Il “Salva direttori” dei musei nella manovrina con un apposito emendamento

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franceschini dario ministro cultura dito
Coinvolti anche musei di Mantova e di Modena. M5S contro il ministro Franceschini:«gravissima forzatura delle leggi da parte del Governo»

franceschini dario ministro cultura ditoA poche ore dalla sentenza del Tar che ha bocciato cinque nomine a direttore di museo del ministro Dario Franceschini e che ha di fatto lasciato senza guida 5 grandi musei – Taranto, Napoli, Reggio Calabria, Mantova (la galleria Estensediretta da Martina Bagnoli) e Modena (il Palazzo Ducale diretto da Peter Assmann) – esponendo l’Italia all’ennesima figuraccia mondiale – arriva nella manovrina di primavera un emendamento all’articolo 22, che sarà votato lunedì, che supera la sentenza del Tribunale amministrativo e permette ai direttori coinvolti di tornare al loro posto, dove al momento sono già al lavoro dei supplenti ad interim.

L’emendamento, depositato dal relatore del Pd Mauro Guerra, prevede che «nella procedura di selezione pubblica internazionale» non si applichino i limiti previsti dalle norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione, che impediscono ai cittadini Ue di accedere a posti che implichino «esercizio diretto o indiretto dei poteri ovvero non attengono alla tutela dell’interesse nazionale». 

Immediata reazione di M5S che accusa il Governo di «forzatura gravissima» mentre il Pd accusa i pentastellati di «non tenere conto della meritocrazia». In particolare per M5S «il governo di notte, quasi alla chetichella, ha infilato nella manovrina una norma che, agendo retroattivamente, aggira il limite di accesso alla pubblica amministrazione a persone senza cittadinanza italiana, limite richiamato dal Tar nella sua sentenza. Così facendo il Pd e Franceschini, chiaro ispiratore di questo emendamento, ancora una volta hanno dimostrato di sentirsi al di sopra della legge e insofferenti nei confronti della giustizia quando questa non va nella direzione a loro gradita». 

Controbatte il deputato Pd Roberto Rampi: «i direttori dei musei italiani gestiscono un patrimonio che appartiene non all’Italia ma al mondo intero, ed è per questo giusto che a occuparsene siano le persone più brave del mondo. Se i Cinquestelle, alla meritocrazia, preferiscono logiche diverse, lo dicano». 

Da tutta la vicenda, emerge ancora una volta il pressapochismo con cui leggi e decreti vengono stilati ed approvati, quasi che affollati servizi legislativi di Governo,Camera e Senato non conoscano a sufficienza le leggi dello Stato e i suoi principi fondamentali. Per evitare tutta l’imbarazzante situazione, sarebbe bastato approvare preventivamente una norma di deroga specifica, mettendo le basi giuridiche per la successiva e doverosa apertura ai vertici della cultura italiana anche a tecnici stranieri di provata fama, che nei pochi mesi del loro mandato hanno dimostrato di saperci fare e pure bene.