“Emilia dei Motori”: convegno di filiera di Confindustria Emilia

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Emilia motori da sx Luigi Torlai resp ris umane Ducati Andrea Bozzoli amdel Hpe CoxaIlaria Vesentini Sole 24 ore Andrea Pontremoli amdele Dallara
Bozzoli: «creare un osservatorio permanente per garantire il futuro a tutta la filiera»

Emilia motori da sx Luigi Torlai resp ris umane Ducati Andrea Bozzoli amdel Hpe CoxaIlaria Vesentini Sole 24 ore Andrea Pontremoli amdele Dallara“L’Emilia dei motori, una filiera che guarda al futuro” è il tema del secondo convegno sull’automotive emiliano organizzato da Confindustria Emilia in collaborazione con la Fondazione Cassa di risparmio di Modena, Democenter e Unicredit presso l’aula magna dell’Accademia militare di Modena.

Se nel 2016 a finire sotto i riflettori furono soprattutto i temi legati alla formazione e all’occupazione, nell’edizione 2017 si è scelto di affrontare principalmente l’aspetto dell’eccessiva frammentazione delle imprese che compongono l’indotto automotive e di puntare, per il bene di un comparto che ogni anno muove un giro di affari di oltre sette miliardi, sugli elementi che possono contribuire alla crescita, non solo dimensionale, di tutta la filiera.   

«Questo è il secondo appuntamento per fare il punto sull’automotive, uno dei comparti più avanzati, innovativi e noti a livello internazionale del nostro sistema industriale», ha spiegato Valter Caiumi, vicepresidente di Confindustria Emilia, dopo i saluti del comandante dell’Accademia Militare di Modena Salvatore Camporeale. «A maggio dello scorso anno abbiamo posto l’accento in particolare sulle grandi difficoltà dei principali protagonisti del settore di trovare risposte alla domanda di risorse umane adeguatamente formate e specializzate – ha proseguito Caiumi -. Grazie allo stimolo delle imprese, e unitamente alla capacità delle istituzioni e delle università regionali di individuare in tempi brevi soluzioni appropriate, oggi possiamo contare sulla Motorvehicle University of Emilia-Romagna, che nel giro di qualche anno metterà a disposizione del distretto dei motori ingegneri ad altissima specializzazione».

«Oggi spostiamo l’attenzione su un altro aspetto fondamentale per rendere ancora più solida la competitività del settore», ha continuato Caiumi. «Parliamo della filiera dell’Automotive e di tutte le potenzialità che può esprimere. L’ho ripetuto più volte: abbiamo tutte le carte in regola per competere con i grandi poli produttivi dell’auto e del suo indotto, sia italiani sia stranieri. Ma per fare questo dobbiamo stringere relazioni più solide e strutturate con l’ampia filiera dislocata nella nostra regione che ruota intorno all’auto. La specializzazione della filiera rappresenta un importante vantaggio perché mette in campo catene di valore ben più ampie di quelle rappresentate dalle singole imprese e riesce a dare nuovo impulso alla crescita di piattaforme e bacini territoriali».

«Lo sviluppo e la diffusione del concetto di filiera saranno tra i punti fondamentali dell’attività di Confindustria Emilia – ha precisato il vicepresidente -. Le imprese della nuova associazione verranno organizzate, appunto, per filiere produttive. Verranno sperimentate forme di scambio e di collaborazione nuove tra imprese grandi, medie e piccole. Il valore aggiunto e l’azione di leadership delle imprese capofila potrà essere trasmesso all’intera catena di attività sussidiarie. Non va dimenticato che il successo di numerosi gruppi industriali italiani di medie dimensioni, tecnologicamente avanzati e capaci di presidiare nicchie globali, si fonda proprio su un impianto strutturato e intelligente del concetto di filiera». 

«UniCredit, banca e partner del territorio, ha voluto sostenere e prendere parte a questa iniziativa che accende i riflettori su un settore portante della nostra economia – ha sottolineato Andrea Burchi, regional manager Centro Nord Unicredit -. Un settore del quale conosciamo bene i punti di forza e l’alto potenziale e in cui vogliamo investire, offrendo servizi in grado di agevolare processi volti allo sviluppo di tutta la filiera produttiva. Cogliamo inoltre l’occasione per confermare la vicinanza della banca al tessuto industriale locale e per consolidare il rapporto con controparti di rilievo, come Confindustria Emilia, che agiscono come acceleratori a tutto tondo per lo sviluppo del business e dell’economia del territorio».

«Il distretto emiliano dell’automotive è caratterizzato dalla presenza di tante aziende di piccole e medie dimensioni.  Tra queste aziende, però, alcune sono fin troppo piccole e frammentate: mediamente fatturano 3,8 milioni di euro e occupano 17 persone. Uno dei principali aspetti da migliorare è dunque quello dimensionale: bisogna lavorare affinché le aziende raggiungano una dimensione consona a poter operare in mezzo ai grandissimi produttori – ha rimarcato Andrea Bozzoli, amministratore delegato di Hpe-Coxa -. Se oggi le imprese possono avvalersi di grandi professionalità manuali, di operai specializzati, lo stesso non si può dire per la formazione di alto livello: la presenza di laureati in queste aziende è ancora troppo bassa. Abbiamo bisogno di una spinta di sistema da parte di università e istituzioni della regione. A questo proposito credo che il territorio sia pronto per istituire un Osservatorio permanente sull’automotive capace, attraverso un accurato e costante lavoro di raccolta di dati e di esigenze delle imprese, di studiare la filiera per mettere in campo tutte le azioni utili e necessarie per dare soluzioni, anche attraverso l’uso di fondi europei disponibili per la crescita».

Per Andrea Pontremoli, l’amministratore delegato di Dallara. «oggi in Dallara siamo 620, più della metà sono ingegneri. Quando sono arrivato eravamo in 107. La crisi per noi è stata in fondo un’opportunità: ci ha costretto a lavorare insieme. Abbiamo capito che da soli non possiamo fare nulla. La competitività di una singola azienda si lega a filo doppio con la competitività del suo territorio. I territori, però, devono mettere a disposizione delle aziende un sistema educativo all’altezza». 

Secondo il responsabile risorse umane di Ducati, Luigi Torlai, «la differenza la fanno le persone. Vogliamo le persone migliori? Offriamo benefit, soldi e stipendio, ma non basta, perché la parte immateriale è valore dell’azienda. E allora dobbiamo garantire altro, come ad esempio “smart working”, no cartellino e via andando. La formazione è al centro delle nostre imprese. Fate venire nelle nostre aziende i ragazzi delle medie inferiori. È lì che nasce il sogno. I giovani non cercano solo occasioni di guadagno, ma cercano anche il coinvolgimento in sfide professionali. Servono giovani con elevate competenze digitali, rinnovamento risorse umane».

“Università: quale formazione per il capitale umano della filiera” è stato il tema della seconda tavola rotonda del convegno “Emilia dei motori” organizzata da Confindustria Emilia. «Riuscire a costruire una strutturata collaborazione tra le università della regione è possibile, anche se non è facile – commenta Patrizio Bianchi, assessore scuola, università, ricerca e lavoro della Regione Emilia-Romagna -. È necessaria una contaminazione orizzontale tra le diverse università: abbiamo tanta capacità di ricerca, che ci riconoscono in molti, ma si deve trovare un modo per far dialogare le strutture sul territorio. E contaminazione serve anche tra scuola e il mondo dell’impresa: più che alternanza scuola-lavoro, io preferisco parlare di integrazione che parta dalla scuola e, attraverso anche la formazione sul campo, arrivi alle imprese, per concludersi con posti di lavoro reali. Il modello a cui guardare è Muner, la nuova università dedicata appunto all’automotive».

«Modena può contare su Democenter, una risorsa importante, e quindi possiamo andare avanti con loro come stiamo facendo – ricorda Angelo O. Andrisano, rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia -. Il rapporto tra la nostra università e le imprese del territorio esiste ed è sempre più importante. I nostri docenti si rivolgono già normalmente alle imprese. Il numero di opportunità è alto: circa 70-80 ingegneri mediamente ogni anno trovano spazio in azienda per tirocini, che per molti di loro diventa anche lavoro. Certamente, sono di solito le imprese più grandi ad assumere, ma questo è un trend che insieme possiamo modificare. Importante è anche l’impegno che noi da sempre mettiamo nel fare orientamento con le scuole superiori, perché la sinergia tra università e scuola è fondamentale».

«Quello delle competenze tecniche è un bisogno sostanziale per la realtà imprenditoriale della nostra regione – dice Francesco Ubertini, rettore dell’Università di Bologna -. Ma da sola l’università non può fare tutto. Abbiamo bisogno delle aziende, dobbiamo progettare insieme a loro i corsi di laurea specialistici, in modo da colmare il gap tra domanda e offerta di figure tecniche. La nostra università è la più antica, ma fatichiamo ancora a stare davvero al passo con le trasformazioni sempre più rapide della contemporaneità. Se prima esisteva un passaggio naturale tra la fase dell’apprendimento e quella del lavoro, ora bisogna che questo rapporto sia più stretto e continuo fin dall’inizio, perché la formazione accompagni in modo efficace chi entra nel mondo delle imprese. Le università devono dare il loro contributo. Mi sembra che ci sia bisogno non tanto di grandi centri di ricerca ma piuttosto di aiutare i giovani a entrare, con la giusta preparazione, nel tessuto economico locale per aiutare la crescita delle aziende. Ci rendiamo conto che è difficile coinvolgere le pmi: i tirocini sono importanti ma da soli non bastano. Dobbiamo pensare a una pluralità di azioni che vadano nella giusta direzione».

«L’università ha un compito molto importante: parlando con gli imprenditori si riscontra un problema non tanto di remunerazioni adeguate quanto di preparazione tecnica insufficiente delle figure che servono realmente in azienda. Ciò che le imprese lamentano di più è di non trovare e assumere persone che siano da subito calate nel contesto produttivo – spiega Giovanni Franceschini, pro rettore vicario dell’Università di Parma -. Manca un sistema di orientamento dei giovani realmente efficace, e in questo le aziende potrebbero essere di grande aiuto. Si dovrebbe creare insieme un sistema virtuoso, in grado di coinvolgere non solo gli studenti delle scuole superiori, ma anche quelli della scuola primaria. Nella nostra realtà abbiamo un esempio interessante: da quest’anno è attivo un nuovo corso di laurea triennale in Sistemi informativi, con la collaborazione e il finanziamento dell’Unione Parmense degli Industriali».

«Condivido e ritengo assolutamente necessaria l’idea di strutturare un “Osservatorio permanente” che misuri e monitori una filiera pilastro per il nostro comparto produttivo e il cui valore è riconosciuto nel mondo – ha sottolineato nel suo intervento conclusivo l’assessore alle attività produttive della regione, Palma Costi -. Credo che una attività come questa, ovvero il monitoraggio della filiera, partendo innanzitutto dall’individuazione della consistenza e delle tipicità di quella dell’automotive in Emilia-Romagna, sia da portare avanti. In questo è importante il contributo anche delle associazioni di categoria, che possono offrire informazioni, conoscenze e supporto alle nostre strutture operative. Tutta la filiera automotive deve essere all’altezza delle sfide del futuro. Le politiche industriali della regione sono attente a ragionare in una logica di sistema per farne crescere ciascuna singola parte. Date queste premesse, ecco i tre grandi assi che ci impegniamo a mettere in campo: i primi sono la diffusione degli ecosistemi e delle infrastrutture regionali e lo stanziamento di risorse dedicate alle Pmi. Infine, l’ispessimento della filiera dell’automotive, che in sintesi significa “se molti lavorano sul prodotto, molti proporranno soluzioni, molte le opportunità che si apriranno”. Questa è la logica della legge regionale 14».emilia motori da sx Angelo O Andrisano ret UniMo e RegEm Francesco Ubertini ret UniBo Giovanni Franceschini proret vic UniParma