Abbottonato dopo l’intervista di Renzi ad un quotidiano economico, parla del suo futuro da «pensionato», parlando di una «manovra che non va sprecata»
La presenza al Festival dell’economia del ministro dell’Economia Piercarlo Padoan ha deluso i più, visto che ha tenuto un comportamento “abbottonato”, quasi reticente, con un ricorso ad affermazioni già note e scontate. Forse, la lettura mattutina di un’intervista ad un quotidiano economico nazionale rilasciata dal leader Dem Matteo Renzi gli è rimasta sullo stomaco, specie quell’invito «a non sprecare una manovra finanziaria». Ma tant’è.
«Stiamo andando nella direzione giusta, a velocità un po’ superiore a quella attesa, ma ancora certo non soddisfacente, ma sono sicuro che la crescita sarà migliore delle previsioni perché incomincerà ad agire l’impatto delle misure strutturali che sono state adottate negli ultimi tre anni». Così, Padoan ha tracciato un quadro a tutto tondo sull’attuale momento della politica italiana ed internazionale cominciando dalla manovra economica correttiva che il Governo si appresta a varare, ben lungi dall’essere soddisfacente e rinunciando ancora una volta ad affrontare i reali nodi del Paese, preferendo una pioggia di piccoli interventi e mancette varie a testimonianza di come la maggioranza di centro sinistra sia già in campagna elettorale, intenta a procacciarsi voti più che a dare un governo efficiente allo stato.
«Il mio obiettivo è offrire al Paese conti sempre più in ordine e spazi di utilizzo delle misure delle risorse pubbliche per sostenere la crescita. Una crescita – ha detto il ministro – che deve essere inclusiva, ovvero in grado di incidere sugli impatti distributivi delle misure e pensare anche a chi ne resta escluso, altrimenti l’aumento delle disuguaglianze inciderà sulla crescita dei redditi».
Parlando di Europa il ministro ha evidenziato come il nodo politico sia quello di avere sufficiente fiducia reciproca e condivisione del rischio. Perché i rischi non possono che essere collettivi. “Se si continua in questa direzione c’è poca speranza. L’Europa – ha aggiunto – deve servire a rendere il processo d’integrazione più facile, non a essere tutti uguali. Ogni Paese deve sfruttare le proprie specificità culturali. Per la crescita serve un’economia integrata in Europa, apertura al sistema globale e innovazione tecnologica. La voce dell’Italia in Europa è forte se è forte la capacità dell’Italia di rispettare gli impegni».
Non sono mancati i temi internazionali, da Trump alla Brexit. «Un’occasione – secondo Padoan – per rilanciare una visione comune europea e per tagliare fuori le tentazioni di protezionismo. Il protezionismo è sbagliato come atteggiamento e controproducente come risultato. Quello che preoccupa, dell’amministrazione Trump, è l’unilateralismo delle decisioni». «Sui flussi migratori – ha aggiunto il ministro – l’Europa è in grande ritardo. Il problema è globale, ma fino adesso è stato gestito in termini emergenziali. L’Europa potrebbe perdere la propria identità se non riesce ad affrontare questa sfida».
Parlando infine dei conti delle regioni, il ministro ha evidenziato come in Trentino e in Alto Adige non ci siano particolari criticità, ma anzi vi siano «esempi di buon governo da imitare. Ci sono altri casi, purtroppo, nel Mezzogiorno in particolare – ha aggiunto – di cui non posso dire la stessa cosa».