L’azienda di Porcia incaricata di realizzare la struttura metallica della grande cupola girevole che ospita lo strumento di 39,3 metri di diametro
La posa della prima pietra dell’E-Elt (European Extremely Large Telescope), il più grande telescopio a terra mai costruito commissionato dall’europea Eso, è avvenuta nel deserto di Atacama, sulle Ande cilene, a oltre 3.000 metri quota. Nel cuore dell’America meridionale, dove le condizioni della volta celeste soffrono in minima parte del fenomeno dell’inquinamento luminoso che attanaglia le realtà urbane del Nord America e dell’Europa che privano le persone dello spettacolo della volta celeste, sorgerà una struttura gigantesca che parlerà anche italiano non solo per la ricerca (coinvolto anche l’Istituto nazionale di Astrofisica – Inaf), ma anche per la parte costruttiva.
Il consorzio capeggiato da Astaldi (60%) di cui fa parte anche la friulana Cimolai (40%) specializzata nelle strutture metalliche, con Eie Group in qualità di subcontraente, ha vinto l’incarico di realizzazione della cupola rotante e la struttura di supporto del telescopio da primato: E-Elt avrà una capacità di messa a fuoco 100 milioni di volte superiore a quella di un occhio umano e potrà raccogliere più luce dell’insieme di tutti i maggiori telescopi attualmente disponibili sul pianeta, che hanno specchi primari da 8-10 metri di diametro rispetto ai 39,3 metri della maxi-struttura che sta per sorgere. Una struttura assai complessa: lo specchio non è monolitico (non è possibile realizzare strutture con diametri superiori agli 8-10 metri per via delle flessioni e distorsioni della curvatura che si verificano), ma un insieme di specchi esagonali che collimano su un unico fuoco gestito elettronicamente per tenere conto delle varie turbolenze dell’atmosfera. Il valore della costruzione delle sole ottiche supera il miliardo di euro.
Astaldi non è nuova alle collaborazioni con il mondo della ricerca scientifica. Il gruppo aveva già realizzato per il Cern di Ginevra il Large Electron-Positron Collider, uno dei più grandi acceleratori di particelle al mondo che permette di studiare l’infinitesimamente piccolo. «Ora con l’E-Elt – aveva commentato il presidente Paolo Astaldi, a maggio 2016, in occasione della firma del contratto assegnato al consorzio – avremo modo di misurarci con uno strumento scientifico che mira a sondare l’infinitamente grande. Una sfida affascinante che risulta ancora più importante alla luce del fatto che guideremo un consorzio al 100% italiano, dimostrando, ancora una volta, che esiste un “Made in Italy” delle infrastrutture assolutamente vincente a livello internazionale».
La commessa assegnata al consorzio ACe vale 400 milioni di euro circa. Le aziende italiane realizzeranno l’enorme cupola rotante, che pesa 5.000 tonnellate e il cui ingombro è paragonabile è superiore a quella del Colosseo.
E-Elt avrà una vita operativa di almeno 50 anni e costerà complessivamente 1,1 miliardi di euro. Le sue caratteristiche tecniche, a partire dal maxi-specchio, gli consentono di gareggiare con il più celebre dei telescopi spaziali oggi presenti sul pianeta, e avrà una capacità di risoluzione superiore di 16 volte al telescopio orbitante “Hubble”, con un campo visivo nettamente più ampio.