Dieci milioni di dati raccolti in ambito progetto Emodnet Chemistry
E’ la plastica il pericolo maggiore per la salute del mare. E’ quanto emerge dagli oltre 10 milioni di dati finora raccolti nell’ambito del progetto Emodnet Chemistry, coordinato dall’Istituto Nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste.
La terza fase del progetto – l’avvio è stato annunciato durante un convegno nella città giuliana – si focalizzerà sui rifiuti marini e porterà alla realizzazione di una banca dati europea per la gestione delle informazioni sui rifiuti spiaggiati e in mare. L’attività è partita con un focus sul Mar Nero e sul Mare del Nord, ma ora sono monitorati i bacini di tutta Europa realizzando così, per la prima volta, un quadro completo dell’eutrofizzazione dei mari europei.
«E’ emersa una grande differenza – spiega la ricercatrice Ogs, Marina Lipizer – tra i bacini semichiusi come il mar Baltico e il mar Nero, che raccolgono cospicui apporti continentali, sostanze nutrienti e inquinanti, e i mari che hanno invece connessioni con l’Oceano, come il mare del Nord. Nei bacini semichiusi, tra cui anche il Mediterraneo, il limitato ricambio con l’Oceano e l’accumulo di nutrienti e sostanze inquinanti possono dare origine a fenomeni pericolosi per l’ecosistema come la diminuzione fino alla scomparsa di ossigeno sul fondo, che porta alla moria degli organismi di fondo come molluschi e crostacei. Per quanto riguarda il Mediterraneo è emersa la forte carenza di informazione per le acque dei paesi extra-europei».