio rispetto all’Alto Adige, similmente alle sofferenze bancarie.