Vito: «dal Rapporto annuale il bilancio è complessivamente positivo»
«Il rapporto sulla qualità dell’aria per l’anno 2016 conferma gli andamenti noti da ormai molto tempo e cioè che in Friuli Venezia Giulia la qualità dell’aria è sostanzialmente buona, sebbene con presenza di alcune criticità determinate prevalentemente da fattori climatici e geografici» ha l’assessore all’ambiente del Friuli Venezia Giulia, Sara Vito, nel corso della presentazione del Rapporto sulla qualità dell’aria realizzato dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, Arpa.
Il direttore generale di Arpa, Luca Marchesi, ha ricordato che «il rapporto è una relazione che deve essere presentata ogni anno dall’Agenzia, rappresenta il dato ufficiale per quanto riguarda la qualità dell’aria del Friuli Venezia Giulia ed è trasmesso poi alle autorità nazionali e comunitarie». Il rapporto evidenzia che su tutta la regione le concentrazioni medie annue del materiale particolato più grossolano, il PM 10, sono sempre inferiori ai limiti di legge, fissato a 40 microgrammi/m3. La situazione è ancora migliore per il materiale particolato più sottile, il PM 2.5, le cui concentrazioni sono inferiori anche al valore obiettivo a lungo termine che dovrebbe entrare in vigore dopo il 2020. Per quanto riguarda il materiale particolato, le criticità si riscontrano sul parametro delle concentrazioni medie giornaliere, che non dovrebbero superare per più di 35 volte in un anno la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo. Infatti, su buona parte della regione non si sono avuti superamenti del limite di legge fissato per le concentrazioni medie giornaliere; solo sulla pianura pordenonese, caratterizzata da una bassa ventilazione e da una maggior tendenza al ristagno atmosferico, si sono manifestati dei superamenti. «I dati sono comunque in linea con quanto già riscontrato negli anni precedenti a partire dal 2009», ha osservato Vito.
Il rapporto di Arpa evidenzia ancora una criticità riferita all’ozono, che presenta dei valori superiori ai limiti di legge fissati sulla soglia giornaliera su quasi tutta la regione ad esclusione della pianura centrale e della zona montana. E’ evidenziato che l’andamento del particolato atmosferico e dell’ozono è sostanzialmente spiegabile ricorrendo ai determinanti meteorologici, che hanno favorito il ristagno atmosferico, in particolare a cavallo tra gennaio e febbraio. Inoltre, anche le diverse ondate di calore nel periodo estivo hanno favorito la formazione dell’ozono a partire dai precursori emessi dal traffico (ossidi di azoto) e dalle attività produttive (composti organici volatili quali i solventi).
Per quanto riguarda gli altri inquinanti gassosi normati, i valori di biossido di azoto e di benzene sono stati sempre inferiori ai limiti di legge e, per quanto riguarda il monossido di carbonio e il biossido di zolfo, prossimi alla soglia di rilevabilità strumentale.
Un inquinante che merita particolare attenzione è il benzo[a]pirene, una sostanza che si origina nelle combustioni inefficienti, che ha raggiunto livelli prossimi alla soglia prevista nella normativa nel Pordenonese e nell’Udinese, pur senza superarla. Arpa ritiene che per questo inquinante un contributo importante per il raggiungimento dei valori osservati sia dovuto alla combustione della legna, soprattutto se incontrollata o associata a piccoli impianti, anche domestici, obsoleti. Nei pressi dello stabilimento siderurgico di Servola, i valori di benzo[a]pirene sono stati ovunque inferiori al limite di legge, anche se con una marcata variabilità spaziale, con il massimo rilevato nei pressi della stazione di San Lorenzo in Selva (RFI).
Dal punto di vista della concentrazione dei metalli normati (arsenico, cadmio, nichel, piombo), infine, la situazione in regione può dirsi sostanzialmente tranquillizzante. Infatti, nelle aree più densamente abitate, dove questi inquinanti sono misurati, i livelli risultano molto bassi e prossimi ai livelli di rilevabilità strumentale.
Per l’assessore Vito «nonostante la qualità dell’aria sia sostanzialmente buona su tutta la regione e sicuramente migliore rispetto a quanto si registra nella vicina pianura padano-veneta, bisogna compiere ogni sforzo per mantenere questi livelli di qualità e ridurre le criticità attualmente presenti. Ciò potrà avvenire – osserva Vito – solo se l’inquinamento verrà affrontato in modo organico a livello di grande bacino geografico: l’inquinamento è un fenomeno che non tiene conto dei confini amministrativi e va affrontato a livello sovraregionale. Ed è per questo motivo che la Regione – ha ricordato Vito – ha aderito al progetto europeo “prepAIR” che riunisce 18 partner nazionali e internazionali tra cui tutte le regioni del bacino padano».
Il progetto, che verrà presentato ufficialmente l’8-9 giugno a Bologna nell’ambito del G7 dei ministri dell’ambiente, si pone l’obiettivo di promuovere stili di vita, di produzione e di consumo sostenibili in tutto il bacino padano ed interesserà i settori dei trasporti, dell’efficienza energetica, della combustione di biomasse e dell’agricoltura. Un capitolo del progetto “prepAIR” prevede anche la comprensione degli effetti dell’inquinamento transfrontaliero sul confine italo-sloveno con il coinvolgimento dell’Agenzia per l’ambiente della Repubblica di Slovenia (Arso) e l’Arpa del Friuli Venezia Giulia. Il budget complessivo del progetto, della durata di 7 anni, ammonta a quasi 17 milioni. Le attività di competenza della regione Friuli Venezia Giulia prevedono una spesa di 860.000 euro, di cui oltre 500.000 saranno coperti dal Programma comunitario per l’ambiente LIFE.